Vicenza Via i mafiosi dai tribunali di Guido Tiberga

Vicenza Vicenza Via i mafiosi dai tribunali VICENZA DAL NOSTRO INVIATO «Mafiosi», «bastardi», «vigliacchi», «romani». Ci sono soltanto i duri e puri, in piazza del Castello, a mezz'ora dall'inizio della fiaccolata contro l'incredibile esclusione della Lega dalle elezioni provinciali di Vicenza. La colpa? Lesa burocrazia: una trentina di firme d'appoggio in più rispetto al limite massimo fissato dalla legge. Una beffa, per chi da queste parti supera il 40 per cento dei voti. Le duecento persone arrabbiate che - ironia del destino - si riuniscono con buon anticipo sotto la statua di Garibaldi, diventeranno quasi duemila all'arrivo di Bossi. L'Umberto marcia in prima fila, suggerisce gli slogan, invita la folla a sparare parole sui magistrati: «Tribunali liberi dai mafiosi», mormora all'orecchio di chi tiene in mano il megafono. «Liberi dai mafiosi», ripete il capopopolo. «Dai mafiosi!», scandisce il corteo come in una litania da processione. Tra piazza del Castello, dove si inizia la fiaccolata, e piazza dei Signori, dove è atteso il comizio, c'è quasi un chilometro. Mille metri di marcia tranquilla, scossa solo dalle urla contro Roma e contro i giudici: «Fuori i patrioti dalle galere/dentro i ladri e le toghe nere». «Voto truccato/comunismo di Stato». «Via via Papalia». «Governo italiano/non lo scordare/la Lega a Vicenza vuole votare»... A due giorni dalle elezioni dei gazebo, il segretario alterna la rabbia agli inviti alla calma. Parla di «serenità» e di «processo gandhiano», definisce «piccolo disturbo» l'ardire di un tale che gli grida «scemo» dalla prima fila, scatenando la rabbia di una piazza che non ammette contestazioni per il suo capo. Il popolo leghista ascolta in silenzio la ricostruzione del giallo delle firme in più: l'«atto di mafia», l'rignobile falso», il «tradimento di chi vuole dividere il Nord con la complicità di Napolitano». E' il solito Bossi che spinge e poi frena: «Se domani qualcuno mette una bomba davanti alla caserma dei carabinieri, sia chiaro che la Lega non c'entra. Voi dovete essere pronti, ma fermi...». Sulla lista cacciata dal voto, il Tar dirà l'ultima parola martedì. «Se non ci riammettono, che nessuno vada a votare - ammonisce Bossi -. Che il deserto risponda ai trucchi dei topi di fogna». Il Senatur predica calma, ma il vertice locale della Lega è preoccupato. «Se questa storia non si risolve, qualcuno penserà che ogni scorciatoia è lecita - dice il segretario veneto Fabrizio Comencini -. La Lega non vuole la violenza, ma non è in grado di controllare tutti. Sa cosa dicono i "duri", qui nel Veneto? "In Padania non si fanno più bambini perché i coglioni li abbiamo mandati tutti a Roma". Ci lascino fuori, e succederà qualcosa di grave...». Guido Tiberga

Persone citate: Bossi, Fabrizio Comencini, Napolitano

Luoghi citati: Roma, Veneto, Vicenza