Csm diviso esplode l'ira di D'Alema

3 Csm diviso, esplode Pira di D'Alema Ma poi la maggioranza si ricompatta: non passa la separazione delle carriere tra giudici e pm Giustizia, Ulivo sconfitto dalpatto ppi-Polo-Lega ROMA. Divisione del Consiglio superiore della magistratura in due sezioni, una per chi giudica, una per chi inquisisce. Ma nessuna separazione di carriera. Ieri, l'assemblea plenaria della Bicamerale ha affrontato e risolto un nodo importante nelle proposte di riforma costituzionale in materia di giustizia. Ma il cammino per arrivarci è stato politicamente sofferto: i Popolari che presentano un loro emendamento, destinato a passare alla cronaca come intitolato al senatore Zecchino, che separa nettamente la sezione del Csm per la magistratura che giudica da quella che inquisisce. E che lo votano con tutto il Polo, così come annunciato da giorni, provocando l'amarezza del relatore di maggioranza sulla giustizia Marco Boato, e l'ira di Massimo D'Alema. Il quale, ieri, ha parlato dallo scranno di presidente della Bicamerale come un uomo politico, prenden- dosi da Giuseppe Tatarella di An un «lei è il segretario del pds», pronunciato come fosse un insulto. La sconfitta dell'Ulivo, il passaggio dei voti dei Popolari al fronte opposto, al Polo, e poi il ricongiungersi dei voti di Marini con la coalizione di maggioranza, con la Lega che prima ha votato col Polo e poi contro: ieri, in Bicamerale, le forze politiche si sono comportate come le gocce di mercurio, che per un'ineluttabile legge fisica si separano, per poi rin¬ corrersi e riunirsi nuovamente. Si sapeva da un paio di giorni che, col voto dei Popolari, la separazione netta del Csm sarebbe stata varata. «Avete caricato questo dibattito di significati impropri, state alzando bandiere e vessilli di identità, e buttando un tentativo di mediazione durato 7 mesi», dice Boato annunciando la sua astensione dal voto sull'emendamento Zecchino, che passa alle 11 e 41. Massimo D'Alema vota contro una decisione della Bicamerale, per la prima volta, e per la prima volta ne dà le motivazioni. Durissime: «La divisione del Csm è una norma sbagliata, corporativa, si vuole aumentare l'influenza del Parlamento sui giudici, e non garantire i diritti del cittadino. Avevamo cercato un indirizzo comune e di evitare uno scontro emotivo». E lancia un avvertimento ai Popolari: «Se dovesse delinearsi una pur legittima, ma diversa maggioranza di indirizzo nella politica costituzionale, verso la cor- porativizzazione dei magistrati, questo produrrebbe conseguenze politiche forti». Un segnale chiarissimo, al limite dell'ultimatum, come rilevano subito dai banchi del Polo. E come non sfugge a Marini, che così gli risponde: «Rivendico la libertà di esprimermi». Quello di D'Alema è soprattutto un segnale lanciato ai Popolari. Perché nel pomeriggio si dovrà votare ben altro: l'articolo 126 e gli emendamenti di Marcello Pera di Forza Italia che puntano dritti alla separazione dei magistrati per carriera, ruolo e funzioni. Molto, molto di più della divisione del Csm sancita dall'articolo 122. Il messaggio viene evidentemente recepito, perché poi quegli emendamenti, nel pomeriggio, non passeranno. E sarà ancora e proprio il senatore popolare Zecchino a ritirare, anzitutto, un proprio emendamento, analogo in tutto e per tutto a quelli di Forza Italia. Alla fine, in un ultimo tentativo di forzare il blocco della maggioranza che si è ricreato, sarà Marcello Pera a ritirarlo fuori e farlo proprio: rimesso ai voti, l'emendamento sulla separazione delle carriere dei magistrati viene respinto. E si passa rapidamente all'approvazione dell'articolo 126, così come lo prevede il testo del relatore Boato. Rapidamente, anche perché c'è una partita della nazionale di calcio, «e per amor patrio non possiamo perderla», dice pubblicamente Maceratini di An, irritando ulteriormente D'Alema. Fatto sta che alle 18 e 15 la sala della Regina si svuota, e così pure il Parlamento. «Non posso restare qui da solo», dice D'Alema, e aggiorna la seduta a stamattina. La giornata ha visto anche i colpi di scena della Lega che in mattinata chiedeva e otteneva la votazione del proprio emendamento per l'elezione diretta e popolare dei pubblici ministeri: votata dal Polo, ma non da An, è stata respinta. Delusi, i leghisti non hanno ricambiato il favore: quando hanno capito che il Polo ce l'avrebbe fatta da solo, grazie ai Popolari, a far passare l'emendamento sulla divisione del Csm, il lumbard in doppiopetto Gasperini ha annunciato 0 voto, «virga ferrea» ha precisato, contro il 122. Cosa regolarmente avvenuta, ma con l'astensione di Roberto Maroni, l'uomo delle trattative col Polo. E poi non ha nemmeno partecipato al voto sul 126. A fine serata, si tirano le somme. «Se è stata una buona giornata si vedrà da come finisce la partita», glissa D'Alema. Soddisfatti Berlusconi e Fini. Furibondi Cossutta e D'Alema. Ma intanto, sulla Bicamerale si abbattono lo critiche dei magistrati. Antonella Rampino t t t t t t t t t-(t t t t t f t t( ri t f-f t IL NUOVO CSM UNA SEZIONI P1R I GIUDICI E UNA PER I PM • La legge definirà il numero dei componenti * Lo legge definirà le funzioni delie sezioni riunite ELEZIONE DEI MEMBRI DEL CSM • 3/5 dai giudici e dai pm • 2/5 dal Senato tra docenti universitari e avvocati DURATA DEL MANDATO Quattro anni PRESIDENTE Il Csm elegge un vice presidente e ciascuna sezione elegge un presidente tra i componenti designati dal Senato INCOMPATIBILITÀ' I membri del Csm (anche i non togati) non possono essere iscritti negli albi professionali, né assumere cariche elettive

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