Telefoni, la sfida è mondiale

Telefoni, la sfida è mondiale Telefoni, la sfida è mondiale EGLIO Telecom Italia o France Télécom? Oppure, perché non scegliere Telecom Portugal? La lista delle debuttanti in Borsa nel comparto telecomunicazioni è molto lunga. Si va dalle compagnie europee già citate (va però aggiunta la magiara Matav) alla brasiliana Grvd. Solo la Korea Telecom, a causa della crisi dei mercati del Far East, ha rinviato l'appuntamento già previsto sui mercati. Ma, per restare nell'emisfero australe, non si può trascurare l'opv, da Honk Kong, di China Telekom o dell'australiana Telstra... POSTO DI RILIEVO Tra tutte queste proposte, spiegano gli analisti, Telecom Italia merita un posto di rilievo, giustificato sia dall'andamento dei bilanci che da una lunga esperienza sui mercati azionari. Ma per chi crede nell'evoluzione del settore e nelle sue potenzialità a livello globale, fermarsi alla proposta italiana può apparire riduttivo. Si spiega così il successo raccolto dalla prima iniziativa, promossa da Finanza Fr Futuro, su questo terreno. Nel giro di pochi giorni l'emissione obbligazionaria «Toptel» promossa dalla società del gruppo Deutsche Bank ha raccolto 100 miliardi. A QUATTRO ANNI La proposta? Si tratta di un'obbligazione indicizzata quadriennale emessa dal Mediocredito Lombardo basata sul rimborso, alla scadenza, del capitale investito più una cedola pari al 100% della rivalutazione nel periodo di alcune tra le maggiori società del settore telecomunicazioni: Telecom Italia, Deutsche Telekom, British Telecom, Telefonica de Espana, At&t, Gte, Bellsouth, Nippon Telecom, Singapore Telecom e la brasiliana Telebras. L'offerta è esaurita, ma sono a disposizione diversi fondi specializzati (per ora non tra quelli di diritto italiano). PERFORMANCE DELUDENTI Il luogo comune è che le telecomunicazioni siano sempre e comunque un grande affare. Non è stato così per chi, pochi anni fa, ha scommesso sull'offerta del gestore telefonico della Malaysia. E brutte sorprese hanno accolto anche chi ha dato fiducia alla Kpn olandese. Pure Deutsche Telekom, dopo il collocamento brillante e i buoni risultati iniziali in Borsa, è incorsa in qualche infortunio. La semestrale, pur soddisfacente (utile di 1,65 miliardi di marchi contro 1,28, fatturato in crescita del 7,5%), non ha soddisfatto i grandi gestori. Gli analisti giudicano con pessimismo il titolo, alla vigilia della deregulation (si calcola che nel 2005 la società controllerà solo il 54% del mercato, contro l'attuale 84%) e pure i risparmi sul fronte dei costi (quelli del personale, soprattutto) sono stati ritenuti insufficienti. PARIGI IN LINEA Dati i precedenti, si spiega perché le tre sorelle latine (Italia, Francia e Portogallo) si siano mosse con grande cautela nel momento delle grandi privatizzazioni. L'offerta del gestore portoghese, alleato con il network Concert e la spagnola Telefonica, ha i numeri per esser ben apprezzata dai mercati. «Anche perché - nota con una punta di malizia il Financial Times - le caratteristiche economiche sono simili a quelle di Telecom Italia, ma il panorama politico portoghese sembra sereno, a differenza di quello italiano». La grande sfida, però, arriva da Parigi, dove il presidente Michel Bon spera di coinvolgere almeno due milioni di risparmiatori (oltre a Deutsche Telekom) nell'avvio della prima grande privatizzazione dell'era Jospin. PREZZO GIUSTO A differenza di Telecom Italia, non mancano le perplessità degli operatori. Tanto per cominciare è una finta privatizzazione, perché lo Stato per ora cede solo il 20% del capitale (sufficiente, comunque, a far sì che France Télécom pesi l'8% sul listino di Parigi) mentre il resto della vendita avverrà in tempi lunghi. L'azienda, inoltre, sembra dover affrontare una complessa ristrutturazione (i dipendenti sono ora 165.200) che si scontra con la rigidità del costo del lavoro e del governo di sinistra. Consapevoli di queste difficoltà i responsabili parigini sono stati generosi: il prezzo è stato fissato a 182 franchi, assai più in basso del valore massimo della forchetta prevista (190 franchi). Inoltre, i privati avranno uno sconto di 5 franchi. I PARAMETRI A questi valori il gestore parigino è stimato solo 5 volte secondo l'indicatore Ebitda (margine operativo al netto degli accantonamenti) e il price earning (rapporto prezzo/utili) è intomo a 11 volte e l'èva (ovvero utili prima di interessi passivi, tasse e ammortamenti) ammonta a solo 4,5 volte (vedi grafici). Un affare, dicono in coro molti analisti, perché il suo rendimento effettivo sarebbe di assoluta eccellenza, oltre due volte il corrispondente di Telecom Italia, se Michel Bon terrà fede alla promessa di destinare a dividendo il 50% degli utili (la previsione è di 14-15 miliardi di franchi). BUONA CONCORRENZA La società, però, si scontra per la prima volta con l'atmosfera del mercato azionario. E, rispetto a Telecom Italia, dovrà fare i conti già dal primo gennaio con un concorrente molto agguerrito, la Cegetel (filiale della Generale des Eaux e partecipata da British Telecom e Mannesmann), attivo anche nella telefonia fissa oltre che in quella mobile. Lo scontro sulle tariffe promette di essere molto aspro e questo potrebbe incidere sulla redditività futura del colosso transalpino. E questo è l'indicatore che fa pendere la bilancia, per ora, a favore dell'offerta italiana. PREVISIONI

Persone citate: China Telekom, Jospin, Michel Bon

Luoghi citati: Francia, Honk Kong, Italia, Parigi, Portogallo, Singapore