I 2 P DELLA SATIRA Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella: l'esordio nel '72 su Linus con Identikit di Emanuele Pirella

12 P DELLA SATIRA. 12 P DELLA SATIRA. Tullio Perìcoli ed Emanuele Pirella: Vesordio nel '72 su Linus con «Identikit» Sotto una maschera educata, la vocazione feroce a identificare e colpire i difetti altrui e anche propri B CON SU It. -WiSAr Sotto, la prima striscia di Pericoli e Pirella per «Linus» ECCATO che, come Altari, anche Pericoli e Pirella, a un certo punto della loro carriera fumettistica abbiano deciso di non far più romanzi a fumetti. Peccato per un incurabile infantiloide come il sottoscritto giustamente poco valutato in società. Ma, ovviamente, non per loro, Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella, che uno nell'arte, l'altro nella pubblicità hanno raggiunto grandi vertici. Questo non è una lamentela per essere stati lasciati, ma è anzi una dimostrazione di riconoscenza per quanto riguarda la collaborazione a Linus. E' facile e persino un poco commovente ricostruire l'inizio della loro collaborazione a Linus, servendosi delle schede che Ranieri Carano, grande amante della satira politica e per questo preoccupato per sviste e cadute di tono, si compiacque ài redigere nel numero di Linus del 3 marzo 1973 a uso dell'ufficio politico della questura, compilate da una fittizia, ma non troppo improbabile autorità tutoria. Pericoli Tullio. Nato a Colli del Tronto (Ascoli P. nel 1936). Nessuna segnalazione fino al 1961, i d gquando abbandona in modo sospetto gli studi di giurisprudenza a soli 4 (quattro) esami dal conseguimento della laurea, pare su suggerimento dello scrittore Zavattini Cesare (v. pratica) che lo incoraggiò anche a trasferirsi a Milano ove le sue qualità artistiche «avrebbero trovato maggiori possibilità di svilupparsi». Nella città lombarda svolse dapprima lavori di «copertura», quali collaborazioni ad agenzie pubblicitarie e a case produttrici di cartoni animati (v. ali. 1 e 2) e attività di pittore (che svolge tuttora). Contemporaneamente disegnava per il quotidiano radicale Giorno, illustrando dapprima «i racconti della domenica», fra i quali anche quelli di Soldati Mario (peraltro favorevolmente noto all'Arma dei Carabinieri) e quindi spesso articoli nella pagina letteraria. Altro lavoro di «copertura» pare essere un volume di poesie italiane dell'800, illustrate dal prevenuto a fumetti (ali. 3). Risultano d'altra parte sue collaborazioni al Filo rosso dell'editore Feltrinelli (v. pratica) e al già noto e segnalato Erba Voglio. Dal suo incontro con Pirel¬ la Emanuele (v. scheda e pratica) sono nate le recenti iniziative sul più volte menzionato mensile Linus e sul neo-sowersivo Corriere della Sera (v. pratica e v. anche Crespi Giuba Maria e Ottone Pietro). Elemento ovviamente pericoloso, tenuto anche conto che il nominato non dispone di un reddito fisso. Pirella Emanuele. Nato a Reggio Emilia (si richiama l'attenzione su questo particolare) nel 1940. Trasferitosi in seguito a Parma. Laureato in lettere all'università di Bologna (v. sopra), venuto a Milano nel 1963, intenzionato a impiegarsi presso casa editrice. Da allora, invece è dipendente di un'agenzia di pubblicità. Attualmente direttore creativo (?) della stessa: attività chiaramente di «copertura». Autore dei testi per i disegni di Pericoli Tullio (v. pratica e schede relative); fra i due esiste lunga consuetudine e intesa per cui il nominato Pirella può suggerire particolari soluzioni grafiche al Pericoli e viceversa; particolare questo altamente sospetto. Elemento forse più pericoloso perché in apparenza più integrato e meno esposto a censure... Quando me li mandò quel geniale psicanalista che era Elvio Facchinelli, fondatore e direttore di Erba Voglio, giornale, libro, movimento o che so altro, Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella mi apparvero costituire la coppia più mite della società in cui ci toccava vivere, due borghesi rispettosamente a posto, si sarebbe detto tanto eleganti da concedersi persino ogni tanto un briciolo di trasandatezza e distrazione in modo da non rischiare