Bicamerale impasse sul problema-giustizia

Il nodo resta la separazione delle carriere. Entro il week-end Boato preparerà un nuovo testo Bicamerale, impasse sul problema-giustizia Il nodo resta la separazione delle carriere. Entro il week-end Boato preparerà un nuovo testo //ppipiù vicino al Polo ROMA. «La via dell'accordo sulla giustizia in Bicamerale è come una di quelle minestre dense, cucinate a fuoco lento, e che dunque sono di difficile digestione». La metafora di Giuseppe Pisanu, presidente dei deputati di Forza Italia, racconta l'intesa tra le forze politiche sulla giustizia come una ribollita cotta per sette mesi di scontri e dibattiti, ed esemplifica bene quello che è accaduto ieri in Bicamerale. Da una parte Marco Boato con la sua bozza, stessa versione del 10 settembre, più qualche concessione solo apparentemente lessicale. Dall' altra, le perplessità che serpeggiano nella sinistra democratica; la battaglia condotta dal Polo; Rifondazione che spara a tutto campo. E, soprattutto, i popolari, la cui posizione è incerta: solo a tarda sera Marini è uscito allo scoperto, rivendicando al suo partito quel che D'Alema va predicando da tempo. Ovvero che in Bicamerale si possono realizzare maggioranze variabili, com'è giusto quando si tratta di riforme istituzionali. Ma il punto è che, con la posizione «garantista» assunta dal partito al secondo piano di Piazza del Gesù, posizione simile a quella del Polo, ma tenuta da una forza che è nell'Ulivo, Marini tende ad assicurarsi essenzialmente due cose: autonomia politica dal pds, e visibilità in un momento in cui di fatto i leaders degli schieramenti occupano tutto il fine settimana nella campagna elettorale per le amministrative di no- vembre. Nulla di fatto, dunque, in lunghe ore di mia discussione incagliata su un punto: la separazione, che per il Polo deve essere la più netta possibile, tra magistratura giudicante e magistratura inquirente. Uno dei modi per ottenerla è dividere l'organismo supremo della magistratura, il Csm, in due distinte sezioni, una per i giudici e una per i pubblici ministeri, e introdurre all'interno del consesso magistrati nominati direttamente dai parlamentari. Perché il Polo s'intestardi¬ sca tanto su questo punto, lo spiega Silvio Berlusconi: «Negli ultimi 7 anni su 700 procedimenti disciplinari sui magistrati ci sono state solo 2 destituzioni e 5 sostituzioni. La nostra opinione è che occorre che i controllati non siano anche i controllori». Berlusconi è consapevole che «la composizione paritaria tra togati e laici non riusciremo ad ottenerla, e probabilmente nemmeno che venga messa in Costituzione la divisione in 2 sezioni del Csm. Dunque, siamo disponibili a votare la formulazione prevista dal relatore Boato». La quale recita che «la legge può prevedere l'articolazione del Con¬ siglio in sezioni per i giudici e per i magistrati del pm». Il deus ex machina della situazione sta dunque nascosto nella penna del relatore Boato, che trascorrerà chiuso nel suo ufficio di Montecitorio tutto il weekend a limare, e ad inserire tanti condizionali nel suo prossimo testo. Boato si è detto convmto che l'accordo è prossimo: «Siamo al rush finale». Il realismo di Silvio Berlusconi, che egli cita come «la mia saggezza di costituente che quando entra in Bicamerale sente una vocina che gli dice: ciao, papà», è dovuta ad un fatto semplicissimo: «E' in aula che daremo battaglia». Tant'è vero che lo stesso Boato, uscendo dall'ultbno comitato ristretto di ieri, ha detto che «fuori fioccano le polemiche, ma dentro c'è molta ragionevolezza»: anche da parte dei popolari. E' ancora Berlusconi a raccontarlo: «L'onorevole Zecchino, sulla scia di Folena, ha compiuto interventi di mediazione. Vedo Fini assolutamente convinto delle posizioni che anche io ho espresso. Maceratini e Lisi hanno fatto interventi che avrei potuto fare benissimo anch'io». Berlusconi, ieri, è stato tra gli ultimi a lasciare la Bicamerale. Massimo D'Alema era andato via molto prima, per impegni precedentemente presi e ai quali è arrivato in ritardo: «Scusate, ma il leader di Forza Italia si è piazzato in Bicamerale...», ha detto. E poi ha aggiunto che «la candidatura di Antonio Di Pietro è stata un segnale all'opinione pubblica che Berlusconi non aveva avuto il via libera all'accordo sulla Bicamerale per attaccare la magistratura». Una dichiarazione clie registra il clima da campagna elettorale, e alla quale Berlusconi ha risposto, con altrettanta irruenza, che «Di Pietro quando non ha a disposizione le manette e gli interrogatori non fa paura a nessuno». In serata, presentando la propria candidatura al consiglio comunale di Roma, D'Alema ha dato una stoccata a Rifondazione: «C'è bisogno di una democrazia del maggioritario. Non è possibile, con solo l'8 per cento, determinare la vita o la morte di un governo». Antonella Rampino L'ULTIMA MEDIAZIONE DI BOATO ■ CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA Si prevedono due Csm: uno per la magistratura ordinaria e uno per la magistratura amministrativa. L'organo di autogoverno della magistratura ordinario è composto per tre quinti da togati e due quinti do laici. I componenti della magistratura rispecchiano la proporzione tra i giudici e i pm. ■ CORTE DI GIUSTIZIA Si occupa dei provvedimenti disciplinari nei confronti di giudici e pm. Due le ipotesi sulla composizione dei nove membri. Nella prima, sei sono eletti dal Csm ordinario (quattro togati e due laici) e tre dal Csm amministrativo (due togati e uno laico). Nella seconda, quattro vengono eletti dai magistrati ordinari, due dai magistrati amministrativi e tre dal Senato tra professori ordinari di Università in materie giuridiche e tra avvocati dopo quindici anni di attività. ■ SUPER-PROCURATORE Eletto dal Senato a maggioranza dei tre quinti, è il titolare dell'azione disciplinare, che è obbligatoria. Riferisce alle Camere sull'esercizio dell'azione disciplinare. Nella foto a sinistra il relatore in Bicamerale sulla giustizia, Marco Boato

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