«Colpevoli di franchismo» La chiesa vuole chiedere il perdono di Gian Antonio Orighi

I vescovi spagnoli sembrano avviati a imitare i francesi I vescovi spagnoli sembrano avviati a imitare i francesi «Colpevoli di franchismo» La Chiesa vuole chiedere perdono MADRID NOSTRO SERVIZIO A 58 anni dalla fine della guerra Civile, quando ancora sulle facciate di moltissime chiese sono esposte lapidi commemorative dei morti franchisti precedute dalla frase «Caduti per Dio e per la Spagna» la Chiesa spagnola (che appoggiò e fu il fondamentale pilastro nel golpe e nella guerra '36-'39 - un milione di morti - contro la legittima II Repubblica prima e nella dittatura - 200 mila le vittime dello spietato «tallone di ferro» del «Caudillo» - poi) chiederà «molto probabilmente» perdono per il collaborazionismo durato dal '37 al '75. Il possibile pentimento, rivelato ieri da «El Mundo», «seguirebbe l'esempio della Chiesa francese che ha già chiesto perdono per il suo silenzio durante i crimini del regime di Vichy. I vescovi spagnoli potrebbero far coincidere questa iniziativa con la celebrazione del Giubileo del 2000». Il giornale si basa, senza citarle, su fonti ecclesiali. In questi giorni la Chiesa cattolica ò stata pesantemente tirata in ballo a proposito della «Guerra Civile Luis Yanez, un politico sivigliano da sempre vicinissimo all'ex premier Gonzàlez, deputato e portavoce socialista nella commissione Esteri della Camera, chiedeva l'instaurazione, nel Regno, di un tribunale simile a quello che gli Alleati crearono a Norimberga «per giudicare i responsabili degli assassinii di massa che si produssero durante la Guerra Civile ne¬ gli Anni 40-50». Il giorno dopo il segretario socialista Almunia coinvolgeva anche la Chiesa, chiedendole «di riconoscere i suoi errori come complice della dittatura franchista». Ma il riconoscimento dell'indiscutibile collaborazionismo non sarà a breve termine. «El Mundo» riportava ieri anche le dichiarazioni rilasciategli da monsignor José Sànchez, segretario della Conferenza Episcopale Spagnola: «Non ubbidiamo a bacchetta. Siamo un'entità molto libera che agisce di propria iniziativa e non quando altri lo esigono. Inoltre, ubbidire a bacchetta, in una democrazia, è molto pericoloso». La spinosa questione è stata preceduta, una settimana fa, da un ampio reportage dell'autorevole «El Pais», secondo cui, invece, «la Chiesa spagnola non ha intenzione di pentirsi. I vescovi sono restii a chiedere perdono per la collaborazione con il franchismo». Ed ha ripubblicato una choccante foto del '38: l'arcivescovo di Santiago, a fianco del «Generalissimo» e sul portale della cattedrale salutava i fedeli con il braccio alzato fascista. Ricorda lo storico Paul Preston in «Franco, Caudillo de Espana»: «La lettera collettiva dell'episcopato spagnolo, diffusa a tutti i vescovi del mondo il lu luglio del '37, legittimava la ribellione militare». Ed il golpe venne battezzato «Crociata», il 30 settembre '36, dal vescovo Pia y Deniel. Gian Antonio Orighi

Persone citate: Almunia, Deniel, José Sànchez, Luis Yanez, Mundo, Pais, Paul Preston

Luoghi citati: Madrid, Norimberga, Santiago, Spagna