Prodi fa il duro con gli imprenditori di Fabio Martini

=1 Il premier in viaggio a Singapore: le cifre confermeranno che l'accordo non toglie competitivita Prodi fa il duro con ali imprenditori «Sono scontenti!'Non posso badare ai segnali di fumo» SINGAPORE DAL NOSTRO INVIATO Un Prodi così non si era mai visto. Si capisce che la crisi lo ha psicologicamente trasformato non appena il premier mette piede nella lattiginosa e nebulosa Singapore di questi giorni. Un cronista romagnolo che lo segue dai tempi del pullman lo accoglie così in albergo: «Romano ti sei "imbullonato" a palazzo Chigi, a questo punto ti teniamo altri 3 anni?». E Prodi al volo: «Io resto, ma cambierò i giornalisti e anche i direttori!». Scherza il Professore, ma qualche ora più tardi nella prima conferenza stampa di questa missione nel Sud-Est asiatico, il premier conferma di essere uscito trasformato dalla crisi che lo ha visto uscire vincitore. Sicuro di sé, con un piglio decisionista, a chi gli chiede se le 35 ore non tolgano competitività alle imprese italiane all'estero, Prodi risponde così: «Non diciamo menate'. Un'altra domanda su...». Spiega che «l'accordo prevede un monitoraggio da parte dei governo e delle parti sociali» e in ogni caso Prodi rassicura così i critici di parte impenditoriale: «Io ho la ferma volontà di rispettare con lealtà l'accordo in tutti i suoi aspetti». Ce n'è anche per Bertinotti: chi prova a paragonare il leader comunista al figlici prodigo, si sente rispondere dal premier: «Non scomodiamo il Vangelo!». Ma non è soltanto una raffica di battute. Il Prodi rinfrancato sbarcato in una Singapore avvolta dalla nube in- donesiana, rivendica a sé il merito della soluzione della crisi e rivela che il giorno in cui salì lo scalone del Quirinale con il mandato in tasca, beh, quel giorno pensava di essere spacciato. Prima scherza: «Ero in coma profondo...», ma poi si fa serio: «Quando sono andato al Quirinale a dare le dimissioni, non pensavo che la crisi avrebbe avuto una soluzione positiva. Ma credo di aver manifestato un'estrema coerenza. Dissi: o vi è accordo o il governo lo fa im altro. Una fermezza determinante. Ora il bipolarismo è rafforzato, senza pasticci. Se si riesce a tenere la coerenza per un altro po' di tempo, poi cambia l'Italia, per davvero». E dall'afa equatoriale di Singapore c'è un messaggio persino per Gianfranco Fini, che andò a stringergli la mano dopo il discorso alla Camera: «La stessa Alleanza nazionale - di¬ ce Prodi - era molto più fuori dal sistema un anno fa rispetto ad oggi, ma progressivamente ci sta entrando». E' proprio un Prodi trasformato. Oppure - come suggerisce chi lo conosce bene - il Professore non sta più nascondendo la grinta che ha sempre avuto dentro di sé. E così, dalle parti dell'equatore sembra essersi eclissato il Prodi pacioso, emiliano fino all'osso, che qualcuno aveva battezzato con il soprannome sbrigativo di «Mortadella». Alla prima tappa di un viaggio che lo porterà oggi in Indonesia, domani nelle Filippine e dopodomani (fino al 24) in Giappone, Prodi non si è sottratto alle domande sulle vicende italiane. Con gli imprenditori prima usa il «bastone»: («L'accordo sulle 35 ore non l'hanno preso bene? E perché dovrebbero?», «io non pos¬ so guardare i segni di fumo ogni 5 minuti...»). E poi sfodera la carota: «i mercati non si sono impressionati», «nell'accordo c'è scritto che governo e parti sociali faranno un monitoriaggio che tenga conto delle compatibilità, delle conseguenze sul piano economico nei vari settori industriali» e in ogni caso «assicuro che quando le parti sociali si riuniranno per verificare progressiva attuazione, il problema sarà molto, molto ridimensionato. Di questo sono sicurissimo. Lo assicuro». E nella lunga conferenza stampa, tenuta in una saletta della azienda italiana Thomson, Prodi fa capire che l'evoluzione bipolare del sistema politico italiano fa bene, molto bene all'Ulivo. «Alcuni mesi fa - racconta Prodi - questo governo era considerato schiavo del marxismo del pds, questo si è dimostrato ridicolo, in pochi mesi stiamo costruendo un sistema democratico ad ampio spettro» ed in questo quadro «l'Ulivo fa proseliti». Ma gira gira, le domande dei giornalisti tornano sempre su Rifondazione e su quel minaccioso articolo di Bertinotti su «Liberazione» che ipotizza nuove battaglie, nuovi scontri, «nuovi passaggi difficili». Per una volta Prodi torna un po' «Mortadella», sorride, allarga le braccia, dice mezze parole («Guardi non lo so, passaggi difficui... poi a un dato punto, lei non mi sta dicendo una novità...»), ma alla fine torna il Prodi decisionista: «con Rifondazione abbiamo un accordo fino alla fine dell'anno prossimo. E questo è un punto fermo». Fabio Martini Il presidente del Consiglio Romano Prodi al suo arrivo a Singapore

Persone citate: Bertinotti, Gianfranco Fini, Prodi, Romano Prodi, Thomson

Luoghi citati: Filippine, Giappone, Indonesia, Italia, Singapore