Israele conta sgomento tutti gli errori di Bibi

Dice il premier: le operazioni segrete quando le facevo io non fallivano mai Israele conta sgomento tutti gli errori di Bibi GLI INSUCCESSI DEL GOVERNO GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO In queste ore in Israele si è intensificato lo sport nazionale per cui giornalisti e politici, con la testa fra le mani a cena, discutono lunghe ore su questa domanda: «Ma chi è Bibi Netanyahu?». Nessuno viene a capo della sua strana, enigmatica personalità. Ma come fa un primo ministro così apparentemente sicuro, giovane, colto, a farsi tanto volentieri lo sgambetto da solo? Come ha fatto ieri in piena bufera, a dire, mentre Ahmad Yassin raccoglieva ovazioni entusiastiche a Gaza, quasi pari a quelle raccolte da Arafat a suo tempo, una frase che suona più o meno così: «Le operazioni dei servizi segreti talvolta vanno bene, talvolta vanno male. 10 che ho partecipato a diverse, lo posso dire, e devo aggiungere che a me sono sempre riuscite bene». Frase riportata da Dan Semamà, giornalista del canale di Stato. Netanyahu, mentre cerca di minimizzare il disastro politico e diplomatico creato dal fallimento dell'operazione di Amman, in Giordania, non ignora certo che gli ultimi giorni hanno letteralmente terremotato la situazione politica che 11 primo ministro israeliano stesso si era tanto impegnato a costruire: dopo gli ultimi attentati, infatti, Bibi aveva puntato tutto sull'emarginazione di fronte all'opinione pubblica internazionale proprio di Hamas, l'organizzazione fondata da Yassin che è dietro al terrorismo degli uomini-bomba, e aveva messo come condizione ad Arafat per la ripresa dei colloqui di pace l'impegno a combattere l'organizzazione anche nelle sue «infrastrutture». Vale a dire, capillarmente. Arafat, quindi, si era dato da fare finché Netanyahu si era sentito abbastanza rassicurato: e proprio ieri un desolato Dennis Ross è giunto a Gerusalemme per la ripresa della trattativa, mentre Hamas incoronava il suo re a Gaza. Bibi, così, diventa un amico oggettivo, per così dire, del grande antagonista del suo interlocutore Arafat. E' lui, infatti, che fece estradare Abu Marzuk in Giordania dagli Stati Uniti, lui che ha liberato lo sceicco Yassin, due leader di Hamas particolarmente importanti. E' lui che ha liberato El Rantisi, l'onnipresente portavoce di Hamas; lui che ha spedito ad Amman d'urgenza l'antidoto per salvare Khaled Meshaal, il capo di Hamas assalito senza successo dai suoi. E' lui che ha sollevato d'improvviso l'ombra che ormai esisteva, pesante, fra i capi arabi istituzionali e Hamas, gettandoli inopinatamente gli uni nella braccia degli altri. E' vero che le operazioni del Mossad possono anche fallire, ma in questo caso in genere si dissolvono nell'aria, evaporano: qui il fallimento sul territorio giordano è stato pari a una decisione di aprire il vaso di Pandora della paura che re Hussein ha del suo 70 per cento di abitanti palestinesi, fra cui moltissimi simpatizzanti di Hamas. E subito dopo la decisione di liberare Yassin, l'irriducibile, il vecchio che sembrava mezzo morto e che improvvisamente è redivivo e vigorosamente dedito alla lotta e anche al potere, è stata anch'essa una scelta decisamente audace: ((Adesso noi palestinesi che governiamo l'autonomia - dice disperato Sofian Abu Zaide, il responsabile di Arafat per i rapporti con gli israeliani - non possiamo sperare che nel pragmatismo di Yassin, che affianchi Arafat. Certo, se Netanyahu lo avesse sentito, sarebbe stato molto meglio per tutti». Bibi, dunque, ripete che un errore si può sempre fare, e certo ha ragione: ma nessuno accusa i giovani del Mossad di essere stati poco fortunati, o poco ginnici. Semmai questo creerà una delusione rispetto al mito del «wonder boy» del Medio Oriente. Il fatto è che gli errori qui sono altri, e somigliano a quelli antichi di Netanyahu: sempre errori di sottovalutazione. Come all'inizio del mandato, quando credette di poter tenere Arafat in attesa di un suo segno, e di proibire addirittura al suo elicottero di atterrare senza con questo costruire uno sgarro e un danno profondo. Come quando aprì la galleria lungo D Monte del Tempio e non s'immaginò che da qui sarebbe nata una vera e propria guerra con decine di morti, e come quando muove i bulldozer e non ricorda che la smodata risposta palestinese è in definitiva quella di Hamas, con i terroristi suicidi. Ora come farà Bibi a chiedere di nuovo ad Arafat di perseguire, catturare e punire gli uomini di Hamas nelle sue città? Certo il Rais allora gli dirà: «Comincia tu! E poi scusa, c'è qui Yassin, il tuo amico, che non vuole». Fiamma Nirenstein Dice il premier: le operazioni segrete quando le facevo io non fallivano mai L'ultimo pasto dello sceicco Ahmed Yassin in ospedale ad Amman prima di partire per Gaza A sinistra il leader in carrozzella viene fatto salire sull'elicottero reale