BRUTTI & STORTI La lente deformante di Pericoli e Pirella sul politico caravanserraglio d'Italia di Stefano Bartezzaghi

BRUTTI & STORTI BRUTTI & STORTI La lente deformante di Perìcoli e Pirella sul politico caravanserraglio dltalia AfilP&OTTl 0 e v ?e% / fi& 0Che ve ?et%h / La perfida coppia contribuì alla caduta di Leone, ma non solo. Sparse vetriolo in tutto il Palazzo: da Andreotti a Craxi da Fanfani a Cossiga, ad Aldo Moro & io no. sum ce l'm e io M). VObHO Memo U\ Vl&fJB-TTA NCHE se la de aveva continuato a dominare e anzi, proprio perché la de aveva continuato, la satira politica non poteva arrendersi allo sconforto. L'8 luglio 1978 Giovanni Leone, chiacchieratissimo Presidente della Repubblica, dette finalmente le dimissioni lasciando il potere a Sandro Pertini, e nella sua progressiva caduta la satira celebrò un indubbio trionfo. E' sicuro, infatti, che alla crescita del discredito dell'avvocato partenopeo collaborarono prepotentemente i fumetti di scherno di Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella come gli articoli di denuncia di Camilla Cederna. E' la stessa Camilla Cederna a mettere in risalto la grande efficacia del segno di Tullio Pericoli corroborato dai suggerimenti di Emanuele Pirella: «Eccoci quindi arrivare a Leone (al Leone ancora in carica naturalmente). Quando nel libro che gli ho dedicato lo paragonavo a un gufo, a un ghiro, a Topo Gigio, forse a un tapiro, la gente avrà magari sorriso, ma quando arriva la matita satirica, la risata diventa dirompente. Pericoli e Pirella lo vedono con la lente deformante, niente gambe, ma guancione, orecchione, pancia a pera, proboscidone che sorregge gli occhiali formato gigante. Si sta scrivendo sui giornali che il nostro eroe è in decadenza, sta nelle posizioni più scomode, lo colpiscono da ogni parte, trema e vacilla? Messo in ridicolo dalla caricatura, vestito con la massima fantasia, cioè nei modi più strani secondo le situazioni, lungo berretto da notte a strisce, calzoncini e maglietta marinara, pigiama :on calzine corte, pendule bretelle e giù la battuta d'incertezza amara, di pensosità fasulla,, .di stupidità flagrante, messo cioè in ridicolo al massimo, il personaggio diventa sempre più debole, più goffo, dstinato di h a poco ad uscir di scena per sempre. Infatti, la satira politica, che è sempre sberleffo (ma sempre giornalismo) e naturalmente faziosità aggressiva se non feroce, è molte volte capace di prevedere, anticipandoli, gli avvenimenti: saranno i tratti somatici, che ben studiati fanno indovinare il futuro, la rabbia intellettuale che sposta in qua i tempi, fatto sta che alcuni potenti, tra cui Leone, illustrati dai due erano già caduti sotto il loro disegno e le loro battute prima che fosse il caso, l'accordo tra i partiti, la loro balordaggine o ladroneria a farli capitombolare...». ca. E, tuttavia, la politica non è il peggio. Il peggio del peggio è l'informazione. Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella che fanno satira sulla carta stampata sono troppo leali per tacere sulle malefatte del giornalismo italiano, complice delle più infami mistificazioni, dei più imperdonabili tradimenti della realtà. Ed ecco, tra i personaggi veri, apparire un personaggio di fantasia, purtroppo inconfutabile. Il direttore Rigolo. Un capolavoro del male in ogni senso. «Mentre facevamo Identikit per Linus, pensammo di inventare un personaggio. La scelta cadde sul dottor Bugolo, direttore di un importante quotidiano, per due motivi. Primo era un personaggio che ci consentiva di intervenire su tutti gli argomenti di cronaca e di darvi un certo taglio; secondo ci dava la possibilità di parlare del mondo giornalistico», ha dichiarato Tullio Pericoli a Lillo Gullo in un'intervista per La città futura del 22 giugno 1977. «Non ci siamo ispirati ad un direttore di giornale ben preciso, abbiamo attinto a più fonti; ma certamente in questa raccolta Afeltra e Modesti ci hanno offerto molti spunti interessanti. Rigolo è un uomo senza qualità; più è potente, più è servo. E' quello che non dovrebbe essere un-direttore Nella presentazione a Cronache dal Palazzo di Pericoli e Pirella (Mondadori, 1979) Camilla Cederna non risparmia davvero le doti che risultano più che meritate appena si ricomincia a sfogliare quella galleria di mostri che Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella stanano alla ribalta, esponendole alla pubblica discriminazione. Sono facce e corpi straziati. Da Fanfani a Moro, da Galloni a Evangelisti da Saragat a Andreotti a Craxi, da Montini a Cossiga. Brutto l'uomo politico italiano. Brutto di fuori e brutto di dentro. Desolatamente, irritantemente, offensivamente, inesorabilmente brutto. La politica spor- Giulio Andreotti, tra i «bersagl del duo satirico, e il dottor Rigolo, un esempio di candore sprezzante ca. E, tuttavia, la politica non è il peggio. Il peggio del peggio è l'informazione. Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella che fanno satira sulla carta stampata sono troppo leali per tacere sulle malefatte del giornalismo italiano, complice delle più infami mistificazioni, dei più imperdonabili tradimenti della realtà. Ed ecco, tra i personaggi veri, apparire un personaggio di fantasia, purtroppo inconfutabile. Il direttore Rigolo. Un capolavoro del male in ogni senso. «Mentre facevamo Identikit per Linus, pensammo di inventare un personaggio. La scelta cadde sul dottor Bugolo, direttore di un importante quotidiano, per due motivi. Primo era un personaggio che ci consentiva di intervenire su tutti gli argomenti di cronaca e di darvi un certo taglio; secondo ci dava la possibilità di parlare del mondo giornalistico», ha dichiarato Tullio Pericoli a Lillo Gullo in un'intervista per La città futura del 22 giugno 1977. «Non ci siamo ispirati ad un direttore di giornale ben preciso, abbiamo attinto a più fonti; ma certamente in questa raccolta Afeltra e Modesti ci hanno offerto molti spunti interessanti. Rigolo è un uomo senza qualità; più è potente, più è servo. E' quello che non dovrebbe essere un-direttore di giornale. E' l'annosa questione: la satira colpisce la gente a cui è rivolta? Personalmente, non penso che queste strip siano così feroci da far tremare i potenti (parlo soprattutto di quelle sui politici); il fumetto, comunque sia, non ce la fa a metterli in difficoltà. I potenti o si divertono o se ne fregano. Ne è una prova la richiesta che ci fanno degli originali che li riguardano. Per i giornalisti poi è più comprensibile che non si arrabbino, perché, considerando che non sono il Potere, non siamo mai stati molto cattivi con loro...». Il candore di Tullio Pericoli è sprezzante. Se la creazione del dot- u1e MI wtv> -vito sta&ho. tor Rigolo è considerabile JP come un'indulgenza per la categoria dei giornalisti, andiamo bene. Lietta Tornabuoni nella Prefazione a Il dottor Rigolo (Milano Libri, 1976) dice di Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella: «Lettori anomali sono diventati i vendicatori dei torti quotidiani subiti dal popolo oppresso dei normali lettori di giornali. Cronisti della farsesca agonia della stampa italiana in queste storie ironiche e irose pubblicate su Linus compiono la loro opera di controgiornalismo: contro i giornali, dalla parte dei lettori rivelano mistificazioni, identificano viltà, disegnano abusi, denunciano contraddizioni. Con la sua faccia d'untuoso e presuntuoso maialetto, il dottor Piergiorgio Rigolo, direttore di un grande quotidiano indipendente, condensa i vizi giornalistici italiani più tradizionali: servilismo verso i potenti, obbedienza ai padroni diretti o indiretti, pavidità, evasione nell'enfasi urica, patriottica o ecologica, insicurezza, ipocrisia: la ridicola, atroce routine del conformismo...».' «Rigolo, eroe del nostro tempo, non è un eroe gaio», ha scritto Nello Ajello nell'Espresso del 20 no¬ vembre 1977. «Il reportage a fumetti di Pericoli e Pirelli lascia dietro di sé una durevole traccia di amaro. Nel corso della dura lotta perla vita che il direttore ha ingaggiato - con i politici da una parte, i finanziatori da un'altra, la redazione da una terza, i suggeritori da soddisfare, le notizie da liquefare vengono fuori delle "minima mo- ralia" che riguardano solo episodicamente il giornalismo (e sia pure il basso giornalismo) ma in realtà si riferiscono a una più ampia tragedia nazionale che si chiama "sottogoverno". Rigolo parla per sentenze come Marziale o Montaigne. E' amaro, è pedagogico. E qualche volta convincente. Si colgono nel suo eloquio massime da citazione: "Per un direttore di giornale c'è solo una cosa peggiore d'avere un padrone che comanda: Averne uno che non comanda. "Qui o ci sono pochi giornalisti o ci sono troppi scandali". "Quando la proprietà chiama, è vicino il ritorno alla letteratura". Tornerà RigoIo alla letteratura? E' difficile dirlo perché quella di Pericoli e Pirella è un'opera aperta che non offre il conforto di un epilogo...». Tullio Pericoli non ha però voluto lasciar dubbi: «Il mio interesse principale è stato quello di disegnare meglio, sempre meglio. Il progresso del disegno. E, invece, la satira politica andava verso la sciatteria del disegno. Si era creato un meccanismo economico difficile da invertire. C'erano ormai troppi legami da rispettare. Anche