Ricordando Venturi

LA REPLICA LA REPLICA di Stefano Giovanardi VISTO che Giorgio Manacorda, sull'ultimo Tuttolibrì, con l'ironia si trova a mal partito, proverò a rispondergli in chiaro, una volta per tutte. a) I motivi dell'inclusione di Bevilacqua nell'antologia Poeti italiani del secondo Novecento si possono facilmente dedurre dal «cappello» che introduce le sue poesie. Se Manacorda lo detesta faccia lui un'antologia e ci metta in copertina una fascetta con su scritto «Qui Alberto Bevilacqua non c'è», se soddisfatto smetterà di tormentarci. b) Negli ultimi ventanni, vista la restrizione delle collane di poesia, una buona metà della produzione in versi italiana è stata pubblicata da Mondadori. Inevitabile quindi che Mondadori sia molto presente. c) L'accostamento di Amelia Rosselli ai Novissimi è per me sostenibilissimo. Se per Manacorda è insostenibile, lo rimando al punto (a): faccia lui un'antologia e la metta tra i neoermetici, o dove preferisce. d) Che devo rispondere sul «mito dell'Opposizione»? lo ho fatto un discorso storico, Manacorda strillazza che non è vero niente. Mi dimostri lui che l'idea di Opposizione è del tutto ininfluente nelle vicende della poesia italiana dal secondo dopoguerra a oggi. Auguri. e) Non ritengo affatto la Neoavanguardia la «madre di tutte le categorie», e nessuno che abbia letto con animo sereno la mia introduzione si è mai sognato di muovermi tale appunto. Posso rispondere a delle obiezioni fondate, non a gratuiti travasi di bile e con ciò, per favore, basta. Amerei essere lasciato in pace, altriménti anche la simpatia andrà a farsi benedire. I curatori Ferrone e Roche non mancano però di sottolineare «le pagine oscure» I curatori Ferrone e Roche non mancano però di sottolineare «le pagine oscure» ILLUMINISMO è un tema che suscita ancora oggi polemiche. L'uomo emancipato degli illuministi, ha scritto Papa Giovanni Paolo II nel volume-intervista Varcare la soglia della speranza ( 1994), pretende di «vivere lasciandosi guidare esclusivamente dalla propria ragione, così come se Dio non esistesse, come se Dio si disinteressasse al mondo». «Per la mentalità illuministica il mondo non ha bisogno dell'amore di Dio. Il mondo è autosufficiente». La convinzione che l'uomo possa cercare la propria strada con l'aiuto della sola ragione rappresenta invece, per i sostenitori dell'Illuminismo, il suo massimo pregio. Basti pensare alle parole di Kant nel ben noto saggio Che cos'è l'Illuminismo: «L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità il quale è da imputare a lui stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza»! «Servirsi della propria ragione», «pensare da sé», sono ancora parole di Kant, significa intendere la verità come perenne processo e ricerca umana in contrapposizione all'idea che la verità sia un «dogma divino e definitivo imposto dall'esterno e in particolare dalle religioni rivelate». In questa rivendicazione delle possibilità della ragione, senza illusioni, è la lezione autentica e il valore dell'Illuminismo in questo fine secolo dominato dalla rinascita prepotente dei fondamentalismi religiosi, nazionali e politici: questa è la tesi guida del nuovo Dizionario storico in uscita da Laterza. Anche se l'opera è ispirata dal desiderio di difendere l'eredità dei Lumi, i curatori Ferrone e Roche non presentano al lettore una visione unitaria e omogenea dell'Illuminismo. Ne sottolineano al contrario le pagine oscure, i problemi irrisolti, la molteplicità delle voci, i conflitti interni e le tante differenze fra i centri e le periferie del movimento. chezza di trattazioni: dagli elogi del modello inglese di Voltaire, all'idea, sostenuta dal barone d'Holbach, che la vera libertà consiste nel conformarsi a leggi che attenuino gli effetti della diseguaglianza naturale degli uomini, al repubblicanesimo radicale di Rousseau. Le diverse interpretazioni della natura e dei limiti della libertà Il tanto celebrato cosmopolitismo degli Illuministi, per fare un esempio, fu il segno