Twiggy il Grissino nel mito

il caso. Torna la «swinging» Londra nell'autobiografìa di un'icona il caso. Torna la «swinging» Londra nell'autobiografìa di un'icona Twiggy, il Grissino nel mito Amori e abbuffate della prima supermodella fi LONDRA AMOSCELLO, o Grissino per chi la imitava sui nostri lidi, è l'icona degli Anni Sessanta che continua a guardare di sotto in su, con un'innocenza difficilmente recuperabile, questa meno eccitante fine di secolo. I suoi occhioni incorniciati dalle famose ciglia dipinte a raggiera non sono più languorosamente dilatati su un mondo pronto a cambiare ad ogni cenno della musica o della moda: oggi appartengono a una donna che appare contenta di non essersi lasciata travolgere dagli eccessi dell'epoca. Pur attraverso il trauma del primo matrimonio con un attore alcolizzato, Twiggy è rimasta una ragazza della working class con la testa bene avvitata sul lunghissimo collo. «Non ho mai fatto parte della scuola di modelle alla Blow-Up di Antonioni. Niente orge, niente droga, pochissime discoteche e feste. Odiavo essere riconosciuta e osservata», dice nell'autobiografia appena uscita. Non ha neppure mai pensato che essere bella da morire volesse dire morire di fame: poteva mangiare a quattro palmenti, le gambine a lama di rasoio erano scritte nei suoi geni. Il risultato è che Twiggy, la quale allora sembrava fragile e aliena come un bambino o un marziano, è robustamente sopravvissuta: non soltanto alle pressioni per restare la modella più famosa del mondo dopo aver detronizzato Jean «Gamberetto» Shrimpton, ma anche al deragliamento delle promesse degli Anni Sessanta. La sua storia, Twiggy in Black and White, pubblicata da Simon & Schuster, è uscita ieri nelle librerie della Londra che lei aveva contribuito a fare grande, e swinging. Le memorie di Twiggy sono colorate come il faro psichedelico che Londra diventò in quel momento glorioso della sua storia. Ma la prima supermodella non ricorda sospirandosi alle spalle: le sue sono memorie a cuor leggero, scritte con la stessa trasparenza stupefatta della ragazzina di sedici anni che nel 1966 fu catapultata dal nulla all'apice della fama grazie al paginone centrale del Daily Express che la nominò «faccia deli'anno». Minuta («Tentai di mettermi un paio di collant di Lurex dorato appena indossati da Verushka, ma dal pavimento mi arrivavano in cima alla testa»), trasognata, facile alle lacrime come quando la chiamarono soltanto per fotografarle i piedini da Cenerentola, Twiggy passò quegli anni mozzafiato legata al suo manager, Justin de ViUeneuve. Tutto accadde come una vertigine: l'adolescente che occhieggiava l'avanguardia dei vestiti di Biba in Kensington High Street, andava a strillare sotto il palco dei Beatles a Finsbury Park e voleva assomigliare all'angelica Jean Shrimpton, si tramutò in una creatura dai capelli geometrici che frequentava la bohème di Ken Russell nel quartiere di Notting Hill e partiva alla conquista dell'America come una vamp stilizzata uscita dalla mano del grande Erte. Al punto che lo stesso Erte volle dimostrarle tutta la sua ammirazione truccandole gli occhi come un arcobaleno, «da verde sulle palpebre a rosso sugli zigomi. Avrei dovuto chiedergli di firmarmi la faccia». Fu lui a suggerirle di comparire nel revival del musical Anni Cinquanta «The Boyfriend», e Ken Russell balzò sulla proposta tra un bicchiere di champagne e l'altro. Il 1967 arrivò come una ventata: il pranzo per conoscere un Paul McCartney in piena vena artistica (era l'anno di Sgt. Pepper) aprì la strada a un'amicizia