L'amore? Soltanto se infelice passa alla storia di Mario Baudino

L'amore? Soltanto se infelice passa alla storia Dai libertini del 700 ai romantici, alle condanne della Chiesa: Armando Torno racconta la storia della passione L'amore? Soltanto se infelice passa alla storia Ma per Baudelaire la voluttà stava nella certezza di fare il male A MOR raro consuevit durare vulgatus», scriveva Andrea Cappellano, nel suo De Amore che tanta fortuna ebbe nel Medioevo. Ovvero, svelati i segreti, l'amore non dura. E Armando Torno, che ha deciso di scrivere una Piccola storia dell'amore (Mondadori), ha certamente tenuto conto, pur senza citarlo esplicitamente, di questo antico consiglio. Un libro su questo tema è per forza amor vulgatus, con tutti i rischi che comportano sia la divulgazione sia l'inevitabile messa in gioco dell'au¬ tore. Così Torno affronta il suo viaggio col piglio cordiale di un conversatore, dando del tu al lettore e insegnandogli molto. Con schegge di saggezza come questa, che vale un perfetto aforisma: «Un poeta mediocre che tenta di parlare dell'amore si trasforma in un comico». Dai versi licenziosi dell'antichità ai libertini settecenteschi, dal Catullo innamorato alla moderna concezione dell'amore inaugurata proprio dal romanticismo (l'incontro di due individui anziché di due corpi), Torno esplo¬ ra le allegre sconcezze di Marziale e le severe condanne dei padri della Chiesa, le passioni, le trasgressioni, le lussurie, i tradimenti, Eros come superamento e innalzamento e come forma ultima di conoscenza del male. Charles Baudelaire scriveva che «la voluttà unica e suprema dell'amore risiede nella certezza di operare il male», certificando la predicazione del marchese de Sade; e Sant'Agostino, autore che si indovina caro a Torno, gli aveva già risposto che «definizione breve e vera della virtù è l'ordine dell'amore». I tentativi di sistemare questo motore segreto della nostra esistenza sono tutti grandi imprese fallite. Torno cita, senza condividerne le conclusioni, quel libro straordinario che fu LAmore e l'Occidente, di Denis de Rougemont, da cui andrà almeno presa un'osservazione empirica che è un'altra scheggia di saggezza: l'amore appagato non ha «storia», quella che ha creato le più grandi narrazioni dell'Occidente è la passione infelice, impossibile. Non l'ordine, ma la dismisura. Tanto in «alto» come in «basso». Torno non dimentica il grande Giorgio Baffo, «che se ne andò da questo mondo nel 1786 senza godere pienamente delle cose che aveva cantato per tutta la sua vita». E cita puntualmente almeno un verso di ironica tragicità: «Le nostre voggie no xe mai contente». Ma avrebbe potuto allo stesso titolo ricordare un vero clandestino, il siciliano Domenico Tempio, che più o meno negli stessi anni esalta gli organi genitali in un grido quasi zen: «Chi grande matematica/ chi calcimi prufundu». Trasformando l'osservazione ovvia che i «si cumbacia- nu» in meraviglia cosmica. Ma l'amore non è solo «cumbaciarsi», e neppure baciarsi. Ha a che vedere, come ricorda l'autore, con l'esistenza di Dio. E con la morte. La morte di ciò che si ama, la vera morte, che un poeta sfidava nel '45: «Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie/ Quello che veramente ami non ti sarà strappato/ Quello che veramente ami è la tua eredità». Come leggiamo nell'ottantunesimo Canto Pisano di Ezra Pound. Mario Baudino // vero piacere non è «cumbaciarsi» né baciarsi, ma ha a che vedere con l'esistenza di Dio «Amore e Psiche» gruppo marmoreo del Canova

Persone citate: Andrea Cappellano, Armando Torno, Baudelaire, Canova, Charles Baudelaire, Domenico Tempio, Ezra Pound, Giorgio Baffo

Luoghi citati: Torno