Clinton alla Cina: lavoriamo insieme di Andrea Di Robilant

Discorso di apertura del Presidente a 5 giorni dal summit con Jiang Zemin Clinton alla Gna: lavoriamo insieme Discorso di apertura del Presidente a 5 giorni dal summit con Jiang Zemin «Non vogliamo isolarvi» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «La Cina avrà un ruolo molto importante nel dare forma al XXI secolo ed è nostro interesse collaborare appieno con questo grande Paese. Una politica di contenimento sarebbe sbagliata. Isolare la Cina sarebbe pericoloso. Dobbiamo cogliere l'occasione che la Storia ci offre». A cinque giorni dal summit con il presidente cinese Jiang Zemin (arriva domani a Honolulu), Bill Clinton traccia il canovaccio dei rapporti sinoamericani per i prossimi anni in un discorso nella sede della «Voice of America» pieno di echi nixoniani. Nella visione di Clinton, il mondo sarà un posto molto più stabile e sicuro se la Cina assumerà pienamente il ruolo che le compete nell'arena internazionale. E la nuova strategia americana punta a «coinvolgere» sempre di più la Cina in una vera e propria partnership, per affrontare insieme le grandi questioni dei prossimi anni, dalla proliferazione nucleare al traffico di droga, dal commercio internazionale alla protezione dell'ambiente. Gli Stati Uniti - ha detto Clinton - continueranno a protestare per la mancanza di libertà politica, per le continue violazioni dei diritti in Cina, e per la repressione della cultura «unica e distinta» del Tibet: «Il governo cinese soffoca il dissenso nel modo sbagliato». Il Presidente ha cercato di attenuare la durezza del messaggio ricordando che «la straordinaria crescita economica di questi anni ha alimentato paure ataviche di caos e di disintegrazione». Ma ha detto che sarà sempre più difficile mantenere in piedi^un regime pphtico anti-democratico a mano a mano che la Cina si affaccerà al mondo. «Computer, Internet, satelliti, modem: la nuova tecnologia spingerà sempre di più i cinesi a pensare in maniera autonoma». E' la prima volta che Clinton dedica un intero discorso di politica estera alla Cina. E il suo obiettivo, nel parlare direttamente e in dettaglio agli americani, è quello di preparare il Paese al nuovo rapporto che vuole instaurare con la Cina per il duemila. Di fatto la visita di Jiang Zemin - una visita di Stato che ha richiesto mesi di trattative per determinare quanto «lungo» dovesse essere il tappeto rosso - segna la fine del grande freddo nei rapporti sinoamericani, iniziato con la strage di Tienanmen otto anni fa. «Vogliamo spiegare in modo chiaro agli americani perché pensiamo che la nostra politica, tesa a coinvolgere la Cina in un rapporto a tutto campo, sia la via pragmatica da seguire», spiega Sandy Berger, consigliere di Clinton per la sicu¬ rezza nazionale. «Non significa affatto amoreggiare con la Cina, non significa essere d'accordo con tutto quello che fanno. Ma non possiamo isolarla; possiamo solo isolare noi stessi dalla Cina». Il discorso del Presidente segna una decisa sconfitta del partito che guarda con sospetto alla Cina e che auspica una politica più ferma verso Pechino, tesa appunto a contenere l'espansione cinese in Estremo Oriente. Quel partito considera che in prospettiva gli interessi americani in Estremo Oriente e quelli cinesi sono destinati ad entrare in conflitto. E ieri Clinton ha respinto con forza quella tesi. Il Presidente ha ricordato che tra poco più di vent'anni gli Stati Uniti e la Cina saranno le-due grandi potenze economiche del pianeta. Per cui è nell'interesse degli Stati Uniti rafforzare ed ampliare gli scambi tra i due Paesi, facilitando la piena entrata della Cina nel Wto, l'organizzazione mondiale per il commercio, e negli altri organismi economici internazionali (questa è la parte del discorso che sicuramente piacerà di più ai cinesi). Ma Clinton vuole che la Cina sia molto più di un grande partner commerciale. La stabilità della massa euro-asiatica richiede che la Cina partecipi ad un sistema di sicurezza internazionale. E il Presidente ha anticipato che proporrà a Jiang Zemin una più stretta collaborazione milita re tra i due Paesi. Al tempo stesso - e questa è la premessa fondamentale che «colora» il suo discorso - Clinton ribadisce con grande chiarezza (una chiarezza che non c'era nei primi anni del suo mandato! che gli Stati Uniti intendono mantenere una forte presenza militare in Estremo Oriente per garantire la sicurezza in quell'area del globo. Andrea di Robilant «Ma dobbiamo dire che il governo di Pechino soffoca il dissenso in modo sbagliato» Il presidente americano Bil Clinton con la moglie Hillary e a fianco il presidente cinese Jiang Zemin