E' la vittoria dei Centri di Augusto Minzolini

W la vittoria dei Centri W la vittoria dei Centri Nuovo colpo al bipolarismo perfetto BICAMERALE E ALLEANZE AROMA LLA fine non ce n'è uno che sia scontento per come si è concluso il temuto scontro sulla giustizia. Le espressioni che usano i volti noti per commentare il risultato della Bicamerale sono tutti sinonimi di «pareggio». Osserva Massimo D'Alema mentre lascia Montecitorio: «E' andata meno peggio di quanto si potesse temere, dato che non è passata la separazione delle carriere. Dicono che il mio intervento di questa mattina non è stato da presidente della Bicamerale? Sono scemenze. Avrà ricevuto tante critiche ma ha contribuito, eccome, all'esito positivo del pomeriggio, ad evitare che passasse la separazione delle carriere. Insomma, non ci si può lamentare più di tanto, anche se una parte politica ha dimostrato di avere una certa acrimonia verso i Pm e il vertice dell'Associazione magistrati con le sue dimissioni di massa ha esagerato». Dopo di lui anche Silvio Berlusconi, sotto la pioggia, esprime un giudizio positivo. «Va bene, va bene - tira le somme - in Bicamerale non si poteva ottenere di più. Eppoi le due sezioni nel Csm, di fatto, introducono la separazione tra giudici e pm. E' andata in porto malgrado le intimidazioni dell'Anm. Di più non mi aspettavo. Su Bossi non contavo. Dato che la logica voleva che si schierasse con noi sulla separazione delle carriere, ero sicuro che avrebbe fatto l'esatto contrario». Dietro a lui il responsabile giustizia di Forza Italia, Donato Bruno, è ancora più chiaro: «Perché infierire sui Pm? Già l'Anni è in rivolta. Con le due sezioni del Csm la separazione delle carriere dei giudici è passata di fatto. Se fosse stata introdotta formalmente in Costituzione ci sarebbe stata la rivolta generale. Meglio che sia finita così...». Gli altri, più o meno, sono tutti contenti. Gianfranco Fini parla di «punto di equilibrio». Franco Marini è più che felice per il ruolo centrale svolto dal ppi sull'argomento: «Dite che nel mio partito sono incavolati i prodiani? Ma no, finché sono mugugni da caffè va bene». Addirittura Pierferdinando Casini tesse le lodi del mestiere politico degli eredi della de, di quelli che militano in entrambi i Poli: «Nessuno potrà più dire che noi ex-dc soffriamo di una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti dei giudici. Sappiamo, però, anche quando dobbiamo fermarci, proprio come la de». E, a modo suo, anche Umberto Bossi spiega che per lui è un successo non aver fatto passare la separazione delle carriere per i magistrati. Ieri alle 13 ai due emissari di Forza Italia, Marcello Pera e Ettore Roteili, che sono andati a chiedergli per l'ultima volta i voti per l'emendamento sulla separazione delle carriere, il Senatur ha stretto la mano ma ha risposto: «Berlusconi mi chiede troppo quei voti e D'Alema fa troppo casino, mi dà tanto l'impressione che lui questa volta desideri che io accontenti il cavaliere. Insomma, i due sono d'accordo tra loro, ma io no...». Detto questo, forse davvero D'Alema ha voluto a tutti i costi andare sotto sull'emendamento del ppi sulle due sezioni del Csm per stabilizzare un asse con Di Pietro e con la magistratura. Forse Berlusconi si è sul serio preoccupato di non stravincere introducendo in Costi¬ tuzione le carriere separate per giudici e pm per non rompere con il segretario del pds e ritrovarsi troppo esposto con le procure. E forse anche la logica del Senatur non è del tutto demenziale. Visto, però, che non si possono fare i processi alle intenzioni, che certe cose si possono solo intuire, si può dire che è finita