FORZA SATIRA Pericoli e Pirella, ovvero: il fumetto più che il giornale può dire la verità di Oreste Del Buono

FORZA SATIRA FORZA SATIRA Pericoli e Pirella, ovvero: il fumetto più che il giornale può dire la verità Illustri identikit: l'Onorevole Collega, il Mago.del Bisturi, il Capo della Raitivù il Professore di Ruolo Poi arrivò il àìttor Rigolo, indagine su un direttore di giornale ih cui si assommano le carenze della slampa SlONOfZ SCALFARI, rosso rett*e>TTzz- chi ?a&\&za qu&~ fa er quo q{fa ero quo- k jmano fa e qk jmano { {fak j DENTIKIT di illustri conosciuti» (Milano Libri, 1974) è il compendio di un anno circa di lavoro della coppia Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella su Linus, organo solo ufficioso, anzi destituito persino d'ufficiosità per insofferenza della nuova satira politica. Un anno in cui il lavoro del pittore che era Tullio Pericoli si era andato raffinando accanto al narratore che era Emanuele Pirella. Così una coppia apparentemente tanto mite come la loro aveva dato sfogo a una vocazione satirica ferocissima. «Quando disegno i miei personaggi - affermava Tullio Pericoli in un'intervista concessa da lui ed Emanuele Pirella e Luigi Vaccari per il Messaggero del 7 febbraio 1976 - il Signor Padrone, l'Onorevole Collega, il Ministro del Culto, il Capo di Stato Maggiore, il Mago del Bisturi, il Nostro Signor Direttore, il Professore di Ruolo, il Persuasore Occulto, il Capo della Raitivù, i Ministri della Finanza, il Procuratore Generale, quando li faccio giocare a Monopoli o sospirare "Verrà un giorno", non voglio creare un cliché, un personaggio sempre uguale, immutabile, repellente. No, l'uomo politico, a esempio, l'Onorevole Collega, è una persona normale, di quelle che puoi incontrare quotidianamente, mangia, si gratta l'orecchio come tutti gli altri. Poi, di colpo fa cose imprevedibili. E terribilmente nocive per tutti noi. In un certo senso è più irritante. Come no?...». Ed Emanuele Pirella conferma: «I nostri personaggi sono normali, persino affascinanti sotto qualche aspetto. Potrebbero essere addirittura positivi. A noi interessa creare una tipologia vasta che venga fuori da tanti personaggi singoli, costruiti con cura, caratterizzati da tanti piccoli particolari...». Arturo Carlo Quintavalle, che è stato il primo vero critico serio di fumetti, dei nuovi fumetti degli Anni 70, ha scritto su Fotografia Italiana del giugno-luglio 1974 a proposito di Identikit di illustri conosciuti: «Il problema di queste strisce è proprio la costruzione di un racconto usando nuove forme narrative. Si sceglie un personaggio che potrebbe essere naturalmente un qualsiasi reale Direttore della Rai-Tv, un qualsiasi reale Monsignore, Primario, Onorevole e si scrive la sua giornata, la sua esistenza secondo una complessa articolazione, perché queste narrazioni sono costruite su unità minori significanti che sono spesso la riga di quattro battute, con una cadenza, quindi, di intervento critico ed ironico che impedisce al lettore l'identificazione nel racconto, gli impedisce cioè di seguire una "trama" dall'inizio alla fine del foglio, ma lo costringe, invece, e continuamente, a prender conoscenza della situazione, a intervenire per controllare quanto viene detto. Un altro artificio, questa volta non narrativo ma grafico, è il mutamento delle dimensioni e della griglia di partenza, un mutamento che si ricollega direttamente ai temi illustrati: a volte il Monsignore benedicente campeggia a tutta pa¬ gina, le mani inanellate e pelose, altre il capitalista, il grande industriale, il ricco finanziere, come grossi mostri, si accampano da un riquadro all'altro, le braccia che traversano l'intera fronte della striscia, le mani che piovono nelle vignette successive con una dinamica che, ancora una volta, impedisce l'aderenza al racconto e costringe all'analisi critica...». Il lavoro della coppia seguiva altri schemi rispetto a quelli dei fumettari americani, nelle cui strisce, si sovrapponevano l'inventore dello spunto, lo sceneggiatore e l'elaboratore dei dialoghi per confluire tutto alla fine nelle mani del disegnatore. La completezza delle vignette derivava dalla riuscita di un modo di raccontare