il sospetto di prender troppo sul serio qualsiasi cosa. E, invece, l'apparente mitezza di Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella, a conoscerli appena un poco meglio, faceva presto a svelarsi come una maschera educata e civile sovrapposta a una vocazione feroce, allora insolita dalle nostre parti, di identificare e colpire i difetti altrui e anche propri. Insomma, la satira pubblica, anzi politica. Ha raccontato Emanuele Pirella nel Giornale della Librerìa dell'aprile-maggio 1977: «Nel 1972, dopo che per cinque anni non c'eravamo più visti, mi capitò di rincontrare Tullio Pericoli. Lui inaugurava una sua mostra antologica di quadri al Salone delle Scuderie di Parma. Io avevo finito un libro òhe mi ostinavo a non chiamare romanzo. Si decise di fare delle cose insieme. Visto che, oltre fare quadri e non romanzo, avevamo un passato non lontano, di autori comici, si decise di fare fumetti insieme. Quali fumetti? Agli inizi degli Anni Settanta, sembrava più importante dire contraddire che divertire. Chiappoli, da Feltrinelli, aveva già pubblicato due libretti di Tullio Pericoli e Emanuele Pirella in una foto dei primi Anni Settanta strisce nei quaH si accaniva a sviluppare quel viluppo di omertà, contraddizioni, complicità che dalla strage di piazza Fontana in poi aveva attraversato tutte le piazze d'Italia. Comprensibile, dunque, che la satira politica italiana, e, insieme ad essa io e Pericoli, si sia buttata a denunciare e a informare... A nessuno in anni così radicali, venne in mente che si potesse informare intrattenendo oppure intrattenere informando. Linus era il giornale nel quale più fortemente si spingeva in quella direzione...». La raccomandazione di Elvio Facchinelli recitava un anticipo di futuro che si sarebbe quasi tutto verificato: «Facciamo un esempio, di cui molti, forse, si sono accorti: la violenza è di gran lunga più telegenica del sesso. Topless nude look, varianze indiane, amore di gruppo eccetera; la gamma del percorribile sessuale è di certo in buona, parte inedita alla televisione, ma quello che s'è visto fin qui non supera i limiti di un mediocre vedutissimo solitario tutto sommato premasturbatorio. In¬ vece la violenza è arrivata rapidamente all'assassinio teletrasmesso in diretta via satellite, con ripetizione al rallentatore. La partecipazione è corale e per ciascuno si realizza davanti allo schermo l'evidenza di un incubo. E' per questo, per controllare emotivamente l'incubo che in alcuni Paesi si stanno organizzando per così dire, in spettacoli periodici? O in cerimonie: come per ovviare all'eliminazione pratica di una delle più antiche istituzioni umane, quella del lutto per la morte di un altro uomo?». Si era nel dopomattanza di Olimpia 1972. Della consacrazione del «the games must go on». La prima striscia di Pericoli e Pirella subito accettata e pubblicata nel numero di Linus del novembre 1972 s'intitolava Identikit, un titolo che stava a significare uno spazio simbolico, lo spazio gigante dentro cui montavano smontavano i connotati di innocenti e colpevoli, per ricomporre la faccia di un assassino. Il testimone aveva dichiarato di aver visto bene l'assassino. E precisava: «Ave¬ va un naso a punta». «Aveva un naso a punta sottile?» gli veniva chiesto, «Un naso a punta a collo lungo?». Il testimone vacillava: «Non lo so. Aveva un naso a punta qualsiasi». Il testimone ci riprovava ancora barando: «Comunque faccia tonda» «Occhi grandi» «Fronte alta» «Bocca larga» «e poi aveva un tic che gli faceva faccia lunga, occhi piccini, fronte bassa e bocca stretta» «Il colore degli occhi era come quando sul lago di Como si fa tempesta» «le nuvole sono nere, minacciose» «Attorno all'ultimo lembo di cielo azzurro» «Il nero e l'azzurro sembrano lottare» «Ma se voi non avete mai visto il lago di Como...». Pericoli e Pirelli erano appena agli inizi. Rapidamente si sarebbero imposti su tutta la carta stampata conquistando sempre più spazio per i loro giudizi, spesso contro la carta stampata, la loro campagna stampa contro la Malainformazione. Continua alla prossima puntata. Oreste del Buono fh h h £l LUÌ IL FB&OCZ