Sotto le unghie la firma dei killer

E' caccia al complice, mentre s'indaga sulle ultime ore della barista: ha graffiato gli assassini prima di morire E' caccia al complice, mentre s'indaga sulle ultime ore della barista: ha graffiato gli assassini prima di morire Sotto le unghie la firma dei killer Giallo di Milano, in manette un bosniaco MILANO. Uno dei due l'hanno preso all'alba, si chiama Bogomir Kojic, nato a Sarajevo, 27 anni, passaporto falso in tasca («cognome Rezler, nazionalità ceca»), precedenti per furto. E' una specie di gigante, 120 chili, 1,85 d'altezza, faccia rotonda: «Io non c'entro, non so niente. Ho solo bevuto con lei. Ma all'una e mezzo me ne sono andato». Andato dove? «In albergo». E la ragazza? «E' rimasta con il mio amico». E il tuo amico dov'è? «Non lo so, non so niente». Così adesso lo stanno cercando. Tra gli alberghi degli sbandati e le case abbandonate, messaggio a tutte le auto di pattuglia: «Massima cautela. Pericoloso, probabilmente armato». Identificato come Jasmir Sabanovic, 37 anni, slavo, un mandato di cattura internazionale per stupro - in Croazia, anno 1995 -, da un ventina di mesi in Italia, elegante e con soldi, ma senza lavoro, duro di carattere e di lineamenti. E capace, secondo i 30 uomini della Mobile che da 72 ore gli danno la caccia, di conciare così il corpo di Maria Troiano, 32 anni, la donna del giardino, denudata, violentata, sconciata e strangolata alle 3 di venerdì notte. «Indizi, un mucchio di indizi», ti dice Lucio Carluccio, capo della squadra Mobile, faccia sbiancata da due notti insonni passate a perlustrare quelle ultime sei ore di vita di Maria. E gli indizi sono: una cravatta verde lasciata sull'erba del giardino; un anello d'oro con una pietra nera, finito dentro a un cespuglio. Più una traccia che sta ancora sotto alle unghie di Maria. Poi ci sono i testimoni. Centotrenta persone ascoltate per rimettere insieme il labirinto di quella ultima notte di bar e musica e birra e vodka e cocaina, cominciata con un litigio, finita con una morte feroce che le ha tagliato il respiro. Maria, la barista; che tutti raccontano allegra, estroversa, appariscente. E naturalmente bella. Naturalmente provocante. Perciò il dettaglio dei vestiti viene ripetuto da tutti quelli che l'hanno incontrata dietro ai molti bicchieri della notte: la minigonna, gli stivali neri e alti, la scollatura. Il rossetto. Ricominciamo dall'inizio. Ore 21,30. Lei che litiga con il suo fidanzato, Umberto il timido, tecnico di computer, geloso, però morbido d'amore e abituato alle sue sfuriate: «Tu grida, io vado a farmi una doccia». Lei si veste e fila via. Una rampa di scale, la sua Honda Civic in sgommata. Ma non va molto distante, resta in zona, che poi è il quartiere di piazzale Siena, vialoni e case per bene. Pochi balordi, niente tensioni da notti metropolitane. Al primo bar l'incontro. Erano due slavi, dicono i testimoni. Uno grosso, l'altro elegante, vestito e cravatta verde con piccoli disegni. Al mignolo un anello d'oro. Lui l'anello lo voleva vendere. Lo offre a centomila lire. E intanto il primo giro di birre e vodka. Nell'interrogatorio Kojic, il grosso, dirà: «Credo che Jasmir e la ragazza si conoscessero da prima. Ridevano, parlavano vicini...». Lui no, non la conosceva: «Me l'ha presentata il mio amico». Lui non sa niente: «No, io non so niente». Secondo bar. Ancora birre e vodka. Ancora l'anello: «Voglio centomila lire». Dicono chi li ha visti: «Bevevano forte, ridevano, sembravano tre amici». Dice un investigatore: «A mettere insieme i tasselli direi che i due slavi si sono bevuti almeno dieci birre». E la donna? «Più o meno». Allegra e a ruota dei due uomini. Così a ruota da andarsene con loro, verso l'una e mezzo, e riprendersi la macchina e riposteggiarla sotto casa. «Io non sono andato, io li ho lasciati», continua a ripetere Kojic. E al momento su di lui solo sospetti che in queste ore di fermo (l'accusa è: omicidio a sfondo sessuale) gli investigatori e il sostituto Margherita Taddei dovranno verificare. Ma Sabanovic c'era. E ci ha lasciato la cravatta verde che si dev'essere sfilato, ci ha lasciato l'anello che deve essergli caduto. L'ultimo taglio di vita di Maria lo raccontano il suo corpo e i suoi vestiti. Nel giardino ci va consenziente («il cancello devono averlo aperto con uno spadino»), perché ci sono tracce sulle sue suole, e questo vuol dire che non è stata trascinata. «Ci va consenziente - ti spiegano -. Però poi accade qualcosa». C'entra la coca (forse) da comprare, da sniffare, c'entra sicuramente il sesso. Che diventa più pesante di quanto lei fosse disposta a concedere. Così i due grossi lividi che la segnano a metà braccia, ci dicono che è stata tenuta «da mani molto forti di un uomo che le stava alle spalle». E il suo viso occhi tumefatti, labbra spaccate, naso sanguinante - ci dicono della violenza che ha subito, i pugni, gli schiaffi. Poi ci sono gli stivali tolti e gettati sull'erba. Poi i collant rivoltati come se le fossero stati sfilati da altre mani con forza e con velocità. Poi ci sono gli slip, anche quelli sfilati e gettati. Poi ci sono tutti gli oggetti sparsi della sua borsa, che nella lotta - pri¬ ma di essere immobilizzata deve aver fatto roteare. «Si è difesa con la disperazione. Era una donna forte, prestante, coraggiosa», ti dicono gli investigatori. Ma la prestanza dura poco. C'è una donna anziana che abita proprio di fianco al giardino che ha sentito le urla: «Qualcuno gridava aiuto. Ho guardato dalla finestra. Era buio. Non ho visto nessuno». Per farla smettere di gridare, chi la uccide usa i collant attorcigliati come un cappio intorno al collo. Un minuto, non di più. L'autopsia dice: ora della morte le tre di notte circa. Kojic dice di essersene andato un'ora e mezzo prima. Ma ci sono testimoni che giurano di averlo visto rientrare in albergo alle 3,30. E ci sono testimoni che giurano di avere incrociato Sabanovic ancora più tardi, intorno alle 4 del mattino, «con la faccia piena di graffi». Eccola l'ultima traccia: sta sotto alle unghie di Maria, frammenti di pelle e capelli strappati nella lotta: identità certa dell'assassino, che confessi oppure no, purché faccia abbastanza errori da cadere in trappola. Pino Corrias E' stata spogliata, stuprata e soffocata con una calza Gli inquirenti: «Era forte Si è difesa con la forza della disperazione» Sotto la madre di Maria Troiano, 32 anni, (a destra) la ragazza strangolata a Milano In alto, da sinistra i due presunti assassini, Bogomir Kojic, arrestato e Jasmir Sabanovic, ricercato

Persone citate: Lucio Carluccio, Margherita Taddei, Maria Troiano, Pino Corrias, Sabanovic

Luoghi citati: Croazia, Italia, Milano, Sarajevo