NON TAGLIATECI IL BIDELLO E' IL NOSTRO ANTIEROE

Ad e 1 phi Ad e 1 phi BIDELLO. Difficile evitare l'interferenza di impressioni e ricordi personali, ma la parola è quasi onomatopei i ca, suona come una campanella in coitile o nel corridoio della scuola. Bidello, bidella, e uno correva dentro o si precipitava fuori, sotto gli occhi di quella figura in divisa scura, corpulenta sempre (o che tale appariva) e dotata di poteri indiscussi, seppure vaghi. Lo si vedeva spazzare le aule, riordinare i banchi, portare in classe gessetti, fogli, ma queste umili funzioni non gli toglievano autorevolezza. Un dizionario moderno ci dirà che bidello viene dal francese antico bedel, e dal franco bidil, «messo giudiziario»; mentre in tedesco, nella forma battei, significa poliziotto, sbirro. Ma l'espansivo Toinmaseo-Bellini ci racconta molto di più: «In Francia erano nunzi e ministri della forza pubblica; traevano in carcere o a morte». E senza dubbio l'ombra di questi lugubri incarichi ancora rendeva temibili i nostri bidelli. Ma la voce prosegue: «Oggidì (1862) segnatamente Bidello dell'Università, che, vestito anch'egli in toga, precede il professore allor che sale in cattedra; e nelle maggiori solennità comparisce con mazza argentata e con gravità maggiore; e partecipa alle propine». Cosa mai saranno queste «propine»? Il dizionario spiega: «Compenso corrisposto ai professori quali componenti di commissioni esaminatrici». Ah, ma allora è per questo che il Ministro vuole sopprimere i bidelli! Da un lato affiderà le pulizie a ditte esterne specializzate, risparmiando; dall'altro, risparmierà sulle propine, che ci dicono siano di fame ma che, nelle vicinanze di Maastricht, rappresentano pur sempre una spesa «strutturale». Non ci azzarderemo certo a contestare i calcoli deU'anmiinistrazione italiana, anche se il più delle volte risultano poi completamente sballati. Ma concesso che sui bidelli valga davvero la pena di «tagliare», vorremmo chiedere alle autorità «una pausa di riflessione». Tra i mille e mille posti di lavoro inutili e spesso cervellotici che affliggono l'economia pubblica, il posto di bidello non andrebbe, come si dice, toccato. Una scuola senza bidello è come una chiesa senza campanile. Poteva essere vecchio e scontroso, a volte arcigno, impaziente, collerico; poteva essere insolitamente giovane e gentile, premurosissimo, o languido, battifiacca, strafottente. Ma il personaggio, visto e rivisto ogni giorno, conservava in ogni caso una sua misteriosa distanza. La bidella era la moglie del bidello? Non sempre, anzi, di rado. Possibile che un bidello e una bidella lavorassero in due scuole diverse? Come venivano assegnati ai vari istituti? Per concorso, per meriti, per sorteggio? La letteratura non ha ignorato i bidelli, da De Amicis in poi; ma sempre trattandoli da caratteristi di secondo piano, simpatici, patetici, paterni, niente di più. Non protagonisti, non eroi. Come le portinaie e gli scaccini, altri personaggi importantissimi nei meccanismi romanzeschi e anch'essi sull'orlo dell'estinzione. Perché qualche grande banca, col patrocinio di università, regione, presidenza del Consiglio, ecc. non organizza un convegno magari internazionale su questo tema? Splendori e miserie del bidello, della portinaia e dello scaccino nella letteratura. Si fanno cose ben più effimere. Carlo Frutterò Franco Lucentini V

Persone citate: Carlo Frutterò, De Amicis, Franco Lucentini

Luoghi citati: Francia