Bossi la scomunica dopo l'attacco al Papa
E Omelie nelle chiese e volantini all'uscita della messa di domenica: cattivi maestri e falsi profeti Bossi, la scomunica dopo l'attacco al Papa Nel Veneto leghista i sacerdoti predicano contro il Senatùr E RA stata blasfemia l'irrisione di Bossi verso i cattolici del Nord-Est; aveva citato con scherno nientemeno che il pane e il vino, ossia la comunione, con una frase ingarbugliata, difficile da intendere: «Quanto alle confusioni cattoliche, il pane e il vino... Noi diciamo pane al pane e vino al vino». E' successo una settimana fa, ma la stampa locale, scandalizzata, lo ricorda ancora. Adesso è altrettanto violenta la reazione del clero: se esistesse ancora la scomunica, potrebbe a pieno diritto definirsi una scomunica. Del resto, scomunica vuol dire esclusione dalla comunione: e Bossi si è escluso da solo. La «scomunica», chiamiamola dunque così, è avvenuta domenica scorsa, in sette parrocchie situate a Nord di Padova e a Sud di Treviso, con centro a San Martino di Lupari. San Martino è un paesotto scintillante di notte come Broadway, con pizzerie dal nome esotico come «Hawaii», sepolto nelle nebbie. Bossi vi è capitato una settimana fa e ha parlato per due ore e mezzo al suo popolo, accorso numeroso: un paese che se arriva un uomo di cultura raduna sei decine di persone (parlo per esperienza), per Bossi ne aveva richiamate sei migliaia: «Di Lupari» si chiama perché una volta vi si rintanavano famiglie di lupi. Per dare un'idea della cultura del luogo, mi han chiamato a parlare una sera di scuola, libri, letture: arrivo e trovo la biblioteca vuota e chiusa, col custode che aveva perso la chiave. Mezz'ora per trovarla. Nel frattempo, mi fanno aspettare nella casa di un assessore, piena di quadri: il padre dell'assessore ne aveva dipinti un centinaio, spesso nature morte e girasoli: aveva sentito alla radio la quotazione dei girasoli di Van Gogh, li aveva contati, e aveva deciso di dipingerne il doppio: «Sono meglio? Sono peggio?» si domandava, e rispondeva salomonicamente: «Non si sa». Nel dibattito che seguì la mia conferenza un ascoltatore mi domandò: «Perché lei, scrittore, rifiuta la secessione? Non si rende conto che se nasce il Ve- neto come stato nuovo, lei diventa il nostro Omero?». Confesso che per un attimo sono entrato in crisi. Nella campagna trevisana il leghismo è una fede. Ma non «sostituisce» la fede, come crede Bossi: nelle aspirazioni del popolo leghista, la fede le¬ gittima il leghismo, e viceversa. Il leghismo protegge la ricchezza. La fede la santifica. E' come gli abitanti dicessero: «Ab- se Marno lavorato e abbiamo vinto, la Lega ci protegge. Abbiamo vinto ed è giusto, la Chiesa ce lo garantisce». E' arrivato Bossi, e ha tentato un'operazione satanica: ha separato il leghismo dalla chiesa, li ha messi uno contro l'altra. Ha affermato che la Chiesa è fautrice di una «opposizione strisciante alla secessione», e quindi nemica della Padania: una nemica dedita a pratiche come quella del pane e del vino, e qui Bossi ha fatto il virulento sarcasmo che citavo prima. Non tutti l'hanno gradito. Una parte ha applaudito, una parte s'è ammutolita. Domenica scorsa, la replica della Chiesa. Aspra, al limite dell'a¬ natema. E' stata pronunciata al termine della messa. Prima che la gente uscisse, il parroco ha detto: «Aspettate un momento, devo leggervi una comunicazione». E l'ha letta. Il testo è stato poi distribuito a stampa, sul sagrato, davanti alle chiese di San Martino, Abbazia Pisani, Bessica, Borghetto, Castello di Godego, Galliera Veneta, Tombolo. Il clero di base difende il senso dell'eucaristia, ricorda che «ironizzarci sopra significa porsi fuori della fede e della Chiesa», e afferma: «Ciascuno ha potuto in questi paesi constatare il livello umano e culturale, dottrinale e spirituale, morale e politico di certi personaggi, che sono cattivi maestri e falsi profeti. Pensano che il popolo dei nostri paesi sia "ignorante" e lo trattano come tale. Qualche abitante di questi paesi ha aperto gli occhi, noi speriamo che li aprano anche tutti gli altri». Ascoltando, i fedeli che riempiono le chiese si sono spaccati: metà hanno applaudito e metà sono ammutoliti. Si realizza quella che i testi di psicologia chiama¬ no la paralisi psichica: quando due autorità, temute e rispettate, danno due ordini opposti, chi deve eseguirli si blocca; per uscire dalla paralisi deve scegliere un'autorità e abbandonare l'altra. Bossi ha chiesto chiarissimamente, con quella che i preti ritengono una bestemmia, alla sua base di abbandonare la Chiesa. Adesso la Chiesa chiede al suo popolo di abbandonare Bossi. Quello che fino a ieri era uno scontro costituzionale e politico (secessione o unità, Lega o Polo o Ulivo) è diventato uno scontro religioso: alla gente vien chiesto di stare con Bossi contro la Chiesa o con la Chiesa contro Bossi. Il sogno del leghista veneto («azienda, parrocchia e Lega») s'è spezzato. Impossibile ricomporlo. Per scelta o per costrizione, Bossi si è insaccato nelle trincee dove per mezzo secolo ha combattuto il pei. In quelle trincee il popolo veneto non è mai andato a combattere. Con ogni probabilità, non ci andrà mai. Umberto «blasfemo» Cita il pane e il vino ed è subito scandalo Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi
Persone citate: Abbazia Pisani, Bossi, Umberto Bossi, Van Gogh
Luoghi citati: Borghetto, Hawaii, Padova, San Martino Di Lupari, Treviso
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