Vesuvio, la paura rimossa L'Italia a rischio tra terremoti e vulcani

a paura rimossa a paura rimossa L'Italia a rischio tra terremoti e vulcani wun in Papua Nuova Guinea, Mauna Loa e Rainier negli Stati Uniti (il primo nelle Hawaii il secondo nei pressi delle città di Seattle e di Tacoma nello Stato di Washington), Colima in Messico, Santa Maria-Santiaguito in Guatemala, Galeras in Colombia, Teide nelle isole Canarie, Santorini in Grecia, Riragongo in Congo e i nostri Vesuvio ed Etna. Gli scienziati hanno messo a punto metodi sempre più precisi e affidabili per prevedere le eruzioni, i singoli vulcani sono stati catalogati in varie categorie che dovrebbero avere comportamenti specifici e caratteristici; di fatto, però, ogni vulcano ha una storia a sé, la sua attività non è sempre costante ma può cambiare nel tempo. Alcuni eventi sono particolarmente insidiosi per le popolazioni, difficilmente prevedibili, praticamente incontrollabili; più che le colate laviche vere e proprie furono i gas e le cosiddette colate piroclastiche, frammenti di magma, di roccia, ceneri tipiche delle eruzioni esplosive, a mietere le vittime di Pompei; fu una cosiddetta «nube ardente» o «valanga ardente», una grande massa di materiale vulcanico accumulato alla sommità della montagna e trasformatosi improvvisamente in una frana rovente, che l'8 maggio 1902 piombò a 150 chilometri l'ora dalle pendici della Montagne Pelée, nella Martinica, e in pochi minuti rase al suolo la cittadina di SaintPierre uccidendo 29 mila perso¬ ne (si salvò solo un negro, condannato a morte, protetto dalle mura della prigione). Fu una colata di fango o «lahars» che ricoprì Ercolano mentre la vicina Pompei veniva sepolta da cenere e lapilli. Queste colate possono avvenire sia durante l'eruzione a causa dell'acqua e del vapore acqueo emessi dal vulcano sia poco dopo a causa di violente precipitazioni, d'altronde spesso favorite dal fatto che al di sopra delle bocche eruttive vi è una forte concentrazione di ceneri finissime che agiscono come nuclei di condensazione e favoriscono la formazione di piogge. Altrettanto insidiose le colate provocate dallo scioglimento di nevi e ghiacciai durante le eruzioni di vulcani molto alti, come quelli andini; il 14 novembre 1985 in Colombia l'eruzione del Nevado del Ruiz causò una colata che spazzò via decina di villaggi e provocò 26 mila morti. E infine nell'eruzione esplosiva del Krakatoa nel 1883 fu un maremoto di violenza inaudita a provocare la maggior parte delle 36 mila vittime sulle coste dello stretto della Sonda. L'eruzione del Nevado del Ruiz era stata prevista da alcuni mesi ma le popolazioni non avevano creduto a un effetto così disastroso; le cose sono andate meglio sei anni fa nelle Filippine con il Pinatubo; la sua eruzione fu annunciata in anticipo e le popolazioni indotte ad allontanarsi. A poco a poco, quindi, la capacità di prevedere le eruzioni aumenta; aumenta anche l'attenzione delle autorità preposte alla sicurezza e la disponibilità delle popolazioni a seguirne le indicazioni. Ciò dimostra che la prevenzione è possibile anche di fronte a cataclismi che, finora, l'umanità aveva sempre subito come eventi fatali. Misto Cumulovulcani Il magma risale dalle profondità della Terra in 30-120 mila anni

Persone citate: Nevado, Ruiz