Pensioni, braccio di ferro sull'anzianità di Giancarlo Fossi

I NUMERI DEL WELFARE Pensioni, braccio di ferro sull'anzianità D'Antoni e Cofferati respingono l'ipotesi «quota 97 nel 2005». Oggi parte la trattativa non stop Sindacato e governo sono ancora divisi sui requisiti ROMA. Parte questa mattina a Palazzo Chigi una trattativa non stop tra governo e sindacati con l'obiettivo di arrivare ad un accordo sulla riforma del Welfare entro i primi giorni della prossima settimana ed agganciare, così, la Finanziaria '98 già al Senato. Una trattativa tutta in salita, perché ieri in un incontro di tre ore, dalle 12 e alle 15, sono riaffiorate notevoli divergenze tra i vertici di Cgil-Cisl-Uil (che di buon mattino erano riusciti a definire una linea unitaria) e il presidente del Consiglio Prodi, affiancato dai ministri del Tesoro Ciampi e del lavoro Treu, e dai sottosegretari alla presidenza Micheli e Palisi. La partita decisiva si giocherà sui punti cruciali del confronto, divenuti addirittura roventi sotto i contraccolpi dell'intesa politica Prodi-Rifondazione comunista: le pensioni di anzianità, l'esclusione degli operai e degli «equivalenti» dalla stretta sul pensionamento anticipato, l'armonizzazione delle regole fra pubblico e privato. «Penso che domani (oggi, per 0 lettore) - commenta il sottosegretario Micheli al termine dell'incontro - sarà una giornata molto importante. Quando si imbocca la strada finale, certamente ci sono degli avvicinamenti». Il leader della Cgil Cofferati conferma: «L'obiettivo è quello di arrivare, probabilmente entro lunedì, ad una soluzione». D'Antoni per la Cisl: «Avere scelto di trattare ad oltranza vuol dire che si punta ad un'intesa». Larizza, segretario generale della Uil: «Sapremo presto se ci sono le condizioni per un affondo con il governo, oppure no. Comunque, la risposta dei sindacati sarà unitaria». Il primo round si è concluso ieri con uno zero a zero, nonostante aperture e disponibilità da ogni parte. Prodi e i ministri non hanno presentato il preannunciato documento, ma hanno illustrato alcune ipotesi di contenimento della spesa sociale, suscettibili di adattamenti e modifiche purché non si pregiudichi il traguardo dei 4100 miliardi di risparmi. In particolare, ha avanzato la proposta di effettuare interventi sul doppio requisito necessario per ottenere la pensione di anzianità: nel '98, 53 anni e 36 anni di contributi (invece degli attuali 35); nel '99, 53 anni e 37 di contributi; nel 2000, 54 anni di età e 37 di contributi e così via per realizzare la «scomparsa» definitiva del pensionamento an¬ ticipato in tempi assai più brevi di quelli previsti dalla riforma Dini: nel 2005, invece che nel 2008, sarebbero necessari 60 anni di età e 37 di contributi. In tal modo si passerebbe dall'attuale «quota 87» alla «quota 89» già dal '98 e gradualmente alla «quota 97» nel 2005. La proposta, però, è stata subito respinta dai sindacati, che hanno avanzato una contro-ipotesi compresa nell'intesa raggiunta fra loro in mattinata: intoccabile il requisito dei 35 anni di contribuzione, si può agire sull'età anagrafica, ferma restando la possibilità di andare in pensione con 36 anni di versamenti indipendentemente dagli anni di età. La scala indicata dai sindacati prevede il requisito anagrafico di 54 anni per '98 e '99, 55 anni per 2000 e 2001, e così via fino ad approdare al limite dei 57 anni nel 2004, invece del 2006 della riforma Dini. Frattura anche sul problema dirompente dell'esclusione di operai ed «equivalenti» dalla scure sulle pensioni di anzianità sia nel settore privato che in quello pubblico. Il governo ha prospettato una ipotesi di esclusione per i primi tre o quattro livelli delle tabelle contrattuali, dove si concentrano operai ed altri lavoratori «equivalenti». La Cgil insiste perché siano esclusi tutti gli operai, anche perché ad esempio nell'industria metalmeccanica una fetta consistente è inserita in livelli più alti. Ma c'è anche chi sostiene l'opportunità di guardare più alle funzioni che ai livelli e soprattutto alla fascia di lavoratori «precoci». Nello stesso tempo, per bilanciare il minor peso dei risparmi derivanti dalla loro pro¬ posta sulle pensioni di anzianità, i sindacati hanno indicato varie strade per rastrellare risorse. Sul tappeto anche gli interventi ventilati nei giorni scorsi: 1) unificazione delle regole tra settore pubblico e privato: in questo capitolo verrebbero modificate in modo sostanziale le condizioni per il pensionamento dei lavoratori pubblici e, attraverso questa operazione, si cercherebbe di bloccare le uscite in massa che si preannunciano già dai primi mesi del '98 fra carabinieri, poliziotti e guardie di finanza); 2) accelerazione delle armonizzazioni per alcuni regimi speciali, fra cui quelli dei dipendenti della Banca d'Italia, dei magistrati, dei piloti, ecc. e, qui, i sindacati insistono perché venga riconsiderata la situazione dei dipendenti degli organi costituzionali e perfino dei parlamentari; 3) raffreddamento della «scala mobile» per le pensioni più alte (da 3,5 milioni di lire al mese in sul. Giancarlo Fossi

Persone citate: Cofferati, D'antoni, Dini, Larizza, Micheli, Treu

Luoghi citati: Roma