Beethoven e Chopin per Michelangeli

Beethoven e Chopin per Michelangeli Beethoven e Chopin per Michelangeli i Pubblichiamo una «guida all'ascolto» del ed di inediti di Benedetti Michelangeli allegato oggi a La Stampa (7 mila lire giornale e disco, acquisto facoltativo). OPO l'attacco cardiaco subito dui rante il concerto di.Bordeaux il 17 ottobre 1988, rarissime sono state le esibizioni pubbliche di Michelangeli. Ad esse dobbiamo affidarci per comprendere la vastità dei mutamenti interpretativi avvenuti nell'ultimo scorcio della sua vita e del suo cammino di interprete. Nel concerto tenuto a Londra il 10 maggio 1990, la fedeltà agli autori e alle opere predilette è, una volta ancora, ribadita nel suo significato più alto: approfondimento di un colloquio che non stanca, che conosce le diversità e le novità apportate dalla maturità, dalle emozioni che non sono mai le stesse, da una volontà liberissima di sempre approfondire, di capire ancora. La pagina di musica, la stessa pagina, come specchio di sé, del proprio cLivenire di artista. Il disco dedicato a Beethoven e Chopin, che proponiamo ai nostri lettori, contiene fra l'altro lo Scherzo n. 1 on. 20, mai apparso in una registrazione discografica. Convergono qui gli estremi della poe¬ tica dell'artista polacco: réverie, doloroso abbandono cantabile e lampi di virtuosistica invenzione, follemente liberi. Quanto Chopin chiede, Michelangeli offre: la padronanza mai compromessa nel controllo e nella variazione dell'intensità del suono, il piacere del fraseggio, che elegge il pianista erede diretto della scuola strumentale e vocale del Settecento italiano e del bel canto. La sua capacità di rendere il senso primo del da capo - suonare cioè in modo diverso la stessa musica - resta tuttora ineguagliata. Ma Michelangeli, questo Michelangeli estremo, sostiene il peso della tensione drammatica con uno sguardo ancora più risoluto. Essere tragici e classici insieme, rifuggire l'enfasi, riuscendo però ad esprimere l'emozione, anche disperata, della musica. Di questa poetica apollinea, che sa affacciarsi sull'abisso felice di Dioniso, il recital londinese è testimonianza esemplare. Variare e interrompere le pulsazioni del tempo, sospenderle, come nella spoglia melodia dell'Arietta dell'op. 111 di Beethoven, che tante volte aveva eseguito e inciso, mai così cantando. Mài così accentuando i contrasti timbrici che diventano, subito, espressivi, congrui alla poetica dell'ultimo Beetho-

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