distintivo di un'elite intellettuale che proclamava i principi sovrannazionali della ragione, dell'umanità, della tolleranza, della generosità e dell'utilità pubblica; ma coltivava al tempo stesso una «rete di potere intellettuale» che attraversava i confini nazionali. Fu anche orgogliosa affermazione della superiorità di una particolare cultura, quella francese, e rivendicazione del diritto di un'elite di cercare la propria felicità senza riconoscere obblighi verso nessuna comunità. Per queste ragioni, 0 rapporto fra universalismo e attaccamento alle culture nazionali è una delle questioni che l'Illuminismo lascia in eredità all'avvenire. Considerazioni analoghe valgono anche per altre parole-chiave, come ad esempio «Libertà». Se ci si ferma alle definizioni generali, sottolinea Furio Diaz, la riflessione ùluministica sulla libertà non va oltre a generiche e antiquate definizioni ricavate per lo più da Montesquieu o dai classici greci e latini. Ma se si guarda alle polemiche su concrete questioni politiche, come ad esempio il funzionamento dei parlamenti, o alle riflessioni sui diversi sistemi costituzionali, la letteratura iUuministica rivela una notevole molteplicità e rie- L'OPERA Ricordando Venturi IL Dizionario Storico dell'Illuminismo, a cura di Vincenzo Ferrone e Daniel Roche, docenti l'uno a Cà Foscari l'altro alla Sorbona, è dedicato alla memoria di Franco Venturi, «nella fedeltà ai comuni valori scientifici e politici». L'opera è divisa in quattro aree tematiche. La prima, «Valori, idee, linguaggi», raccoglie, fra le altre, le voci «Uomo dei Lumi» (Giuseppe Recuperati), Libertà (Furio Diaz), Azione e reazione (Jean Starobinski). La seconda, dedicata a «Immagini, simboli, rappresentazioni», comprende le voci «Enciclopedismo» di Raymond Birn, «Immagini e simboli» di Daniel Arasse, «Musica» di William Weber. Nella terza, dal titolo «Pratiche», si trovano ad esempio le voci «Religione» (Marie Hélène Froeschlé-Chopard), «Filantropia» (Lynn Hunt), «Opinione pubblica» (Edoardo Tortarolo). La quarta, infine, descrive gli «Spazi» dell'Illuminismo: la Francia (Georges Benrekassa), la Russia (Vittorio Strada), l'Inghilterra (J. G. A. Pocock) e altri ancora. Una lunga Postfazione dei curatori ripercorre la storia delle interpretazioni e mette in evidenza il significato attuale dell'Illuminismo come sistema culturale. Ricca appendice bibliografica, curata da Antonio Trampus. Per chi cercasse un riscontro diretto con le fonti, la Bruno Mondadori pubblica, a cura di Andrea Tagliapietra, una preziosa antologia, Che cos'è l'illuminismo? (pp. 412, L. 28.000): «i testi e la genealogia del concetto», da Kant a Voltaire, da Lessing a Rouseeau, da Herder a Sade. [m. v.] chezza di trattazioni: dagli elogi del modello inglese di Voltaire, all'idea, sostenuta dal barone d'Holbach, che la vera libertà consiste nel conformarsi a leggi che attenuino gli effetti della diseguaglianza naturale degli uomini, al repubblicanesimo radicale di Rousseau. Le diverse interpretazioni della natura e dei limiti della libertà coesistevano del resto con le molteplici strategie politiche sostenute dagli Illuministi, come spiega José Maria Portillo Valdés. Illuminista fu la strategia di favorire la concentrazione del potere politico nelle mani del principe; illuminista furono le proposte nazional-re- pubblicane che fiorirono soprattutto a partire dal 1750 e che insistevano sul pericolo del dispotismo come conseguenza dell'eccessivo potere del monarca; illuministe furono infine le critiche al repubblicanesimo di quanti, Hume e a Mandeville in testa, ritenevano che in un mondo ormai pervaso dal self-interest non ci fosse più posto per la virtù politica classica fatta di dedizione al bene comune e di amore dell'uguaglianza. La stessa dottrina morale, ovvero l'aspetto dell'Illuminismo che ha suscitato le reazioni più risentite, si rivela essere una pluralità di idee fra loro anche molto diverse. Nelle principali librerie o per E-mail: guaraldi@iper.net/fax: 0541/752102 Uno