Una nuova cosca: il clan dei pentiti

11 Interrogatorio fiume di La Barbera e Di Matteo, volevano scardinare lo strapotere dei corleonesi Una nuova cosca: il clan dei pentiti Confermato l'arresto di Di Maggio PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Balduccio Di Maggio e altri pentiti hanno dato vita a una nuova cosca, tentanto di scardinare lo strapotere del clan dei corleonesi. E' questo il sospetto degli inquirenti antimafia a Palermo, dove ieri il gip Alfredo Montalto ha convalidato l'arresto di Di Maggio. Sotto la direzione della procura della Repubblica procedono interrogatori e confronti fra i pentiti, primi fra tutti Santino Di Matteo e Gioacchino La Barbera: indagati di reato connesso, sono i due che più d'ogni altro hanno consentito di far luce sulla strage di Capaci alla quale parteciparono. Di Matteo e La Barbera sono stati ascoltati per 12 ore: poi Di Maggio e La Barbera sono stati messi faccia a faccia. I carabinieri, inoltre, hanno arrestato a San Giuseppe Jato il presunto killer del meccanico Vincenzo Arato, che sarebbe stato fatto uccidere da Di Maggio. Ma l'identità dell'arrestato sarà resa nota solo oggi. Ancora, sono stati secretati i verbali contenenti le affermazioni di tre picciotti indiziati di essere legati a Di Maggio. Fino a ieri si era saputo soltanto di un dichiarante coperto dal nome in codice «Alfa» e ieri si è parlato pure di «Beta» e «Gamma», insomma degli altri due. Stanno davvero mettendo in difficoltà Di Maggio? In ambienti investigativi, comunque, si assicura che il superpentito ha confessato anche 0 tentativo di omicidio (obiettivo un amico del suo nemico Giovanni Brusca). Nella sede della Direzione investigativa antimafia di Palermo il riserbo è massimo. Nessun dettaglio sulle indagini è arrivato da Carlo Alfìero, il generale dei carabinieri che è il nuovo direttore della Dia e che negli ultimi giorni ha incontrato procuratori e prefetti di Palermo, Agrigento e Caltanissetta. La tensione sul caso pentiti rimane alta. Ieri comunque si è determinato un fronte comune nella Commissione antimafia tra Forza Italia, An, Cdu e Lega Nord per l'urgente audizione del ministro degli Interni Giorgio Napolitano, dei procuratori della Repubblica di Palermo, Catania e Caltanissetta e del comandante del Ros, il Reparto operativo speciale dei carabinieri. Tiziana Maiolo ha criticato Gian Carlo Caselli, sostenendo che «ha tentato di minimizzare» la vicenda di Di Maggio. E la direzione nazionale del Cdu ha insistito sulla necessità di proseguire la discussione sulla riforma delle norme sui pentiti. Silvio Berlusconi, che l'altro ie¬ ri aveva parlato di «procure rosse», tornando a lamentarsi per le indagini su di lui, ha detto: «Dobbiamo renderci conto, lavorando in Bicamerale e in Parlamento, se siamo di fronte a una maggioranza che è soltanto beneficiaria del lavoro delle procure o se è una maggioranza che era e continua a essere mandante del lavoro delle procure». Ottaviano Del Turco, che nel pomeriggio sarà a San Giuseppe Jato, ha invece avuto parole sfer¬ zanti per un'intervista a «Repubblica» di Tommaso Buscetta. Annunciando di essere molto malato, Buscetta ha detto: «Mi sembra che magistrati, polizia, pentiti, politici, commissioni parlamentari stiano precipitando in una grande confusione». «Mi fa rabbia - ha aggiunto il pentito - come lo Stato italiano, per l'interessata malafede di alcuni e l'inconcludenza di altri, si stia lasciando scappare dalle mani il filo della vittoria contro Cosa nostra». E ancora: «Al primo verbale ora il pentito finisce in aula senza che siano stati raccolti riscontri». Antonio Ravidà Buscetta all'attacco «Lo Stato italiano si lascia sfuggire il filo della lotta alla mafia» che è soltanto beneficiaria del oro delle procure o se è una ggioranza che era e continua a ere mandante del lavoro delle ocure». Ottaviano Del Turco, che nel meriggio sarà a San Giuseppe o, ha invece avuto parole sfer¬ tari stiano precipitando in una vittoria contro Cosa nostra». E ancora: «Al primo verbale ora il pentito finisce in aula senza che siano stati raccolti riscontri». Antonio Ravidà uscetta all'attacco Lo Stato italiano lascia sfuggire filo della lotta la mafia» La cadSan Giil paes i 1

Luoghi citati: Agrigento, Caltanissetta, Capaci, Catania, Palermo, San Giuseppe Jato