«La Rai favorisce i sindaci ulivisti» di Maria Grazia BruzzoneBruno Vespa

Due trasmissioni annullate perché Rutelli e Bassolino non partecipano. Il garante: è sbagliato «La Rai favorisce i sindaci divisti» Due trasmissioni annullate perché Rutelli e Bassolino non partecipano. Il garante: è sbagliato // Polo: strategia del silenzio ROMA. A tre settimane dal voto amministrativo, torna alla ribalta la par condicio in televisione, già fonte di tante polemiche. Questa volta è il Polo a levare vibrate proteste per la decisione della Rai di cancellare due dibattiti elettorali previsti nelle trasmissioni di Bruno Vespa «Porta a porta» e di Anna La Rosa «Telecamere», dopo che i sindaci uscenti ulivisti, segnatamente Francesco Rutelli e Antonio Bassolino, hanno fatto sapere di non esssere interessati a partecipare. Una «scelta solitaria» a cui si è unito ieri il candidato nel Mugello Antonio Di Pietro. «A questo punto non siamo in grado di garantire pari condizioni per tutti i candidati», ha spiegato in una nota il servizio pubblico, che si appella alla legge vigente e agli indirizzi della commissione parlamentare di vigilanza per motivare la decisione di annullare i faccia a faccia. Ma il Polo non ci sta. A denunciare la «sordina» messa di proposito dall' Ulivo alla campagna elettorale è lo stesso Gianfranco Fini. «Si tratta di una vera e propria strategia perché i candidati dell'Ulivo partono da una maggiore notorietà e vogliono tenere basso il tono della campagna elettorale», spiega il leader di An. E accusa Francesco Rutelli di «dire bugie» quando sostiene che nella campagna elettorale del '93 non c'erano stati confronti diretti al primo turno. «Uno ci fu, lo fece "Milano Italia" condotta da Gianni Riotta», in- calza il presidente della commissione di vigilanza Francesco Storace. E ricorda che Rutelli intervenne con Fini, Nicolini, Caruso e Ripa di Meana, «mentre rimasero fuori altri dieci candidati». Storace è fuori di sé. Annuncia che convocherà l'ufficio di presidenza martedì prossimo per discutere del caso. E intanto sollecita il parere del garante Francesco Casavola, mentre la polemica sale di tono. Paolo Romani, responsabile di Forza Italia per l'informazione, denuncia «l'ennesimo episodio di censura da parte della Rai» e parla di «par condicio mascherata, che non significa altro che azzeramento del confronto politico». Il pidiessino Antonello Falomi replica che le polemiche del Polo «sono infondate», e ricorda - anche lui - che la legge prevede che nella fase precedente al ballottaggio la par condi¬ cio può essere rispettata «solo a condizione che vengano invitati tutti i candidati, nessuno escluso». Lo stesso principio è ribadito dal vicepresidente della Vigilanza, il verde Mauro Paissan -, «Capisco le difficoltà politiche del candidato a sindaco del Polo a Roma, Borghini - ironizza Paissan. - Ma non è Vespa o un altro conduttore a poter dire che al ballottaggio andrà lui, o l'altro candidato principe Sforza Ruspoli: lo decideranno gli elettori». Alla fine arriva il parere di Casavola, e pare contraddire la scelta della Rai, affermando che «l'eventuale non accettazione da parte di un candidato di un'offerta rivolta a tutti i candidati in competizione, a parità di condizioni», non può avere come conseguenza la cancellazione della trasmissione. «Le chances di accesso e visibilità di un competitore non possono infatti essere compromesse dalle scelte di un altro competitore», spiega il garante. La nuova diatriba sulla par condicio fa passare in secondo piano quella sull'informazione televisiva durante la crisi di governo. Proprio ieri, in vista dell'audizione alla Vigilanza di martedì e del dibattito a Montecitorio del 6 novembre, il presidente della Rai Siciliano e il direttore generale Iseppi hanno voluto incontrare i direttori di testata per avere chiarimenti sui tg e gr oggetto delle critiche di «mancato pluralismo» da parte del Polo e di Rifondazione. Appunti che hanno investito in particolare il Tg3. Ma nemmeno Lucia Annunziata ci sta a fare da capro espiatorio degli strali dell'opposizione. «Non accetto l'accusa di essere un direttore servo del regime, perché non è proporzionale alle contestazioni che mi vengono mosse» risponde, uscendo dall'incontro coi vertici. «Abbiamo fatto una cassetta di tutte le principali edizioni del Tg3 nei giorni della crisi, come richiesto dalla Vigilanza. Dura otto ore. Come dire che se ci sono state delle sbavature, vanno valutate nell'economia complessiva delle trasmissioni», spiega. E aggiunge di essere pronta a sottoporsi lei stessa a un'audizione a San Macuto: «Chiederò su cosa si basano le accuse gravissiome che mi hanno lanciato. Perché finora mi sono stati contestati solo un. aggettivo usato da Maurizio Marinoni, e un collegamento con una fabbrica che era indubbiamente una notizia, tanto che il giorno dopo ne hanno parlato tutti i giornali». Maria Grazia Bruzzone Fini: china maggiore notorietà ha tutto l'interesse a soffocare il dibattito Nella foto da sinistra il presidente della Rai Enzo Siciliano, il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa e il presidente della Vigilanza Francesco Storace

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