Mostro di Firenze, vacilla il teste

Mostro di Firenze, vacilla il teste Durante l'interrogatorio è apparso reticente e ha alimentato nuovi dubbi Mostro di Firenze, vacilla il teste Sospetti su Pucci dopo le contraddizioni in aula FIRENZE. Ma quanti erano i «compagni di merende»? Quanti erano quelli che sapevano chi e che cosa c'era dietro i delitti del mostro di Firenze? L'udienza di ieri al processo bis ha ruotato intorno alle contraddizioni di Fernando Pucci, il cosiddetto teste «alfa», entrato in aula come testimone chiave dell'accusa e uscito con addosso il pesante sospetto di avere avuto un ruolo, seppure marginale, nelle sanguinose scorribande contro le coppiette. Sembrano ormai solo un polveroso ricordo le tesi dei criminologi che, tratteggiando l'identikit del mostro, parlavano di una persona normalissima, al di sopra di ogni sospetto, dalla vita solitaria o al massimo con una vecchia mamma, sessualmente impotente. Poi, dall'entrata in scena di Pacciani in poi, tutto è stato ribaltato. Non un mostro ma un'associazione a delinquere tra personaggi dal passato discutibile, con tanto di fiancheggiato- ri, forse adddirittura finanziati da una holding del terrore. E la testimonianza, ieri, del Pucci non ha fatto altro che alimentare i tanti dubbi e cancellare le poche certezze. Le sue affermazioni, assieme a quelle del teste-imputato reo confesso Giancarlo Lotti, costituivano l'architrave su cui il pm Paolo Canessa aveva costruito la sua tesi accusatoria. Ma ieri Pucci è caduto in una serie di continue contraddizioni, cambiando le risposte in base a chi gli rivolgeva le domande, con l'unico scopo, almeno questa è stata la sensazione, di compiacere l'interlocutore e con l'unico risultato di apparire tanto reticente da ingenerare il sospetto che in realtà volesse proteggere se stesso da un coinvolgimento diretto. «Il pubblico ministero si riserva di valutare le dichiarazioni di Pucci - ha dovuto dichiarare il pm Paolo Canessa al termine della deposizione -, visto che oggi è emerso qualcosa di più ampio rispetto alle indagini». Insomma Pucci, da semplice e casuale testimone oculare, rischia di vedere la sua posizione trasformarsi in quella di coimputato. E a sostenerlo non sono servite neanche le dichiarazioni spontanee che Giancarlo Lotti ieri in aula ha chiesto di fare per tentare di dare un senso alle continue contraddizioni in cui Pucci è incorso soprattutto durante l'interrogatorio da parte dell'avvocato Nino Filaste, difensore di Mario Vanni, l'altro imputato dei defitti del mostro. [f. m.] Mario Vanni, imputato dei delitti del «mostro» di Firenze

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