Mastarone Il destino appeso a una telefonata

I «buchi neri» del superteste Mastarone // destino appeso a una telefonata TORTONA. Gianni Mastarone, 26 amii, è operaio in un cantiere edile di Tortona. Della sua famiglia ha detto che è formata da lavoratori, «con una mamma che ha sempre sgobbato noi campi». E' stato arrestato il 23 gennaio, ha trascorso sette mesi in carcere ed è stato liberato dal gip il 20 agosto. Secondo l'accusa è la persona che scagliò il sasso da tre chili. Roberto Siringo lo aveva riconosciuto come «il ragazzo con il pizzetto» che c'era sul cavalcavia. Peccato che quel pizzetto Mastarone se lo fosse tagliato pochi giorni prima del delitto. Una telefonata a sostegno dell'alibi ha convinto il gip a scarcerarlo. Ha sempre sostenuto che quella sera era a Buronzo dalla sorella. Il suo alibi era stato ritenuto valido dal gip che aveva tenuto conto di alcune testimonianze, tra cui quella di un vicino di casa della sorella: «Quella sera il fratello di Simona - aveva detto - è venuto a casa mia a riprendersi il gatto che mi aveva affidato». Un tabulato della Telecom aveva confermato che la sera del delitto a casa della sorella di Mastarone era effettivamente arrivata una chiamata proveniente dall'abitazione del vicino. Un altro puntello all'alibi era arrivato da un secondo tabulato Tini: la sera del delitto dal cellulare di Mastarone erano partite alcune chiamate e per tutte queste telefonate era stato utilizzato il ponte radio di Vercelli-Biella. [m. t. m.]

Persone citate: Gianni Mastarone, Mastarone, Roberto Siringo

Luoghi citati: Biella, Tortona, Vercelli