«La terra non è impazzita Restate nelle case agibili»

Decine di persone colpite da crisi «La terra non è impazzita Restate nelle case agibili» IL SISMOLOGO ENZO BOSCHI O, non chiamatelo terremoto infinito», dice con forza Enzo Boschi, presidente dell'Istituto di Geofisica a Roma, il «grande oracolo» che non smette di auscultare la terra e da giorni si sforza di rassicurare gli abitanti di un pezzo d'Italia che sembra impazzita. «E - per favore - nemmeno terremoto anomalo. Piuttosto, stiamo osservando un evento abbastanza raro, da noi come nel resto del mondo». Abbiamo bisogno che ce lo spieghi, professore. La paura non fa che crescere. «E' raro perché in genere dopo la scossa più forte ne seguono altre decisamente meno intense, a decrescere. In altri casi invece - come è già successo in California o nelle isole Salomone e come sta accadendo in Umbria e nelle Marche - la sequenza è diversa, continua a lungo tra alti e bassi. Il vero problema in questo caso è che ci manca un riferimento certo». In che senso? «E' la prima volta che osserviamo un terremoto di questo tipo nella zona, perché è soltanto da 15 anni, cioè dal post-sisma dell'Irpinia, che l'Italia dispone di una rete di rilevazione nazionale. E così non abbiamo un modello strumentale di riferimento sul quale operare previsioni attendibili: mancando i valori di confronto, non possiamo alimentare i nostri computer ed effettuare tutte le simulazioni». Allora qualunque ipotesi è impossibile? «No, impossibile no. Se non possiamo arrivare a conclusioni certe sull'evoluzione del sisma, possiamo tuttavia escludere scosse superiori a quella del 26 settembre. E ci tengo a sottolinearlo - questo è un dato essenziale per la corretta gestione dell'emergenza da parte della Protezione civile. La situazione dell'Umbria e delle Marche, per esempio, è ben diversa da quella che si verificò in una tragedia tristemente celebre, quella della Val di Noto del 1693». Perché? «Perché allora si verificò un evento opposto: dopo una scossa non molto diversa da quella del 26, di magnitudo di circa 5, se ne verificò a distanza di alcuni giorni un'altra, ben più intensa e distruttiva, che rase al suolo la Sicilia orientale. Invece - ripeto - nell'area dell'attuale sisma si è già raggiunto il massimo: perciò è necessario evitare il panico generalizzato, le fughe indiscriminate della gente». Ma la scossa dell'altra notte è stata particolarmente violenta. «E' stata comunque di 10-15 volte inferiore alla scossa del 26 in termini di energia liberata. Voglio sottolineare che è stata quella, e non le successive, a tracciare in modo spietato la mappa sismica: gli edifici che hanno resistito continuano a resistere, quelli che dovevano crollare sono già crollati, mentre per i monumenti e le costruzioni storiche bisognerà capire - volta per volta - se restaurarli, ricostruirli o abbatterli. Di conseguenza, ora la popolazione non è più a rischio e voglio sottolinearlo, per quanto paradossale possa sembrare la mia affermazione». Molti, purtroppo, non sono ancora disposti a crederle. «Chi abitava case insicure ha trovato rifugio nelle tende e nelle roulottes. E i proprietari di edifici dichiarati agibili devono tornarci, perché possono affrontare con sicurezza la situazione. Aggiungo - e ci tengo - che ai media spetta il compito di diffondere questa consapevolezza. Non ci devono più essere episodi di persone che si lanciano dalla finestra per disperazione». Quanto durerà ancora questo stillicidio quotidiano, prima che la terra torni a stabilizzarsi? «Noi dell'Istituto pensiamo che durerà diverse settimane, probabilmente mesi. Ricordiamoci che siamo di fronte a un vasto processo di liberazione di energia elastica. Per dirla in modo molto elementare, immaginiamo un insieme di molle che sono state compresse e che adesso si espandono o si rompono. La natura, infatti, tende sempre alla stabilità: più scosse significano più energia scatenata, più energia si scatena più si avvicina la fase della stabilizzazione. Il problema è che, purtroppo, non siamo in grado di calcolare quanta sia l'energia complessiva. Ogni terremoto si comporta in modo sempre diverso e da qui derivano le difficoltà di noi sismologi: i processi che studiamo sono allo stesso tempo deterministici e imprevedibili». Gabriele Beccaria Sopra: Enzo Boschi, presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica di Roma A destra: scene di vita quotidiana nella tendopoli allestita a Nocera Umbra, uno dei centri più colpiti dal terremoto «Stiamo assistendo a un evento raro mai registrato negli ultimi 15 anni» «Ora si deve evitare il panico della gent e le fughe di massa indiscriminate» f4

Persone citate: Enzo Boschi, Gabriele Beccaria