SI CHIAMANO CYBORG LE NUOVE DIAVOLESSE di Daniela Daniele

SI CHIAMANO CYBORG LE NUOVE DIAVOLESSE SI CHIAMANO CYBORG LE NUOVE DIAVOLESSE MEDUSE CYBORG a cura di Andrea Juno eV.Vale prefazione di Daniela Daniele Shake Edizioni Underground pp. 352, L 32.000. MEDUSE CYBORG a cura di Andrea Juno eV.Vale prefazione di Daniela Daniele Shake Edizioni Underground pp. 352, L 32.000. ISPETTO a loro, le femministe radicali e le ideologhe del lesbismo sembrano ingenue e romantiche ribelli. E pare ancora velleitaria, se non infantile, la posizione di Valerie Solanas, la donna che sparò a Andy Warhol e che propose in seguito l'ambiguo manifesto di S.C. U.M. : voce che, come sigla, si riferisce alla Society far Cutting up Men («Società per la castrazione degli uomini»), ma che, letta come vocabolo, cioè scum, indica in inglese la «feccia» e la «schiuma» e allude forse sarcasticamente allo sperma maschile. Persino la Cannile Paglia di Sexual Personae («Maschere sessuali») e di Tramps and Vamps («Vamp e passeggiatrici») suona troppo accademica. d pp«Loro» sono le «meduse cyborg», le donne che danno il titolo alla «antologia di donne arrabbiate» pubblicata da Shake Edizioni Underground nella collana Re/Search, che ha già proposto monografie su figure a vario titolo «maledette» quali William Burroughs, il guru della beat generation recentemente scomparso, e lo scrittore inglese di fantascienza J. G. Ballard, da un cui racconto è stato tratto di recente il film «cult» Crash. Curata da Andrea Juno (il cui nome è in se stesso già tutto un programma, in quanto, almeno da noi, Andrea è nome maschile e Juno è la variante inglese di Giunone, mitica sposa di Zeus sempre in lotta con il suo signore/padrone) e prefata'in italiano da Daniela Daniele (valente ricercatrice di anglistica il cui nome acquista nel contesto una sua fatale ma pertinente ambi- Arrùxmo dogli Usa, si proclamano arrabbiate e maledette, rifiutano ogni dualismo tra maschile e femminile guità), Meduse Cyborg è, per usare il linguaggio dell'attualità, un attacco feroce e dissacrante contro ogni forma di «bipolarismo», contro una visione sostanzialmente e tradizionalmente maschile del mondo che interpreta la realtà in termini di contrapposizione, di dualismo tra maschile/femminile, mente/corpo, personale/politico, gay/etero, ecc. Per le curatrici (Andrea Juno ha lavorato in collaborazione con V. Vale) e per le donne che in questa antologia non tanto «si confessano» quanto, orgogliosamente, «si dichiarano», la distinzione tra i sessi ha perso oggi ogni rilevanza e ogni significato. Ciascuna persona è un'unità inscindibile di corpo e di mente, anzi un «corpo» che pensa e sente in maniera unica ed esclusiva. Un corpo dotato di un suo fascino dolce e irresistibile, terribile a volte ma non necessariamente raggelante e assassino, una «Medusa» atipica rispetto a quella classica uccisa da Perseo, capace di sconvolgere più che di annientare. Questo corpo tende ormai a superare il tradizionale bipolarismo sessuale, come dimostrano, per citare gli esempi più clamorosi, i transessuali e gli ermafroditi, la cui presenza sempre più visibile non sancisce soltanto l'esistenza di un terzo o di un quarto sesso (omosessuali e lesbiche), ma una sorta di infinita almeno potenziale dei sessi. In questo processo non giocano semplicemente l'etica o il costume, ma ha una parte rilevante quella stessa tecnologia che non realizza soltanto stupefacenti Camille Paglia, una delle voci più radicali del femminismo americano, autrice di «Sexual personae», risulta ormai accademica di fronte alla nuova «corrente» delle «Meduse cyborg», sempre più arrabbiate e aggressive trapianti di organi, ma anche mutazioni a livello genitale, processi di trasformazione che investono, oltre al fisico, l'identità e la psiche. Tali mutazioni non sono diverse da quelle che, secondo il pensiero postdarwiniano, si realizzano spontaneamente in natura. Non esiste infatti, se si accetta il rifiuto di ogni dualismo, alcuna contrapposizione tra natura e tecnologia: il cyborg è, con piena legittimità, l'altra faccia della Medusa. Tutto ritrova quindi una propria unità organica e primordiale: ogni donna è insieme strega e santa, satanica e divina, prostituta e artista, pornostar e madre. Le donne che parlano di se stesse in queste lunghe interviste (raccolte provocatoriamente ai tempi della famigerata operazione «chinxrgica» e «maschilista» Desert Storm voluta da Bush contro l'Iraq) condividono tutte questa identità e la affermano gioiosamente; si muovono, quasi senza eccezione, tra arte e pornografia, tra erotismo e tecnologia, nella sfera di un'ambiguità vissuta come totalità liberatoria. Il loro slogan è quello che la «prima rivista cyberfemmimsta» italiana, essa pure pubblicata da Shake e intitolata (forse con un'allusione alla Guide to Kulehur di Ezra Pound) Fikafutura, si dà per pubblicizzarsi: «Meglio cyborg che dea». Che dire di tutto questo? Certo, le leggi della democrazia e della libertà di pensiero impongono che ogni idea abbia diritto di cittadinanza nella società contemporanea. Sono le regole della tanto discussa politicai correetness. Ma c'è da stupirsi se, in un simile quadro, la percentuale dei disturbi psichici, soprattutto tra i giovani, è oggi in spaventoso aumento? Se stiamo sempre più precipitando nel baratro di una «cultura del Prozac» dove la vera malattia (e, in frospettiva, la vera minoranza) quella delle persone tradizionalmente «normali» o, peggio ancora, delle persone che aspirano a essere o restare tradizionalmente normali? Ruggero Bianchi Vite diverse

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