«Il blocco resta l'unica via»

« « Il blocco resta Punicei via» Il fiorentino Belardinellì, salvato dai Nocs FIRENZE. Il momento in cui seppe della sparatoria tra i Nocs e i suoi rapitori fu il più terribile della prigionia. «Mai avuto paura come in quel momento», spiega Dante Belardinelli, 72 anni, proprietario della Jolly Caffè, sequestrato il 30 maggio '89. Per lui non pagare il riscatto è l'unica arma contro i sequestratori. Fu grazie alla linea dura degli inquirenti, culminata in uno scontro a fuoco tra sequestratori e Nocs, che l'industriale fiorentino venne poi liberato il 3 agosto '89, dopo 64 giorni di prigionia. Oggi Belardmelli si dice certo che la linea dura è l'unica perseguibile. Secondo lui, comunque, Soffiantini non corre pericoli per quanto accaduto: «Il pericolo vero è quando i sequestratori si rendono conto di poter essere riconosciuti dall'ostaggio. L'ostaggio muore per cause diverse dal pagamento del riscatto». Belardinelli ricorda la sua esperienza: «Tre giorni dopo lo scontro a fuoco tra i banditi e gli agenti dei Nocs, i-rapitori mi sbatterono il giornale in faccia: in quel momento ho avuto paura. Ribadirono la loro intenzione di non lasciarmi finché non avessero pagato. Loro vogliono i soldi e il blocco dei beni è l'unico deterrente: se sanno che la cassaforte che tentano di aprire rischiando l'ergastolo è vuota, dopo una, dieci, venti volte smettono, non rischiano la galera. Dobbiamo tutti renderci conto di questo, altrimenti dovremmo aver paura anche dei vicini, andremmo tutti a finire in un baratro, perché è un reato che si commette con tanta facilità. E poi non si deve dimenticare che tanti rapiti sono morti anche se è stato pagato il riscatto». Belardinelli ha parole di comprensione per le famiglie Melis e Soffiantini: «Hanno il dovere-diritto di fare così, di essere pronti a qualsiasi sacrificio per pagare il riscatto. La battaglia dei fainiliari è il legame col sequestrato, anch'io durante la prigionia volevo che pagassero subito il riscatto, anche se discussi con i sequestratori per là cifra richiesta visto che la mia famiglia non ce l'aveva»: Belardinelli, che ancora oggi gira armato, ricorda che la sua famiglia, pur avendo collaborato con gli mquirenti, quando arrivò il momento di pagare il riscatto si svincolò: «Partirono per la consegna del denaro ma furono fermati e vennero sostituiti dagli agenti dei Nocs già travestiti con parrucche, mimetizzati al punto da non essere riconosciuti». Anche in quel caso, però, finì in uno scontro a fuoco: «Qualcosa andò male ma bisogna rendersi conto che si tratta con persone che sparano appena ti vedono». Lui non ha dimenticato l'agente rimasto paralizzato: «Ci vediamo ogni mese, comincia a essere autosufficiente». [Ansa] Dante Belardinelli, 72 anni, proprietario della jolly Caffè, sequestrato il 30 maggio '89

Persone citate: Belardinelli, Dante Belardinelli, Melis, Soffiantini

Luoghi citati: Firenze