la satira più feroce e più volgare non lasciava il segno. E, a dir la verità, il segno di per sé non contava più molto, era appena un ingrediente trascurabile come l'obiettivo stesso della satira. Si era genericamente contro tutto. Incerta sul punto giusto da colpire, la satira faceva satira su se stessa, sparlava della propria satira che faceva battute sulle battute di cui si era già riso...». Oreste del Buono / MEDIUM E TONNO CADUTI IN TRANCE £NZ£SgEffó£R ' IL MAGO PEI NUMERI /««"•«»•-• Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino Li A stanza dei giochi. Il 15 ottobre scorso, la «Stanza di Montanelli» (sul Corriere della Sera) I ospitava la lettera di uno studente di scienze politiche che si firmava «Manlio Manoli, Milano». Non credevo che studiare scienze politiche fosse infamante al punto di doversi scegliere uno pseudonimo, ma si vede che c'è chi se ne vergogna davvero. Tutto può essere, però: anche che la famiglia Manoli di Milano (ho controllato, il cognome esiste) vanti tra i suoi membri un Manlio, bravo studente interessato al liberalismo, nel cui nome si anagrammano sia il cognome di famiglia che la città di residenza. Sarà un parente di quel «Manlio Molina» che il 3 dicembre scorso scriveva allo «Specchio dei tempi» della Stampa? O sono i quotidiani, che manipolano la realtà e la limano? Preferite pensare che sia un'invenzione giornalistica o che sia un'invenzione battesimale? Sono invitati a partecipare al dibattito: Omar Marò (Roma), Santorio Rosatino (Oristano), Severa Averse (Varese), Caterina Centraia (Recanati). Altri falsi (se l'ho già raccontata, portate pazienza). Voi sapete che c'è un libro di Peter Handke che si intitola Falso movimento (da cui anche un film di Wim Wenders). Il giornalista Enrico Regazzoni sospettava che la giusta traduzione del titolo originale non fosse «Falso movimento» ma «Moto apparente». Gli capitò di intervistare Handke, gli chiese se il suo sospetto fosse giusto, e Handke gli rispose di no: per il titolo tedesco si era effettivamente ispirato a una locuzione italiana, che però non era «Falso movimento», non era «Moto apparente», ma era «Mossa falsa». Non si tratta di doppi sensi: si tratta di doppi-doppi sensi, o sensi al quadrato. Qualcosa del genere succede con una vecchia crittografia che si potrebbe presentare con una scenetta: seduta spiritica in corso, il medium ha appena evocato un'anima, e si è sentito in risposta una discreta bussatina sul tavolino a tre gambe. Cos'è questaImssatina? C'è chi risponderà: «Una battuta di spirito» (una bussata fatta da uno spirito, cioè un fantasma); e chi risponderà «Un colpo di stato» (una bussata fatta da uno che c'è stato, che non c'è più). Battuta corrisponde a colpo, spirito corrisponde a stato, di è uguale a di, ma «battuta di spirito» non corrisponde affatto a «colpo di stato». Sulle sedute spiritiche, Claudia Vallino (Venaria, To) propone quello che in Inghilterra si chiamerebbe un conundrums: «Che cosa hanno POI SI CONTA SF F' VFKO CHE LA MAGGIORANZA LO rOKTA A SINISTRA ! ! LA VIGNETTA DI MARAMOTTI in comune una medium e un tonno?». Risposta: Entrambi cadono in trance (funziona soltanto per iscritto - un conundrum derridiano, direbbe il filosofo; se la ripetete a voce, vi consiglio la pronuncia italiana). Sono battute di spirito che fanno rimpiangere i colpi di stato: in genere bisognerebbe sanzionarle con una multa, ma in questo caso concilio volentieri io. Il diritto a una battuta simile, la Vallino se lo è guadagnato costruendo un altro bel caso di doppio-doppio senso, ancora imperniato sul vero e sul falso: malata immaginaria = patente falsa. Anche qui è possibile una doppia corrispondenza: malata corrisponde a patente (che patisce), immaginaria corrisponde a falsa ma «malata immaginaria» non corrisponde a «patente falsa». Sensi falsi, nonsensi veri. Come doppi (e doppi-doppi) sensi direi che per questa settimana siamo a posto. In queste occasioni non c'è nulla di più riposante che il nonsenso, e allora vi trascrivo questa frase, e starà a voi capire cos'hanno in comune le parole che la compongono: Un inopportuno (3) deficiente (3) dice «mors tua (4), vita mea» in Afghanistan (3 e 2). Crittografia della settimana Crittografia a frase di Pier Luigi Testore (Alice Castello, VC): (2, 6, 8 = 2, 6, 1, 7) LE HAI CHIESTE E ORA DEVI FUMARE. La crittografia a frase della scorsa settimana era esposta: SOMMOZZATORI SOBRI E CORTESI, e si risolveva: parchi suburbani (parchi sub urbani). Chi l'ha risolta vigili suburbani non ci ha azzeccato. Stefano Bartezzaghi ».

Luoghi citati: Afghanistan, Inghilterra, Milano, Oristano, Roma, Torino, Varese, Venaria