degli aspetti distintivi dell'Illuminismo fu certamente la separazione fra la morale - uguale «in tutti gli uomini che fanno uso della loro ragione» - e i dogmi religiosi «tutti diversi», per usare le parole di Voltaire. Ma quando si trattava di definire quale fosse il fondamento della morale le strade si dividevano: gli scozzesi e gli inglesi parlano di un «senso morale» che ogni uomo possiede; Rousseau esalta l'istinto divino della coscienza, la voce celeste e immortale che rende l'uòmo «simile a Dio»; altri, al di là e al" di qua della Manica, indicano nell'interesse il criterio sicuro della probità; altri ancora seguono Malebranche e la sua teoria che il fondamento della virtù è l'«amore dell'ordine». Il nostro secolo ha mosso all'Illuminismo critiche severe. Lo ha accusato di aver seminato il germe tanto del capitalismo, e delle democrazie, quanto dei mostri totalitari: «l'Illuminismo è totalitario più di qualunque sistema», hanno scritto Adorno e Horkheimer nella Dialettica dell'Illuminismo, apparso nel 1947. In anni più recenti gli ha rimproverato di essersi fatto paladino di un universalismo morale che non riconosce le differenze culturali e sostiene di fatto l'egemonia della cultura occidentale. La rnigliore risposta alle forzature ideologiche è il rigore storiografico, come ha insegnato, con l'esempio, Franco Venturi. Mettendo a disposizione dei lettori un'opera di grande serietà storiografica gli autori del Dizionario storico hanno quindi prodotto la più efficace difesa deU'lUuminismo. Maurizio Viroli " 'W W W 1 : ;:■;■:,■ ,; : HANNO cliccato in 5000 sull'icona «Nero&Rosa» (nel sito Intenet del nostro giornale, www.lastampa.it) per leggere l'inizio del racconto di Carlo Lucarelli, «Mistero di ragazza». In cento hanno provato a scrivere il loro seguito: in netta maggioranza le donne, e ancora più forte (ben due terzi) la preferenza per la trama nera. Variegata anche la provenienza geografica. Si segnala pure un «racconto di gruppo», quello inviato dagli allievi della 3a A, della scuola media Stagi di Pietrasanta. Qualcuno ha avuto fin troppa fretta, si è precipitato a concludere la storia. Errore! Il gioco, organizzato da Tuttolibrì in collaborazione con Ibm, Treccani e Ganzane Cavour, è una «staffetta» in sette puntate, fino al 4 dicembre. Lucarelli ha scelto con noi i due «capitoli» migliori, uno nero e uno rosa, li pubblichiamo qui sotto. Da adesso, riprende la corsa: a voi scrivere la terza puntata del racconto. Chi vuol partecipare troverà in Internet l'incipit del racconto di Lucarelli e questi due primi seguiti. Gli basterà cercare l'indirizzo www.lastampa.it e poi cliccare sull'icona «Nero&Rosa». Lì potrà scrivere (o riversare) la sua continuazione del racconto, scegliendo la trama Nera o quella Rosa. La lunghezza non dovrà superare le 25righe (di sessanta battute). Si prenderanno in considerazione tutti i testi pervenuti entro domenica sera, h. 24. E' necessario specificare l'indirizzo postale e il recapito telefonico. In palio un Vocabolario Treccani con Cd-Rom . , . > - \t NERO: IL SANGUE VELA GLI OCCHI VENERDÌ' 9 ottobre. Le dieci e due minuti. Il ragazzo resta impalato dietro il bancone, come fulminato dallo sguardo che, per un istante breve e lunghissimo, gli occhi della ragazza in fugagli hanno lanciato. Occhi belli come quelli di un angelo e impauriti come quelli di un cerbiatto braccato dai lupi. Del suo rapido passaggio è rimasta solo una vaga scia di profumo. Non ha nemmeno fatto in tempo a dirle che la porta sul retro è chiusa a chiave. Si riscuote solo quando avverte che a quello del profumo di lei si è mescolato un altro odore. Odore acre, di fumo. Si volta e si trova davanti i due uomini. Quello alto si guarda attorno e poi si fionda verso il ripostiglio. Quello basso resta lì. Si rigira tra le dita tozze un sigaro panciuto. Venerdì 9 ottobre. Le dieci e quattro minuti. La ragazza ansima e geme, tira con entrambe le mani la maniglia di quella maledetta porta, la prende a spallate, la tempesta di