Lunga stagione di polemiche dietro il rapporto magistrati-pentiti L'antimafia delle rivelazioni di Chiara Beria Di Argentine

L'antimafia delle rivelazioni Lunga stagione di polemiche dietro il rapporto magistrati-pentiti L'antimafia delle rivelazioni E, il tono che non andava. Il senso complessivo dell'operazione... non posso tapparmi gli occhi di fronte a certi errori». Il presidente della commissione Antimafia, Ottaviano Del Turco, nei giorni scorsi non ha nascosto tutto il suo disappunto per il tono dell'intervista pubblicata dal quotidiano «La Repùbblica» al collaboratore di giustizia, Tommaso Buscetta, con le critiche del più famoso dei pentiti a come lo Stato affronta oggi la lotta alla mafia. Per Del Turco (l'ex segretario aggiunto della Cgil ed ex segretario del psi voluto dall'Ulivo al delicatissimo incarico dell'Antimafia) si rischia una «pentitocrazia» chiedendo pareri e valutazioni a personaggi come Buscetta o Gaspare Mutolo. Un invito alla cautela nel valutare le parole dei pentiti più che doveroso. Ma per Del Turco, forse, c'è pentito e pentito. Nelle stesse ore in cui il presidente dell'Antimafia esternava le sue preoccupazioni da Genova arrivava, infatti, la notizia che in linea con la richiesta della procura generale il gip del tribunale ligure, Anna Ivaldi, aveva disposto l'archiviazione del caso Parenti-Boccassini innescato dalle dichiarazioni di Angelo Veronese, un infiltrato sottoposto a programma di protezione. Veronese - definito ora dal gip «complessivamente inattendibile» e imputato per il reato di calunnia - aveva raccontato ai magi- strati genovesi di aver incontrato a palazzo di giustizia di Milano il pm Ilda Boccassini che lo aveva sollecitato, promettendogli 500 milioni, a dire cose penalmente rilevanti su Tiziana Parenti. Seguono: la reazione indignata dell'onorevole Parenti che presenta un esposto; l'iscrizione di Boccassini, pm delle inchieste su Duomo connection, sulle stragi di Capaci e via D'Amelio e sulle toghe sporche a Roma, sul registro degli indagati; la polemica del tailleur che Boccassini avrebbe indossato il giorno del famoso incontro; gli attacchi al procuratore capo di Milano, Borrelli, per i contatti con la procura ligure. In quei caldi giorni d'inizio luglio il presidente dell'Antimafia pronuncia una frase mai smentita: «Spero che finisca bene. Ma è difficile. Perché o si dimostra che la Parenti è una pazza da legare, ma non so se è così, oppure mantenere la Boccassini nel ruolo che ha è come tenere una volpe a guardia di un pollaio...». Al di là del tono così poco istituzionale che fa rimpiangere predecessori di Del Turco come, per fare un solo esempio, Gerardo Chiaromonte, colpisce che anche per il presidente dell'Antimafia la parola di un pentito, prima ancora di essere sottoposta a riscontri, sembra valere più di quella di un magistrato da anni impegnato sul fronte del contrasto alla criminalità. In realtà Del Turco ondeggia. «Tra le affermazioni di un pericoloso mafioso e quelle di un servitore dello Stato si dovrebbe credere a quest'ultimo», commenta invece a fine agosto, quando si viene a sapere che sette pentiti accusano di presunte collusioni il tenente Canale, per anni braccio destro di Paolo Borsellino. Inesperienza? Di certo il presidente Del Turco finora non ha commentato l'archiviazione di Genova, quella sulla volpe e il pollaio. Eppure, come dice sempre lui, «non ci si può tappare gli occhi di fronte a certi errori...». Chiara Beria di Argentine Ottaviano Del Turco

Luoghi citati: Capaci, Genova, Milano, Roma