«Il chirurgo risponde delle cicatrici» di R. Cri.
«Il chirurgo risponde delle cicatrici» Sentenza dà ragione a un'impiegata deturpata dopo un intervento estetico «Il chirurgo risponde delle cicatrici» La Cassazione: deve informare il paziente dei rischi ROMA. Spogliarelliste o impiegate, non cambia. Tutte hanno il diritto di essere informate, perché le cicatrici lasciate dal chirurgo estetico sul corpo di una donna sono comunque un danno. Non importa che l'operazione sia stata eseguita a regola d'arte: il medico che alla paziente non le ha indicate come conseguenze del trattamento chiesto, può essere accusato addirittura di lesioni personali colpose. Che i segni siano inevitabili o possibili, poi, non conta. Lo sostiene la III sezione civile della Cassazione, che ha rigettato il ricorso presentato da un chirurgo estetico siciliano, accusato da una paziente che si era sottoposta ad un'intervento estetico per ehminare 5 chili di grasso di troppo da fianchi e glutei, ma si era poi ritrovata con un metro e mezzo di cicatrici lungo il corpo. La paziente, un'impiegata di 38 anni di Catania, aveva chiesto i danni al chirurgo. La Corte d'appello della città siciliana le aveva riconosciuto 45 milioni per danno biologico e 6 milioni per danni morali. Nel confermare questa sentenza, la Suprema Corte precisa però che il medico dovrà risarcirla, ma trattandosi di una impiegata, avrà diritto a danno biologico e morale ridotti, perché le cicatrici sono evidenti in costume o con la biancheria intima e le creano problemi di relazione sia al mare sia a casa, con il partner, ma non esiste un danno patrimoniale sul lavoro, visto che non fa, ad esempio, la spogliarellista. «Le cicatrici - spiega la Cassazione - residuate ad intervento chirurgico, eseguito in violazione del dovere di informazione, costituiscono alterazione anatomica dell'organismo ed integrano l'elemento oggettivo del reato di lesioni colpose». Per evitare di pagare il risarcimento, o, in caso di querela e conseguente procedimento penale, di rispondere del reato di lesioni colpose, il chirurgo deve quindi sempre informare preventivamente il paziente che ha il di¬ ritto di conoscere i rischi che corre. Un dovere, secondo la Cassazione, «particolarmente incombente nella chirurgia estetica, nella quale esso deve comprendere anche la possibilità del paziente di conseguire un effettivo miglioramento dell'aspetto fisico, che si ripercuota favorevolmente nella vita professionale e in quella di relazione». In questo caso la Corte di appello, secondo la Cassazione, «ha correttamente considerato quali componenti del danno biologico quello estetico, quello psichico e quello della vita di relazione», inevitabilmente compromessi dalle cicatrici. I medici dovrebbero spendere più tempo per l'informazione al malato, soprattutto per quanto concerne il consenso informato agli atti medici. E' il parere di Aldo Pagni, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnom) sulla sentenza della Cassazione, [r. cri.]
Persone citate: Aldo Pagni
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