Montenegro al voto con una legge truffa

Montenegro al voto con una legge truffa Ballottaggio tra i candidati filo e anti Milosevic, contestazioni per le liste elettorali Montenegro al voto con una legge truffa La Commissione cambia le regole all'ultimo minuto ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Benché in Montenegro il Presidente della Repubblica abbia un potere limitato, il ballottaggio di ieri tra l'attuale presidente Momir Bulatovic e il suo avversario nelle elezioni presidenziali, il premier Milo Djukanovic, è già stato definito un voto storico. Scegliendo tra i due il Montenegro sceglie tra il rafforzamento dei legami con Belgrado da una parte, e una maggiore autonomia, seguita da una serie di riforme politiche, dall'altra. Il risultato elettorale può quindi implicare cambiamenti drastici nella piccola Repubblica che insieme alla Serbia costituisce la Federazione jugoslava. Uomo di Milosevic, a cui deve la poltrona presidenziale, Bulatovic spera in una riconferma del suo mandato. Votando ieri in una scuola della capitale Podgorica, il Presidente uscente si è però dichiarato preoccupato per le irregolarità nelle Uste elettorali. Per via delle numerose contestazioni nel primo turno elettorale di due settimane fa, la Corte Suprema montenegrina ha infatti accordato l'iscrizione di 13 mila nuovi elettori che ieri hanno potuto votare. Nel frattempo, uno dei membri della Commissione elettorale si è dimesso per presunte manipolazioni delle liste. Ieri mattina di fronte ai seggi dei maggiori centri urbani si sono create lunghe file, non per via di un'affluenza straordinaria degli elettori, ma per le nuove misure di controllo. Per impedire che mia persona possa votare in due posti, tutti quelli che si sono recati alle urne hanno dovuto firmare un apposito documento dopo aver votato. Comunque fino alle 11 del mattino è stata registrata un'affluenza del 25 per cento, la stessa del primo turno. Altra sorpresa della giornata è stata la decisione dell'ultima ora della Commissione elettorale che ha stabilito che le elezioni saranno valide soltanto se voterà il 50 per cento degli elettori iscritti nelle liste. Per via di questa clausola sono fallite le recenti elezioni presidenziali in Serbia: più della metà degli elettori ha infatti boicottato le urne. Fin da ieri si pensava che in Montenegro, nel secondo turno, avrebbe vinto il candidato con il maggior numero dei voti, a prescindere dall'affluenza alle urne. Da ieri non è più così. Tutto questo non fa che accrescere il clima di tensione sviluppa¬ tosi intorno alle presidenziali, in cui i due candidati non si sono risparmiati reciproche accuse. Fedele seguace del regime di Belgrado, il quarantunenne Bulatovic ha rinfacciato al suo avversario di voler distruggere la Jugoslavia. Il trentacinquenne Djukanovic ha risposto che il Montenegro non deve più essere sottomesso alla Serbia, accusando Bulatovic di essere una marionetta di Milosevic. «La politica sbagliata di Belgrado ci ha ridotti in queste condizioni» afferma il giovane Premier. Benché tutti e due siano membri del partito socialdemocratico montenegrino, gli ex comunisti Bulatovic e Djukanovic sono a capo di fazioni avversarie. Il primo, che sostiene il nazionalismo serbo, gode dell'appoggio dei montenegrini del Nord, tradizionalmente legati alla Serbia, e di alcune decine di migliaia di profughi serbi. Milo Djukanovic rappresenta invece quella parte di Montenegro che vuole uscire dall'isolamento internazionale in cui si è trovato il Paese in seguito alla guerra combattuta, prima in Croa zia e poi in Bosnia, su direttiva di Belgrado. Vogliono più autonomia, con adeguate riforme politiche ed economiche. Dicono che allentando i legami con Belgrado il piccolo Montenegro (in tutto 600 mila abitanti) potrebbe uscire presto dalla profonda crisi economica, aprendosi verso il mondo e sfruttando, per esempio, il potenziale turistico. Ma questa politica, sostenuta in particolare dagli abitanti delle città e dalle giovani generazioni, è una seria minaccia per Milosevic che perderebbe così il controllo della regione. Ecco perché Belgrado ha mandato i suoi emissari nel Montenegro per «dirigere» il voto. Nel primo turno l'uomo di Milosevic, che i sondaggi davano perdente, ha ottenuto 2000 voti in più di Djukanovic. Irregolarità o vittoria per un soffio? Lo dovrebbe stabilire definitivamente il ballottaggio. Ingrid Badurina Tutto annullato se non va alle urne il 50 per cento degli aventi diritto Un macigno sull'eventuale vittoria di Djukanovic, sgradito a Belgrado Il presidente Momir Bulatovic spera in una riconferma Al primo turno i sondaggi davano per vincente il suo avversario, il premier Milo Djukanovic, invece a sorpresa Bulatovic ha preso più voti