parallelamente, cercando di mettere insieme un nuovo linguaggio figurativo e contemporaneamente letterario, e, la cosa più importante, riuscendo a metterlo effettivamente insieme la maggior parte delle volte. Il massimo raggiungibile era per Tullio Pericoli, allora, «raccontare, sotto metafora, alcuni avvenimenti, denunciando i "meccanismi" che c'erano dietro. Cioè: rivelare, dire di più...», come sostiene nella già citata intervista del Messaggero. «Quando noi abbiamo fatto l'Identikit di certi personaggi, abbiamo riferito la loro vita di ogni giorno: però, scavando, dettagliando quindi quale effettivo Potere avevano, come lo amministravano, come sopraffacevano usando quel Potere. Il lettore, insomma, leggendo i nostri fumetti ha avuto in mano lo strumento che gli ha consentito di interpretare i fatti come erano, non come si voleva che fossero. A questo scopo il fumetto ha maggiori possibilità, per esempio, di un giornale. Io ricordo di aver letto sul Corriere un articolo nel quale Pasolini, cito a memoria, dichiarava: Io so i nomi e i cognomi dei responsabili delle ultime stragi, delle bombe, eccetera, ma non posso scriverli: mi querelerebbero e avrebbero mille modi per "dimostrare" che quanto ho scritto non è vero. Ecco: attraverso la satira, sia pure non nominando questi personaggi, noi possiamo fare quel qualcosa "in più": inventandoli, ma anche rendendoli fisicamente riconoscibili...». Nella stessa intervista Emanuele Pirella ribatte: «La satira è sempre un discorso sul Potere. E in Italia c'è oggi una vacanza del Potere. Il Potere forte, ferreo e solidale che c'è stato fino al 15 giugno s'è incrinato. E, mancando nemici così ben identificabili, la satira deve improvvisamente trovare obiettivi e strumenti nuovi, diversi. Non basta più marciare, contro la De, contro le forze dominanti palesi e clamorose. Esistono delle posizioni di Potere di persone che ci sono care o vicine che, adesso, vanno esaminate criticamente. A Parma, per esempio, il Potere è Pci-Psi, in questo "aggiustamento" nuovo un discorso satirico su un giornale locale dovrebbe pren¬ dere di mira gli scandali edilizi collegati ai socialisti. Quindi non solo, o non più, il Borghese e Montanelli, ma anche Ottone, anche Ferrara e Pavolini. Anche Benedetti. Un tipo di schieramento a sinistra, cioè, che oggi è in qualche modo connesso col Potere. Per fare questo, secondo me, la satira deve diventare sempre più giornalismo e sempre meno commento dei fatti: sarebbe ora, cioè, che anche noi autori satirici andassimo dai ministri...». Il 15 giugno del 1975, votando i giovani che avevano compiuto 18 anni nelle elezioni per i nuovi Consigli locali si era registrato un marcato slittamento dell'Italia a sinistra e si era cominciato a parlare di un sorpasso tra la De che aveva il 35,3% e il Pei che era arrivato al 33,4 di voti. Il 1° maggio del 1976 il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, dopo una lunga crisi, decise la fine anticipata della legislatura, indicendo nuove elezioni per il 20 giugno. Ma questa volta, i risultati delle elezioni introdusse ro un perentorio «contrordine compagni». Il Pc era ancora aumentato al 34,4 ma la Balena Bianca ricompattandosi in un supremo sforzo addirittura aveva conqui stato il 39%. Il Psi si era conservato stabile e tutti gli altri partiti avevano perso voti. Emanuele Pirella si spinge a confessare sia pure scherzosamente una cupa velleità nell'introduzione di Lietta Tornabuoni al volume, intitolato al personaggio più significativo del fumetto italiano, Il Dottor Rigolo (Milano Libri, 1976): «Dopo la mancata sconfitta della Democrazia Cristiana alle elezioni del 20 giugno 1976, ho pensato che bisognasse piantarla: le nostre strisce satiriche, che volevano avere una funzione persuasiva, non erano riuscite a persuadere la gente a non votare De. Tanto valeva smettere». Passato il momento di «stizza intellettuale» hanno continuato, ma II Dottor Rigolo, indagine su un direttore di giornale in cui si assommano le carenze della stampa italiana, merita di essere considerato una lettura educativa. Amaramente educativa. Oreste del Buono mwimm i LA POSTA ' IN GIOCO

Luoghi citati: Italia, Milano, Monopoli, Parma