L'ossessione del Millennio

Articoli sui giornali, serial tv, moniti di Clinton: l'attesa del futuro Articoli sui giornali, serial tv, moniti di Clinton: l'attesa del futuro contagia l'America L'ossessione MILLENNIO MENTRE il nuovo Millennio si avvicina, viene da domandarsi se l'attesa sia intinta di gioia, di rosee I aspettative, di fermi proponimenti, o non venga invece divorata dall'ansia, dal timore, addirittura dalla paura dell'ignoto, come un tempo ci raccontavano a scuola, grossolanamente sbagliando, che accadesse per i nostri terrorizzati progenitori medievali, convinti che l'anno Mille avrebbe sanzionato la fine del mondo. Esiste, dunque, un'ossessione del Millennio? Il New York Times ha operato una scelta piuttosto istruttiva in proposito, con un florilegio che va dal Presidente Clinton ai cinquanta maggiori quotidiani degli Stati Uniti, in cui compare sistematicamente la frase di cui ci siamo inizialmente, e deliberatamente, serviti, o sue varianti. Il Presidente, che di rado brilla per originalità di discorso, si è espresso con la debita serietà, invitando gli americani «mentre ci avviciniamo a questo nuovo Millennio, a compiere un serio bilancio, a impegnarci tutti a far rinascere il mondo per i nostri figli e i figli dei nostri figli». (Ho tradotto «bilancio» l'originale stock, inventario, che mi sembrava davvero troppo commerciale). Ma le predizioni e gli interrogativi spaziano su un ampio fronte, toccando spesso una involontaria comicità. Ecco allora un saggio consiglio: «Può essere il momento di riprendere la tradizione elisabettiana del basilico: seminate più basilico di quanto vi serve, e conservatelo in vasetti sul davanzale per regalarlo a coloro i quali vengono a trovarvi». «Gli appartamenti a piano terra e i seminterrati godranno di una popolarità senza precedenti. Lo dicono tutte le agenzie immobiliari e gli stessi proprietari». «Aspettatevi di vedere nuovi tipi di patate arrosto, croccanti, intrise di burro e profumate di aglio» (qui la frase «mentre si avvicina il Millennio» compare alla fine). La fiducia si può esprimere con ironia: «Nonostante alcuni milioni di computers rompiballe, siamo fiduciosi Troppo fiduciosi». Ecco invece i dubbi: «Non possiamo allontanare lo spettro del Grande Fratello e della sua stampa, e la paura che la "polizia del pensiero" ci co stringerà a mangiare topi a colazione». «Siamo diventati una cultura di demoni della velocità». Tutto andrà peggio. «Ma, oh, la Tv è il Terminator». L'ultima dichiarazione ci conduce, quasi inevitabilmente, a Millennium, il nuovo programma televisivo americano di cui Mediaset ci ha già ammannite due puntate. Qui interessa poco addentrarsi in una valutazione specifica, e conviene invece utilizzarlo come punto di riferimento per individuare il filo rosso di un fenomeno antico, il Millenarismo. Sull'argomento esiste il libro fondamentale di uno studioso americano, Ernest Lee Tuveson, Millennium and Utopia, al quale ci affidiamo. Tuveson ci spiega che, nella tradizione giudaica, dopo un periodo per così dire catastrofico e di forte sconvolgimento, anche naturale, una volta combattuta la battaglia di Armageddon, il bene vincerà e i malvagi verranno respinti negli inferi della Gehenna: allo sconvolgimento seguirà una suprema utopia, la Nuova Gerusalemme. Nel contesto cristiano, la visione di uno sconvolgente millennio si trova soprattutto nell'Apocalisse, e l'Apocalisse sta alla radice delle dottrine millenaristiche. In una sua opera basilare, Eugenio Corsini ha sfatato il luogo comune che indica nell'Apocalisse soltanto l'aspetto distruttivo e catastrofico, divenuto però proverbiale, mostrandone invece il significato progettuale e salvifico, e dunque l'utopia che segue il millennio. I