In fuga dalle notti di paura di Angelo Conti

In fuga dalle notti di paura In fuga dalle notti di paura «Scappiamo, ad ogni scossa ti senti soffocare» IL TERRORE COMPAGNO QUOTIDIANO COLFIORITO DAL NOSTRO INVIATO C'è chi piange senza ritegno e senza pudore dopo la nuova scossa: piange per paura, prima ancora che per disperazione. Alla casa molti hanno già rinunciato da giorni, ora si accorgono di dover rinunciare anche all'illusione di un rapido ritorno alla normalità, alla vita di prima. Perché è difficile sperare con quella terra che continua a scuotersi, con i tetti che crollano, i campanili che si piegano, le strade che è sempre più difficile percorrere. Senza un perché, senza una spiegazione, senza che qualcuno metta una data alla fine del dramma. E' difficile tornare a vivere dopo un terremoto, e dopo quell'incredibile stillicidio di scosse che se non fanno danni alle cose fanno invece brecce nella determinazione della gente. E' difficile soprattutto nei due campi attrezzati di Colfiorito, il piccolo centro agricolo che ha rappresentato ancora una volta l'epicentro del sisma: qui tutte le televisioni sono accese, giorno e notte. Nella piccola ma efficiente tendopoli delle Pubbliche Assistenze, sotto i teli militari è stata attrezzata una chiesa: qui la gente prega con una fede che appare disperata. Bosari, messe, benedizioni sono lo strumento per partecipare a Dio «questo dramma umano», come lo chiama don Domenico, che ha abbandonato la pericolante chiesa di Santa Maria Assunta per vivere sotto le stelle «in comunione ideale con San Francesco che non potrà dimenticare ancora a lungo di essere nato qua». Nell'altra tendopoli, quella fantasmagorica della Croce Bossa con striscioni, bandiere e persino le aiuole, si pianificano gli interventi di soccorso sotto le luci delle televisioni, che hanno qui regie mobili e telecamere fisse, impegnatissime a riprendere il volontario più noto, l'attore Philippe Leroy che ha cercato di ridurre al minimo le risposte ai cronisti, per mentenere pieno il suo genuino slancio verso gli sfollati. Che paiono gradire la presenza di questo «Yanez» in versione tanto diversa da quelle regalate dallo schermo, capace almeno per un attimo di distrarre, di provocare un sorriso. Se prima c'era da sconfiggere soprattutto il terremoto, ora c'è davvero da fare i conti con la paura. Un habitus mentale a cui questa gente, forte e arguta, non era certamente abituata. I tentativi di sdrammatizzare, di relegare tutto in una atipica normalità, di dimenticare in gran fretta sembrano essere naufragate all'1,24 di ieri mattina, con quella tremenda botta, e forse più ancora per quel cupo boato salito dalla terra, a sconvolgere animi ed orecchie. Se Colfiorito è stato il punto focale del nuovo sisma, l'onda sussultoria è poi scesa a valle, lungo le due dorsali appenniniche: la zona di Fabriano sul lato marchigiano, e quella immediatamente a monte di Foligno su quello umbro sono state le più colpite. I nuovi crolli, le strade improvvisamente impercorribili sono state le spinte verso nuove fughe. Qui tutti hanno un parente a Boma, da qui in tanti sono partiti per la Capitale. «Non la chiami fuga cercava di spiegare, ieri mattina, una contadina di Casenova -, perché chi se ne va parte con la tristezza nel cuore, certamente contro voglia. Ma è troppa la sensazione di impotenza e di nullità di fronte a quello che ac- cade. Ad ogni scossa ti senti la testa scoppiare, ti manca il respiro. Perdi il contatto con il tempo». Negli ospedali di Foligno, Perugia e Nocera Umbra sono state segnalate anche vere e proprie patologie, riconducibili al più complesso quadro della «sindrome da catastrofe». Che provoca crisi nervose successive ai picchi di paura, ma anche pe- santi disturbi del sonno, tachicardia e disturbi respiratori. Patologie il più delle volte minime o leggere, ma capaci di segnare di più, e diventare così pericolose, soprattutto le persone anziane. Nelle farmacie di Perugia, le sole dove sia stato possibile compiere una verifica, c'è stata un'impennata nella vendita degli ansiolitici, che è quasi raddoppiata. «Ma più in generale spiegava sera un medico del pronto soccorso dell'ospedale sembrano aumentate genericamente la patologie: la gente sembra meno protetta di fronte ad ogni malanno, di qualsivoglia origine. Forse c'è semplicemente un'attenuazione della capacità di reazione, dopo giorni di tensione. Potrebbe essere un preoccupante sintomo di stanchezza, di minor voglia di lottare, di incapacità di capire». Quello della ricerca dei «perché» è un tema di discussione in ogni tendopoli, ogni bar, ogni trattoria. Con l'addetto alla pompa Agip di Colfiorito a tirare in ballo la «desertificazione», lo scout all'ingresso della roulottopoli di Annifo a citare «el Nino», ed il portiere d'albergo di Perugia a ricordare un precedente di 250 anni fa con strabiliante dovizia di particolari. E nei casolari sperduti il conforto e la speranza si cercano nelle parole del giornalista, che arriva da lontano e forse sa davvero come stanno le cose. Ma c'è altro che non aiuta a scacciare la incertezza, la tensione e la paura. C'è il racconto di quel furgone che lunedì ha percorso la zona collinare fra Valtopina e Colfiorito annunciando un imminente terremoto, nel tentativo di far fuggire la gente dalla case e spianare la strada a bande di ladri. C'è l'aggirarsi (verificato dal cronista) di sordidi commercianti di bestiame che cercano di comprare pecore e mucche rimaste senza stalla e spesso senza fieno offrendo metà del valore reale a contadini disperati. E c'è, anch'essa evidente, l'impennata degli affitti della case rimaste indenni, saliti anche del 100% nel giro di una settimana. Non fa paura anche tutto questo? Angelo Conti «Ti senti la testa scoppiare e perdi il contatto con il tempo. E ti senti impotente» «Ce ne andiamo col cuore ferito» E nelle farmacie cresce la richiesta di ansiolitici

Persone citate: Boma, Bossa, Philippe Leroy

Luoghi citati: Fabriano, Foligno, Nocera Umbra, Perugia, Valtopina