come doveva finire: la Bicamerale ha supera¬ to indenne lo scoglio della giustizia e da martedì prossimo sarà pronta una proposta di riforma che non entusiasma nessuno, che sarà pure una «caghetta» come la definisce Occhetto, ma è accettabile per tutti. Il resto lo faranno le aule del Parlamento. Intanto però questa disgraziata proposta, per dime due, introduce una rivoluzione come l'elezione diretta del presidente e imprime dopo gli anni di Tangentopoli una prima svolta garantista nel nostro ordinamento giudiziario. Non è molto, ma non è neppure poco. Fin qui un problema di rilegittimazione che interessa l'intera classe politica. Ma dallo scontro sulla giustizia emergono segnali anche di un'evoluzione del nostro bipolarismo, dei vari disegni che sono in atto per ristrutturare i due schieramenti. Per la prima volta, infatti, le aree centrali dei due Poli riescono a fare una battaglia comune su un tema delicato come la giustizia: i popolari di Marini e De Mita si sono «svincolati» da quell'alleato ingombrante che è il pds giocando di sponda con Berlusconi. Forse da quanto è avvenuto non nascerà niente in futuro, ma è la dimostrazione che il nostro bipolarismo non è ancora maturo ed è ancora instabile. Basta dare ascolto alle dissertazioni a cui si lascia andare Ciriaco De Mita, uno dei protagonisti della partita sulla giustizia, in Transatlantico. L'ex-segretario della de non si stanca di sparare su D'Alema: «E' proprio come Craxi. Crede di risolvere i problemi con la forza. E' un Craxi all'ennesima potenza. Questa mattina, dopo quell'intervento minaccioso, Bertinotti mi è venuto vicino e mi ha detto: "Noi siamo contro le due sezioni nel Csm, ma dopo l'intervento di D'Alema sarei tentato di votare a favore". Moro non avrebbe certo condotto la Bicamerale come lui. Eppoi, basta con questa storia che noi popolari dobbiamo votare sempre come il pds. Perché non sono loro a votare come vogliamo noi? Dite che potrebbe saltare l'Ulivo? Beh, sarebbe un ottimo motivo a favore della nostra scelta. E credo che su questo ci sarebbe una convergenza tra noi e D'Alema...». Discorsi e ragionamenti che sembrano essere la risposta allo «schema» che il segretario del pds pare perseguire in questi ultimi mesi: quello del rapporto privilegiato con Di Pietro, quel tentativo di rappresentare il centro dell'Ulivo nell'immagine dell'ex-pm. Ebbene, tutto questo avverrebbe ai danni dei popolari. Ora è probabile che le frizioni di questi giorni vengano superate, che lo schieramento di centro-sinistra ritrovi un suo equilibrio. Ma non si può nascondere che quanto è avvenuto ha preoccupato non poco Prodi tanto da fargli allertare i seguaci che ha nel ppi (ieri c'è stata una riunione tra i vari Andreatta, Bressa, il vicesegretario Letta, cioè dei popolari più vicini al premier). Il capo del governo ha paura che la partita sulla giustizia sia la prova generale di un avvicinamento tra il ppi e l'area centrale del Polo. L'uomo, si sa, è sospettoso. «In Bicamerale - ha detto ai suoi - non è venuta fuori la soluzione migliore sulla giustizia. Ora bisogna solo sdrammatizzare perché se la tensione continua rischia di avere delle ripercussioni sul governo. Dobbiamo evitarlo e dobbiamo riflettere su un punto: Marini sapeva bene che questa vicenda ci avrebbe potuto danneggiare, perché lo ha fatto?». Il premier è all'erta. Augusto Minzolini Alle 18 l'aula si svuota Maceratini: «Gioca l'Italia, l'amor patrio ci chiama» Il leader del pds «Norma sbagliata e corporativa» Protesta la destra Massimo D'Alema presidente della Bicamerale In basso: Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Italia, Stoccolma