«le 35 ore sono una follia» Fossa suona la carica contro la riduzione di Roberto Ippolito

Le imprese alzano le barricate e Dini si schiera con loro: «Non si può intervenire per legge» Le imprese alzano le barricate e Dini si schiera con loro: «Non si può intervenire per legge» «le 35 ore sono una follia» Fossa suona la carica contro la riduzione ROMA. Non c'era tempo da perdere. Il presidente del Consiglio Romano Prodi stava per incontrare, ieri pomeriggio, il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti. E tra i punti in discussione, uno dei tre «qualificanti» per Bertinotti, la richiesta di abbassare d'autorità a 35 ore settimanali l'impegno dei lavoratori dipendenti. Così sin dalla mattinata la Confindustria, contraria a questa ipotesi, comincia ad alzare le barricate: si opporrà «con tutte le sue forze», fa sapere il presidente Giorgio Fossa, impegnato a Venezia a un forum dell'European chemical industry. E avviandosi ai lavori di un convegno della Fondazione liberal a Milano, il vicepresidente Pietro Marzotto, ammonisce: «La riduzione dell'orario di lavoro per legge è una follia. Si ridurrebbe l'occupazione». La Confindustria cerca così di resistere a un'idea che Fossa a Venezia definisce «fuori dalla realtà»: secondo gli imprenditori imporre la diminuzione della durata della prestazione lavorativa non provocherebbe la crescita sperata dell'occupazione, ma al contrario metterebbe in difficoltà le aziende. Questo è già stato detto venerdì e sabato scorsi, al convegno di Capri dei giovani imprenditori: la Confindustria respinge l'ipotesi di una legge che fissa l'orario, mentre giudica positivamente un provvedimento con agevolazioni fiscali o contributive a chi riduce l'orario. Mentre il governo Prodi si gioca la sua sopravvivenza negoziando con Bertinotti anche sulle 35 ore, Fossa torna a spiegare la posizione degli industriali. Spiega che «la disoccupazione è cresciuta dove l'orario è più basso». E che una riduzione potrebbe esserci «al limite in momenti di for¬ te crescita, di benessere»; in situazione del genere «invece di un aumento della retribuzione può esservi una riduzione dell'orario» da definire «azienda per azienda». Le parole di Fossa trovano ascolto all'interno del governo. Anche per il ministro degli Esteri Lamberto Dini «non si può intervenire sull'orario per legge perché questo significherebbe spossessare il sindacato del proprio ruolo». Che si debba ricorrere al «negoziato fra le parti» per arrivare, dove possibile, alla diminuzione delle ore lo dice anche Emilio Gabaglio, segretario della Confederazione europea dei sindacati. Gabaglio sottolinea: «Pen¬ so che non sia una buona idea promuovere per legge la riduzione dell'orario. Dubito che funzioni». Gabaglio smentisce però il quotidiano francese «Le Monde» secondo cui i sindacati europei avrebbero abbandonato l'obiettivo delle 35 ore. La Confindustria alza le barricate perché teme che l'industria europea sia meno concorrenziale rispetto a quella asiatica e statunitense. Non vuol sentir parlare di intesa sulle 35 ore: «Basta che vada fatta entro il 3000 e io la sottoscrivo» scherza Fossa. E, come lui, si preoccupano le piccole imprese aderenti alla Confapi e le tre associazioni degli artigiani, Confartigianato, Cna e Casa. «Ta¬ gliare l'orario e penalizzare contestualmente lo straordinario», afferma la Confapi, avrebbe «come immediato effetto la riduzione della competitività delle imprese italiane, un'ulteriore espansione del lavoro nero e del decentramento produttivo»: insomma un danno «irreparabile», «una palla al piede». Gli artigiani vedono nella riduzione dell'orario «nuovi vincoli e rigidità». Bertinotti insiste, però. E l'opposizione non cavalca le sue tesi: tagliando l'orario, dice l'ex ministro forzista Giulio Tremonti, «non si crea certo lavoro e per capire questo non è necessario essere dei geni». Prima che la trattativa a Palazzo Chigi cominci, Mas¬ simo D'Alema, segretario del pds, il maggiore partito di governo, boccia l'idea di una legge sull'orario uguale per tutti: la considera una soluzione «ingenua e meccanicistica» che «ridurrebbe lo spazio contrattuale del sindacato». Per D'Alema tuttavia è possibile adoperarsi, magari «con più coraggio» di quanto sia stato fatto, per ridurre l'orario con un ventaglio di iniziative come indicato nel documento firmato a Chambéry dai governi italiano e francese. E così, con Fossa che resiste e D'Alema che delimita la strada, comincia il confronto tra Prodi e Rifondazione. Roberto Ippolito Il presidente della Confindustria Giorgio Fossa

Luoghi citati: Capri, Fossa, Milano, Roma, Venezia