luoghi comuni sono duri a morire, e diventano patrimonio comune, ai limiti del banale. Molti ricorderanno l'esclamazione che chiudeva un fortunato numero di Montesano: «E' tutta 'na Apocalisse». Resta da osservare che l'Apocalisse, pur presente in San Tommaso, ha sostanziato la tradizione protestante assai più di quella cattolica. Millennium, nella sua curiosa emulsione di elemento visionario-apocalittico, di psicanalisi, con una spruzzata di new age, deriva chiaramente da una matrice protestante, riallacciandosi tanto all'Apocalisse quanto alla terribilità del vecchio Testamento, onde la Gehenna citata nella prima puntata, il Libro di Giobbe nella seconda (insieme al visionario Dostoevski, di cui quasi parafrasa Delitto e castigo), senza contare le morti orrende, le tombe scoperchiate (altro caratteristico paradigma dell'Apocalisse), l'avvento della Bestia, cioè Satana, il Maligno. Nella prima puntata, il protagonista si riferisce a una delle poesie più note di William Butler Yeats, Il secondo avvento. Ora, l'irlandese protestante Yeats, uno dei maggiori poeti del nostro secolo, rappresentò in II secondo avvento un tipico processo millenaristico di matrice apocalittica. La Bestia che lo tormentò giorno e notte, egli confessa, «china si avvia verso Betlemme: per nascere.../le cose vanno in pezzi». Essa letteralmente insidia fi Cristo, e la sola speranza, peraltro tutt'altro che certa, sta appunto nel «secondo avvento», in una nuova venuta di Gesù redentore. In altre parole, la metafora del Millennio riflette i nostri più lancinanti dilemmi. Un altro grande poeta inglese contemporaneo citato in Millennium, W. H. Auden, sostiene che il poeta si sforza di risorgere dalla morte, e di creare l'Uto¬ pia, che è un'immagine caratteristicamente millenaristica, e post apocalittica. Aprite il nuovo romanzo di Arthur C. Clarke, 3001 Odisseafinale, appena pubblicato da Rizzoli, tappa estrema del classico 2001 Odissea nello spazio, e vi imbatterete in un ulteriore millennio, ove la catastrofe imminente viene scongiurata in extremis (ma altre se ne sono verificate dopo il 2000, tocchiamo ferro); il prota¬ gonista scopre alla fine che «due sole cose contavano per i miseri e seri umani: Amore e Morte». Sotto questo profilo, la visione di Clarke risulta istruttiva, nel senso che la fede nel Millennio contiene in sé il rifiuto della pura ragione, e dunque, se si vuole, della scienza, del progresso, e in ultima analisi nell'impero tecnologico. Trionfa la visione, il mistero, come nel caso del tormentato signor Black, protagonista di Millennium. Questa l'ossessione, l'angoscia del Millennio, in una cupa prospettiva segnatamente calvinistica, alla quale il cattolicesimo contrappone la festività del Giubileo, e il Presidente Clinton l'ottimismo volontaristico del Sogno Americano. Chi nutre più modeste ambizioni può dedicarsi alla crescita del basilico. Claudio Gorlier Predizioni e interrogativi spesso di involontaria comicità spaziano su un ampio fronte: c'è chi propone di coltivare basilico e chi di abitare a pian terreno L'inquietudine arriva dal piccolo schermo n: l'attesa del futuro ione NIO are le morti orrende, le perchiate (altro caratparadigma dell'Apocavento della Bestia, cioè Maligno. rima puntata, il prota riferisce a una delle note di William Butler secondo avvento. Ora, protestante Yeats, uno ori poeti del nostro sepresentò in II secondo n tipico processo milledi matrice apocalittica. che lo tormentò giorno gli confessa, «china si o Betlemme: per nascepia che è un'immagine Black protag Qui sotto Bill Clinton. A sinistra un'immagine dal serial televisivo «Millennium», che prende spunto dalle inquietudini di fine secolo

Luoghi citati: America, Betlemme, Stati Uniti