Rivolta in Egitto Uccisi in 20: dicevano no alla controriforma agraria di Ibrahim Refat
Rivolta in Egitto Rivolta in Egitto Uccisi in 20: dicevano no alla controriforma agraria IL CAIRO NOSTRO SERVIZIO Dopo i disordini nei villaggi del Delta del Nilo, è la volta dell'Alto Egitto dove sei persone sono rimaste uccise e altre quaranta ferite in tumulti avvenuti negli ultimi giorni. Il teatro della nuova sommossa è stato il villaggio di Houwa, nel governatorato di Qena (640 km a Sud del Cairo). E il bilancio complessivo delle rivolte contadine esplose lungo il Nilo da quest'estate già supera i venti morti. Peggio di così non poteva avvenire il debutto della nuova riforma - o controriforma - agraria entrata in vigore dal 1° ottobre. E non solo per le perdite di vite umane, ma anche per il clima di instabilità che la legge è destinata a produrre nelle zone rurali. Sul malcontento soffiano gli integralisti. E tutti i partiti dell'opposizione (dai Fratelli musulmani a quelli della sinistra), oltre alle organizzazioni per i diritti umani, chiedono l'abrogazione della vituperata legge agraria. O perlomeno la sua attuazione in modo graduale. Il perché è semplice. La controriforma agraria distrugge gli ultimi residui del regime nasseriano socialista del 1952. L'allora presidente populista Gamal Abdel Nasser (scomparso nel 1970) dopo essersi sbarazzato dei grandi latifondisti distribuendo la loro proprietà ai contadini nullatenenti, dispose il blocco dei fitti dei fondi agricoli. In sostanza un contadino affittuario poteva pagare un affitto quasi immutabile nel tempo senza che venisse cacciato. In più poteva lasciare in eredità ai figli la terra presa in affitto. Su sei milioni di feddan (il feddan è poco meno di un ettaro) due milioni sono dati in affitto. Naturalmente a prezzi irrisori. Il tutto però viene compensato da prezzi stracciati, spesso calmierati, per i prodotti agricoli. La prolificità dei contadini da una parte, e la mancanza di serie cooperative agricole dall'altra, vanificò il tentativo di Nasser di sollevare la campagna egiziana dalla sua secolare miseria. Oggi gli appezzamenti non bastano più a occupare i braccianti agricoli a spasso. E cosa più importante, l'Egitto ha un perenne deficit agricolo: importa il 70% delle derrate alimentari. Con la nuova riforma i responsabili dell'agricoltura egiziana sperano in un futuro più roseo. Questa ricetta suggerita dal Fondo monetario internazionale impone affitti equi per i fondi agricoli. Stando alle stime del governo, la produzione dovrebbe aumentare del trenta per cento dal momento che gli agricoltori saranno costretti a introdurre migliorie e a impiegare tecnologie più moderne. Eccesso di ottimismo? Forse. Non si tiene conto che la stragrande maggioranza degli affittuari sono dei diseredati che non possono accedere a crediti. E il 20 per cento di essi ha preferito il braccio di ferro con i proprietari. Ibrahim Refat
Persone citate: Gamal Abdel Nasser, Nasser
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