Animali d'Italia da salvare In pericolo tredici specie nostrane

Animali d'Italia da salvare Animali d'Italia da salvare In pericolo tredici specie nostrane ANCHE la natura di casa nostra rischia di scomparire, non solo gli elefanti, le tigri, le balene e i grandi animali simbolo della natura selvaggia: ce lo ricorda il Wwf, che dopo il Libro Rosso delle Piante ha presentato la prima lista rossa dei vertebrati italiani a rischio di estinzione. Un lungo elenco, che si affianca a quello degli animali già scomparsi dall'Italia nel corso di questo secolo. Si tratta di 13 specie: una di mammiferi (la Lince delle Alpi), 10 di uccelli (l'Aquila di mare, il Gipeto Gypaetus barbatus, che come abbiamo scritto su queste pagine era estinto sulle Alpi ma è stato nuovamente avvistato l'Avvoltoio monaco, l'Albanella reale, il Falco pescatore, la Starna italiana, il Gobbo rugginoso, la Quaglia tridattila, la Gru e la Monachella nera) e 2 (Lucertola muraiola di Pianosa e la Lucertola campestre di Santo Stefano) sottospecie di rettili. Non consola molto scoprire che nessuna estinzione si è verificata dopo gli Anni 70 (soprattutto grazie a chi si batte perla conservazione della natura), perché le condizioni degli habitat in Italia sono piuttosto gravi: delle 343 specie studiate, il 68 per cento dei vertebrati (terrestri e di acqua dolce) italiani sono a rischio e oltre la metà delle specie tendono a diminuire. In concreto, il gruppo più in pericolo è quello dei pesci (56% delle specie italiane), seguito dai rettili e dagli anfibi. Se consideriamo però il numero delle specie a rischio, il triste primato spetta agli uccelli (170 su 261 nidificanti in Italia), che risultano la classe di vertebrati con il maggior numero di specie in pericolo nel nostro Paese. Questo accade perché gli uccelli so- Dei 343 vertebrati presi in esame il 68 per cento è a rischio no comunque più numerosi rispetto agli altri gruppi. Tra i pesci sono minacciati metà dei ciclostomi (lamprede) e dei pesci d'acqua dolce, in pericolo grave sono gli Storioni cobice e ladano padano-veneti e il Carpione del Garda. Salvarli è difficile, se non impossibile, perché i loro nemici sono molti: innanzitutto bisogna lottare contro l'introduzione di specie con cui sono entrate in competizione: ad esempio il Siluro (Silurus glanis), segnalato nel bacino del Po con sempre maggiore frequenza a partire dalla fine degli Anni 70 un grosso predatore che raggiunge taglie considerevolmente superiori a quelle di qualsiasi predatore autoctono; nell'areale originario, che comprende l'Europa centrale e orientale, l'Asia occidentale, il Caucaso e l'Anatolia, può arrivare a 3-4 metri di lunghezza e 200-300 chilogrammi di peso. Ma soprattutto pesa il degrado dei nostri fiumi. Contro l'inquinamento industriale e agricolo le nostre acque sono ancora troppo indifese. E' stata ad esempio «depotenziata» la legge Merli sugli scarichi mquinanti, in quanto per gli inquinatori sono per lo più previste solo sanzioni amministrative e non più penali. Le sanzioni penali colpiscono solo le in¬ dustrie che scaricano direttamente nei fiumi non se lo l'anno nelle pubbliche fognature. E inoltre, in questo caso, i limiti sono incerti, perché le industrie possono ottenere deroghe dai Comuni. Inutile dire che da parte delle industrie c'è stata la «corsa alle fognature». Altri micidiali minacce sono gli sbarramenti e le dighe, che impediscono alle specie migratrici di riprodursi, la pesca e il bracconaggio, la captazione di acqua (che dissecca fiumi e torrenti), la cementificazione delle sponde e lo scavo degli alvei. Quanto agli altri gruppi, sono minacciati il 40,8% dei rettili (di cui 4 in pericolo critico, come la Tartaruga caretta e la Lucertola azzurra dei faraglioni), il 40,5% degli anfibi (dei quali 4 in pericolo critico, come la Salamandra alpina di Aurora e il Pelobate fosco), il 39% dei mammiferi (7 sono in pericolo critico, come la Foca monaca, l'Orso bruno alpino e la Lontra), il 32% degli uccelli (18 in pericolo critico, come il Grifone, il Capovaccaio, l'Aquila del Bonelli). Con gli animali che scompaiono (quasi sempre a causa dell'attività umana, che li colpisce direttamente o più spesso ancora trasforma gli habitat naturali), diciamo addio a un equilibrio antico e ad emozioni irripetibili: ai maggiolini che si facevano correre sul tavolo da bambini, ai gamberi di acqua dolce delle gite fuori porta, al volo maestoso dei rapaci in montagna, alle nuvole di passeri in campagna che facevano il nido nei fienili e nei covoni, cancellati dalle imballatrici meccaniche. Vent'anni fa Pasolini scriveva che avrebbe dato tutta la Montedison per una sola lucciola. Cario Grande

Persone citate: Foca, Pasolini

Luoghi citati: Albanella, Anatolia, Asia, Aurora, Italia, L'aquila