UN ATTO D'AMORE IN MUSICA

UN ATTO D'AMORE IN MUSICA UN ATTO D'AMORE IN MUSICA UN Sovrintendente apprendista come io sono, dopo nemmeno quaranta giorni di occupazione della poltrona, deve innanzitutto rendere conto di una sensazione di meraviglia nel percorrere la magica scatola sonora e scenica del Teatro. Già in passato avevo conosciuto il Regio nell'interno suo labirintico vasto e affascinante, visitandolo con una classe di liceo. Ma percorrerlo ora che ne sono Sovrintendente è emozione diversa. Ascensori, montacarichi, piani sotterranei fin nelle profondità viscerali adiacenti la piazzetta Mollino, percorsi complessi segnati da controverse freccette di indicazione direzionale, porte e portelli, scalette, meandri e poi di colpo spazi attrezzatissimi, il tetto paraboloide iperbolico, le sale prova, il palcoscenico immenso e altissimo, visione vertiginosa e enorme che quasi atterrisce, gli scomparti dei contrappesi, le profondità delle apparecchiature elettriche, la'cambusa, la sartoria, l'attrezzatissimo magazzino dei costumi, la grande sala rossa rinnovata, le fastose sale di contorno, i balconi e la facciata di Benedetto Alfieri e poi - su al quarto piano nel posto più lontano dal cuore del Teatro (?!) - lo studio del Sovrintendente. Due belle finestre su Palazzo Madama e sullo scorcio di Palazzo Reale: in quaranta giorni pieni di attività, di presa di possesso dell'incarico oneroso avrò guardato il bel panorama sì e no due o tre volte. E pensare che i tramonti di questo settembre vi sono stati bellissimi. La vita quotidiana di un Sovrintendente, almeno fino a quando, esaurito il periodo di presa di conoscenza, non avrò risistemato e riordinato i miei impegni (se mai mi riuscirà di farlo), è convulsa, estremamente varia nelle materie toccate, affascinante, un poco oppressiva, umanamente di alto interesse, difficile, spesso imprevedibile. Sigle e numeri di leggi da apprendere e che segnano di un marchio nuovo la tua vita e i tuoi interessi; il Fus (Fondo unico spettacolo) che ci punisce ed è ingiusto di fronte alla realtà del nostro essere come pubblico e come produzioni, le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) che fanno pulsare di un rapporto che può essere anche di tensione alta la tua posizione responsabile, di persona che crede profondamente nella dialettica sindacale, ma che è anche convinta di essere stata investita di compiti di tenuta di bilancio e di sostanziale massima operatività della macchina. Il decreto legislativo 626 (misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori) che pende come spada mitologica sul nostro divenire futuro e che rappresenta la cartella più spessa e di difficile assorbimento tra le molte gravose e preoccupanti che ho ricevuto al momento della consegna. E naturalmente i titoli, i direttori, i cast, le scene e i costumi, le regie, dell'oggi, del '98, del '99... [segue a pagina 7)

Persone citate: Benedetto Alfieri, D'amore