E spuntarono le Eolie Come si formano gli arcipelaghi vulcanici

E spuntarono le Eolie E spuntarono le Eolie Come si formano gli arcipelaghi vulcanici m llpkadl onmìcono. 1 ] lìcidno vulcanico 2} Serbatoio magmatico 31 Con dotto principale 4] Condotti laterali 5] Cratere prìnci ta verso Sud-Est. Archi del tutto simili sono costituiti dalle isole Marianne, situate a Est del Mar delle Filippine, dalle isole Sandwich del Sud, tra l'Antartide e la Georgia del Sud, dalle isole di Banda, tra la Nuova Guinea e l'Australia, dalle isole di Celebes, a Sud delle Filippine, e dalle isole delle Piccole Antille, tra Puerto Rico e il Venezuela. A queste ultime in particolare, appartiene il vulcano recentemente risvegliatosi dell'Isola di Montserrat. Viene spontanea la domanda: come mai tutti questi arcipelaghi presentano una geografia ad arco perfetto? . tico 31 Con ratere prìnci La spiegazione per gli «addetti ai lavori» è conosciuta da un certo tempo, mentre numerose scoperte su questi archi sono appena state presentate nel corso di un congresso internazionale tenutosi all'Università di Adelaide, in Australia. Gli arcipelaghi citati sono tutti costituiti da vulcani cresciuti fino ad emergere dal mare, con eventuali altri vulcani sommersi come alle Eolie; ogni isola vulcanica è gradualmente cresciuta grazie alla risalita verticale di magma attraverso un sistema di fratture di alimentazione che si protende entro la crosta terrestre per parecchie decine di chilometri. Ogni isola vulcanica rappresenta quindi la proiezio¬ ne in superficie del punto di origine della risalita magmatica. In questi casi il magma si forma in seguito alla discesa in profondità, lungo piani inclinati, di alcuni settori della crosta terrestre, fenomeno conosciuto come «subduzione delle placche tettoniche». Quando una parte di una placca in subduzione raggiunge una profondità sufficiente, le condizioni di alta pressione e tempertura ne permettono la fusione parziale. La porzione fusa, essendo più leggera delle rocce circostanti, inizia a salire «galleggiando» fino a raggiungere la superficie, dove dà luogo alle eruzioni. Se la superficie terrestre fosse piatta, e se le placche in subduzione avessero sempre la forma di un piano inclinato verso l'interno della Terra, una placca raggiungerebbe la stessa profondità lungo punti la cui proiezione in superficie corrisponde ad una linea retta. Essendo in realtà la superficie terrestre sferica e alcune placche di su¬ bduzione curve con la convessità verso il basso, le condizioni di uguale profondità, e cioè di uguale pressione e temperatura necessarie alla fusione, vengono raggiunte lungo una serie di punti non rettilinei: questo avviene in quanto le zone laterali della placca in subduzione si trovano più vicine alla superficie terrestre. Le zone di fusione vengono quindi raggiunte in punti via via più avanzati lungo i bordi laterali della placca in subduzione. Il magma poi risalendo da alcuni punti lungo le zone di fusione darà luogo in superficie ad un arco. Si calcola che il fenomeno di formazione diretta del magma da una placca in subduzione avviene a una profondità dell'ordine del centinaio di chilometri, dove si raggiungono temperature attorno ai 600-700 °C. Questo magma impiega un tempo lunghissimo per risalire lungo i vari sistemi di fratture che incontra; per arrivare in superficie il viaggio del magma richiede un minimo di trentamila anni, ma può arrivare anche fino a centoventimila. Durante la lenta risalita, il magma viene a contatto con tutti gli strati di rocce che attraversa, con le quali si può localmente mischiare cambiando così le proprie caratteristiche fisico-chimiche e aumentando di volume. Alla fine la quantità di magma che arriva in superficie negli archi può essere molto grande, anche molto maggiore, secondo gli studi più recenti, di trenta chilometri cubi ogni chilometro quadrato di territorio per milione di anni. Da un punto di vista geologico sono fenomeni molto veloci: il nostro vulcano Stromboli per esempio, che è alto due chilometri e mezzo a partire dal fondale marino, è sorto in appena un centinaio di migliaia di anni, se paragonati ai circa quattro miliardi e mezzo di anni di età della crosta terrestre. Alessandro Tibaldi Università di Milano

Persone citate: Alessandro Tibaldi Università, Banda, Montserrat