Aids, primo passo verso il vaccino

Aids, primo passo verso il vaccino MEDICINA Diffusi i risultati di una ricerca realizzata dal Centro Emofilia e Trombosi Aids, primo passo verso il vaccino Milano, scoperta una sostanza che blocca il virus MILANO. Da Milano la conferma che le «chemochine» sono il primo meccanismo biologico diretto capace di bloccare il virus dell'Aids. Lo ha detto ieri il professor Pier Mannucci, direttore del Centro Emofilia e Trombosi dell'università di Milano, anticipando i principali dati dello studio (condotto in collaborazione con l'università di Parigi e l'Istituto di virologia umana di Robert Gallo, all'università del Maryland), che verrà illustrato oggi nel corso di una conferenza stampa. La ricerca, che ha dimostrato l'attività sul virus Hiv delle chemochine (sostanze che l'organismo produce normalmente in risposta ad aggressioni infiammatorie, batteriche o virali) è nata dall'osservazione di 128 pazienti emofiliaci che a Milano dal 1980 al 1985 continuarono a ricevere trasfusioni con san¬ gue-derivati infetti da Hiv: progressivamente fra il 1981 e il 1986 ben 114 di loro si infettarono col virus dell'Aids, ma quattordici no. Sebbene trasfusi ripetutamente, per anni, con le stesse partite di sangue infetto, questi quattordici pazienti non sono neanche mai risultati sieropositivi. E' stato Alessandro Gringeri, che nel Centro milanese si occupa appunto dei problemi dell'Aids, che dopo anni di ricerca è riuscito a mettere in evidenza il fattore che ha caratterizzato questi «invulnerabili» all'Hiv: un livello più che doppio di presenza di chemochine. «Che le chemochine siano la chiave naturale di questa resistenza spontanea all'Aids - ha detto Gringeri - lo abbiamo ulteriormente evidenziato quando, messe in coltura le cellule del sangue preleva¬ to da questi 14 soggetti, nei test di laboratorio esse hanno ceduto all'assalto dei virus Hiv solo dopo che avevamo artificialmente bloccato la funzionalità delle chemochine». Mannucci ha fatto sapere che secondo Robert Gallo, che ha partecipato alla ricerca di Gringeri, «questi dati stanno permettendo di unire tutti i pezzi del "puzzle Aids", mostrando che le chemochine dovrebbero essere la chiave, per proteggerci dall'Hiv, che stavamo da tempo cercando». Le chemochine fermano il virus sbarrandogli probabilmente i suoi punti d'attacco-ingresso nelle cellule: «Questo suggerisce ora - ha detto Gringeri - di proseguire la strada che porti a verificare se le chemochine stesse, o sostanze ad esse simili che ne mimino l'azione, o sostanze che analogamente ad esse interferiscano coi punti di ingresso cellulare del virus, possano rivelarsi più e meglio di un ideale vaccino, non solo per la prevenzione contro l'Aids, ma anche per la terapia dei soggetti già infetti». «E' anche abbastanza chiaro - ha aggiunto Mannucci che se riusciremo a stimolare un surplus di produzione di chemochine o a simularne l'azione, questo appare già come l'equivalente di un vaccino». [Ansa] Robert Gallo

Luoghi citati: Maryland, Milano, Parigi