granitica, che prospera ancora oggi. Twiggy ricorda che tra un boccone e l'altro Paul componeva una melodia percuotendo con una posata una serie di bicchieri in cui aveva versato dell'acqua. La fase hippy passò con tutti i suoi colori sul corpo di Twiggy, ma solo di fuori: «Justin e io indossavamo gilè puzzolenti di pelle di pecora trapuntati di fiori. Era arrivata l'era del flower-power, con la psichedelia e la droga. Ma non per me. Olezzavo di patchouli e avevo i pantaloni di satin comprati da "Granny Takes a Trip" sulla King's Road, ma questo era tutto. Droga, mai». Per un documentario su «Twiggy in Russia», mai realizzato a causa dell'invasione della Cecoslovacchia, McCartney «aveva acconsentito a scriverci una canzone. Ma nella confusione di tutti quei mesi ce ne eravamo dimenticati. Fu quindi con mia grande sorpresa che una sera glielo ricordammo e lui intonò a pieni polmoni Back In The Ussr, che poi avrebbe incluso nell'Album Bianco». McCartney e Twiggy erano amici al punto che quando Linda Eastman si trasferì a Londra, lui le chiese: «Ho appena incontrato questa meravigliosa americana, che non conosce nessuno qui. Ti va di incontrarla e di andare magari a fare spese con lei?». Twiggy acconsentì con entusiasmo e portò Linda a mangiare da San Lorenzo. Twiggy dice di avere in comune con i McCartney lo stesso amore per la famiglia: e adesso si divertono insieme, come famiglie. Una notte di un paio d'anni fa, Paul si è perso in macchina nel centro di Liverpool con a bordo Linda, Twiggy e suo marito, l'attore inglese Leigh Lawson. Come se niente fosse, McCartney ha tirato giù il finestrino, ha chiesto indicazioni a una pensionata e le ha dato un passaggio a casa. La felicità famigliare ha eluso Twiggy per molto tempo. Alla fine della sua carriera venne la rottura con Justin che, dice lei, la cornificava da anni. Poco dopo Twiggy sposò Michael Whitney, un attore americano da cui ha avuto una figlia, Carly, prima di accorgersi che era un alcolizzato. Per quanto le volesse bene, lui non riusciva a venire a patti con il successo di lei, che si era reinventata in teatro. L'inferno privato di Twiggy è culminato nella separazione. Poco dopo, Michael è morto di infarto al ristorante davanti alla loro bambina di cinque anni. Nel bel Leigh ha finalmente trovato tutto quello che ha sempre voluto. E' bello scoprire che l'icona de gli Anni Sessanta, con il pallino del tip tap, venera un'icona degli Anni Trenta: Fred Astaire. La storia del loro incontro a Hollywood è me morabile. «Avevo il terrore di incontrarti», esordì cavalleresco lui; e per celebrare, finì per mettersi a ballare da solo, il grande Fred leggero come se avesse l'aria al posto delle ossa, mentre camminavano di notte su Rodeo Drive. Maria Chiara Bonazzi Adora i Beatles il tip tap, odia essere riconosciuta e osservata ona o la n docuRussia», ll'invaacchia, entito a a nella si ce ne quindi he una lui in In The uso nelno aminda Eaa, lui le ontrato ericana, qui. Ti are ma Twiggy smo e San Loe in coo stesso desso si degli AdivmdiPachveLimLsMgcucon Justin ccava da annsposò Michaamericano dglia, Carly, che era un ale volesse bevenire a patche si era rL'inferno priminato neldopo, Michal ristoranbambina diLeigh ha finquello che hE' bello sgli Anni Sesstip tap, veneTrenta: Freloro incontrmorabile. «Acontrarti», ee per celebrballare da sgero come sdelle ossa, di notte su RMa Alcune immagini di Twiggy. A sinistra con Chris Gable in una scena di un film del 71 intitolato «The boy friend». Sotto, con Michael Whitney, nel 73, in «W». degli Anni 60