Rifondazione prima accelera poi frena

Il Colle intende logorare il partito delle elezioni Frenetico dibattito interno al partito di Bertinotti: «Prodi ha detto anche qualcosa di buono» Rifondazione prima accelera, poi frena Alla fine torna la voglia di trattare ROMA. Sono le nove meno un quarto di sera. Massimo D'Alema ha finito di parlare da poco e il presidente dei deputati di Rifondazione scherza sulla crisi con il forzitalista Antonio Martino, prima di salire nella sede del suo gruppo. Ma appena l'esponente del Polo si allontana, le porte dell'ascensore si chiudono, come si chiudono le labbra del dirigente del prc, atteggiate a. un sorriso fino a una manciata di secondi prima. Ora Diliberto si fa serio, sospira, e rimanda all'esterno un'altra immagine: quella del disagio di Rifondazione. «Spero - dice - che Prodi non segua D'Alema perché il segretario del pds ha fatto un discorso di brutale chiusura. Marini invece ha cercato di mediare... ». Spera, Diliberto, mentre ambienti vicini alla segreteria esprimono la rabbia del vertice per i fischi venuti dai banchi del pds: «Se ci sarà da trattare - dicono - lo faremo solo con il premier. Mai più con D'Alema». Spera nella mediazione del ppi, nell'eventualità che Prodi conceda qualche cosa che scongiuri la crisi e quelle elezioni che D'Alema ha evocato nell'aula di Montecitorio. Con Diliberto sperano in molti, dentro i gruppi parlamentari di Rifondazione. C'è la posizione estrema di Ersilia Salvato, che vota contro Bertinotti, nella riunione di direzione che precede il dibattito alla Camera. La vicepresidente del Senato è esplicita, nelle sue critiche, e ironizza su quello che definisce «il capolavoro» del segretario. Ma anche gli altri, seppur seguendo un'impostazione molto diversa, cercano di attutire lo scontro con il governo e l'Ulivo, anche se la maggior parte di loro, in ossequio alla liturgia comunista, in pubblico non lascia trapelare nulla. Ma quando, dopo il discorso di Prodi, i deputati del prc si riuniscono, mentre in un'altra stanza Bertinotti scrive il suo intervento, le paure, le preoccupazioni, emer gono tutte, nel chiuso di quelle quattro pareti. Nerio Nesi ripete ciò che ha già detto ai giornalisti. «Il presidente del Consiglio dice - ha fatto un'apertura, eccome, e noi dobbiamo riflettere su questo». Esprimono analoghe preoccupazioni Vendola, Gii maldi, Meloni e Pistone. Ai-mau do Cossutta, che è lì con loro, questa volta non tace, come ha fatto nella due giorni della direzione. «Nella relazione del pre mier - osserva - c'è indubbia mente qualcosa di buono. Sono negative le aperture al Polo sulle riforme istituzionali, però ci sono altri punti che, se venissero concretizzati, sarebbero indub Diamente positivi». Già, Cossutta. Sono giorni che il presidente del prc è preoccupato: «Temo - ha spiegato la set' timana scorsa ai suoi - l'isola' mento del partito». Questi suoi rovelli non sono sconosciuti a Bertinotti. I due ne hanno parla to. Il secondo all'inizio era meno impensierito del primo e lo diceva: «Con Armando siamo d'ac cordo, anche se lui è più preoc cupato di me per la campagna che ci si può scatenare contro». Poi, da venerdì 3 anche in Bertinotti ha cominciato a farsi strada la stessa angustia. Epperò una svolta improvvisa è impossibile, per lui. A ricucire, o, almeno, a tentare di farlo, ci prova quindi Cossutta. Non è un caso che sua figlia Maura sia stata protagonista, con il ministro Rosy Binai e la pidiessina Gloria Buffo, di una trattativa che è andata a buon fine. E' merito di queste tre donne se Prodi, nel pomeriggio, alla Camera, fa l'unica vera apertura a Rifondazio¬ ne: quella sui ticket per i malati cronici e sul fondo sanitario. Ma anche Bertinotti non vuole rompere. Solo che di Bertinotti ce ne sono due. Quello pubblico, che verso metà pomeriggio dice ai giornalisti: «Mi sembra che sia finito tutto. Prodi ha fatto solo della propaganda, ma noi non possiamo che rispondergli "no"». Quello il cui discorso in aula viene interpretato dal pds come una chiusura. E poi c'è il Bertinotti che alla direzione del suo partito, nel momento in cui ribadisce il suo no al governo, dice: «Sbaglia chi pensa che questa sia una posizone di arroccamento e di settarismo. Noi vogliamo rilanciare la sfida unitaria con pds, ppi e Ulivo». E del resto nemmeno il Bertinotti che chiede, nell'intervento a Montecitorio, che, tra le proposte presentate da Rifondazione, l'esecutivo ne «assuma almeno qualcuna di significativa», appare come un pohtico che fa la faccia feroce. Eppure c'è una diversità tra Bertinotti e Cossutta: il secondo puntava al Prodi bis e il primo era contrario. E c'è ancora. Nei toni, nelle sensibilità, nel modo di gestire la trattativa. Ma l'abbraccio che i due si scambiano, dopo il discorso di Bertinotti, è un segnale inviato all'esterno perché non si pensi di dividere il partito. Il quale partito spera ancora nella trattativa. Come testimonia il titolo di Liberazione di oggi che invoca «un segno di cambiamento». Maria Teresa Meli Discussione tra donne sui ticket: la Buffo e Maura Cossutta convincono la Bindi Neppure Fausto ha interesse ad arrivare alle urne Il Colle intende logorare il partito delle elezioni D'Alema: il prc vuole rompere il bipolarismo governo, Cossutta: il secondo Meli Discussione tra donne sui ticket: la Buffo e Maura Cossutta convincono la Bindi A sinistra D'Alema Accanto il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro A sinistra D'Alema Accanto il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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