pugni, la graffia con le unghie smaltate. Ma niente. Non si apre. Non si apre. Le lacrime cominciano a sgorgarle quando sente qualcosa di gelido che le sfiora la nuca e la voce ragliarne alle sue spalle: «Adesso basta cazzate. Adesso vieni con noi». Venerdì 9 ottobre. Le dieci e cinque minuti. Il ragazzo vede l'uomo alto ritornare dal ripostiglio con la ragazza. Le torce un braccio dietro la schiena e le tiene una pistola puntata sul collo. «Bene bene, ecco qua la pecorella smarrita», fa l'altro soffiando fuori una nuvola di fumo denso e puzzolente. Poi, rivolto a lui: «Noi ora ce ne andiamo e tu te ne stai buonino li. Quando siamo usciti tu ti dimentichi tutto. E' stato solo un brutto sogno. Occhei?». Il ragazzo sente il sudore imperlargli la fronte e inzuppargli le ascelle. La paura gli stringe lo stomaco, gli rende le gambe molli. Però ci sono di nuovo gli occhi della ragazza che lo guardano. Dolcissimi. Terrorizzati. Imploranti. Poi è un lampo. Non sa come diavolo ci sia riuscito ma un attimo dopo il tizio alto è in ginocchio con la faccia tra le mani, dopo aver ricevuto un tostapane sul grugno, quello basso è rovinato a terra sfasciando una teca di vetro e lui corre verso l'uscita con la mano esile della ragazza stretta nella sua. Venerdì 9 ottobre. Le dieci e sette minuti. L'uomo in macchina si è appena ripreso. L'autoradio intona adesso «You're so lonely tonight». Vede attraverso il sangue che gli vela gli occhi la ragazza scapicollarsi in fondo alla via insieme al commesso del negozio e, biascicando bestemmie tra le labbra rotte e gonfie, compone un numero sul cellulare. Jacopo De Michelis, Milano ROSA: UNA ROMANTICA GENETTA CARLO alza le mani dalla tastiera, belle queste nuove «ergonomiche» ma i polsi dopo cinquanta righe fanno male lo stesso. Ha scritto di getto le prime due cartelle del suo racconto; l'impianto della storia è completamente sviluppato nella sua testa e questo è il motivo per il quale non ha mai staccato le mani dalla tastiera. Purtroppo il pensiero corre più veloce della scrittura e quindi oltre che per sgranchirsi i polsi la fermata è dovuta allo «sgranchimento» del cervello. Rileggendo lo scrittosi è accorto che ha introdotto, con la nudità della donna sotto l'impermeabile, un tocco di erotismo che non faceva parte della sua idea originaria, non solo ma la protagonista ha i connotati della ragazza incontrata la sera prima. Una palla mostruosa, una cena a cui era andato su pressione dell'editore; non conosceva nessuno ed era stato invitato esclusivamente per essere mostrato dalla padrona di casa come l'amico di famiglia nel settore della cultura. Ospiti dai nomi altisonanti ed arcinoti alle cronache politiche e finanziarie del paese, ma improponibili commensali per la noiosità degli argomenti che affrontavano. Una cena in cui aveva scambiato qualche rara parola con i vicini, l'unico passatempo era stato l'incontro con una giovane donna bionda con i capelli lunghi e con gli occhi azzurro cielo, con la quale c'era stato un colloquio fatto di sguardi molto intensi e carichi, da entrambe le parti, del desiderio di conoscersi. Lei era seduta lontano da lui e forse non avrebbe avuto occasione di parlarle, unico mezzo di comunicazione gli occhi. Finita la cena Carlo stava per uscire quando incrocia la ragazza, la quale gli rivolge la parola con la familiarità di chi si conosce da lungo tempo e comincia a rivelargli i motivi della tristezza che lui aveva letto nei suoi occhi. L'intensità e l'intimità che si era creata tra i due aveva turbato Carlo, che.da tempo aveva scelto di avere esclusivamente dei rapporti - mordi e fuggi - con le donne che incontrava, al punto tale che il suo inconscio aveva inserito dei particolari che non avevano attinenza con la storia originaria. Nel rimettersi a scrivere Carlo ha un'intuizióne: perché questo racconto non diventa una storia d'amore con la bella dagli occhi tristi? Josephine J. van As, Roma

Luoghi citati: Bevilacqua, , Francia, Milano, Mondadori, Pietrasanta, Roma, Russia