Caso Moro un giallo 19 anni dopo

Ricompare una nota del Viminale per Palazzo Chigi. «E' fuga di notizie» Ricompare una nota del Viminale per Palazzo Chigi. «E' fuga di notizie» Caso Moro, un giallo 19 anni dopo Un appunto di Cossiga perAndreotti ROMA. Il delitto Moro, a dispetto di innumerevoli processi e di quasi vent'anni di inchieste, continua a riservare sorprese: alcuni documenti sono ancora sepolti negli archivi. S'è saputo solo ieri che la magistratura romana ha acquisito da circa un mese alcuni fascicoli riservati presso la presidenza del Consiglio (leggasi Cesis, comitato di coordinamento sui servizi segreti) che riguardano un inedito e segretissimo piano «Pantere». 11 piano, che deve il suo nome aila fusione delle iniziali Piano ANti TERrorismo, porta la data del 26 marzo 1978. Il che significa che fu partorito dieci giorni dopo la strage di via Fani e il sequestro del presidente della de. In un biglietto accluso, datato 30 gennaio 1979 e firmato dal prefetto Abate (che all'epoca era il responsabile dell'ufficio di sicurezza di palazzo Chigi), si può leggere che «il 26.3.78 il Min. Cossiga ha consegnato al Pres. il Piano Pantere. Restituirlo per aggiornamento. Il Pres. ha detto di farlo sparire. Dire che non si trova». Come si vede, l'appunto è davvero misterioso e suscita infiniti interrogativi: a chi bisognava dire che il piano Pantere non si trovava? Chi ne era a conoscenza e lo reclamava? L'intestazione, poi, è tra le più inquietanti: «Operazioni speciali terrorismo». Non si conoscono i particolari del piano, che porta le firme dell'allora ministro dell'Interno, Francesco Cossiga, e dell'allora presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Entrambi, interpellati, hanno rifiutato ogni commento. Il Parlamento era stato informato nei giorni scorei della scoperta. Il magistrato Rosario Priore, che è mio dei titolari del- l'inchiesta su Moro, aveva scritto riservatamente al presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, per comunicare il ritrovamento. E ora Pellegrino commenta: «Quanto prima ci riuniremo e valuteremo. Se autorizzato, segnalerò la fuga di notizie alla magistratura. Quello che è grave non è il contenuto del documento in sé, ma che il segreto istruttorio è stato violato. E questo è tanto più grave, quanto più è importante il documento». Anche il presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, Franco Frattini, stigmatizza la fuga di notizie, «che è molto grave e riguarda argomenti delicatissimi quali il terrorismo. Questo era un piano davvero segreto e nemmeno noi ne abbiamo un diretto possesso». Ma era stato informato Frattini dell'esistenza di questo piano Pantere? «No commenti). Certo che è mirabolante e fortunosa anche la maniera con cui la notizia è diventata di pubblico dominio. L'agenzia di stampa Adn-Kronos, alle ore 15,15 di ieri, ha informato che le era «pervenuta fotocopia delle intestazioni di un documento, che stando al suo tenore, dovrebbe trovarsi presso gli uffici giudiziari di Roma». Seguiva una sfilza di titoli da cui si capiva ben poco, se non le date. Ma c'era già abbastanza da fare salti sulla poltrona. Si sbizzarriscono le ipotesi. C'è chi, come l'ex parlamentare Falco Accame, appassionato di questioni spionistiche, ricollega il piano Pantere alla nascita dei gruppi speciali antiterrorismo, ricordando che proprio durante il sequestro Moro si pensò agli incursori di Marina come teste di cuoio. Secondo i deputati Cola, Fregala e Simeone (An) si tratterebbe invece di una faida tra Andreotti e Prodi. Il primo avrebbe fatto riferimenti dubbiosi alla famosa seduta spiritica, cui partecipò Prodi e da cui venne l'indicazione «via Gradoli». L'attuale premier - a loro giudizio - avrebbe reso il favore, scovando un documento imbarazzante per Andreotti e subito recapitandolo alla magistratura. [fra. gri.] Francesco Cossiga

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