Nel mirino di Van Miert ora entrano le banche tedesche

Nel mirino di Van Miert ora entrano le banche tedesche GLI UOMINI E GLI AFFARI Nel mirino di Van Miert ora entrano le banche tedesche Il commissario Cee alla Concorrenza, Karel van Miert, ha distolto per un attimo gli occhi dalle faccende italiane e si è accorto che esiste un altro punto dolente nel ventre dell'Europa: il sistema bancario tedesco, superprotetto dalla sua Repubblica Federale. Così, mentre sotto la guida di Domenico Cempella l'Alitalia mette addirittura in onda un piccolo utile e il sogno di un'alleanza (non è chiaro con chi), e il Tesoro di Carlo Azeglio Ciampi si appresta a dire addio a Telecom, ecco i fratelli tedeschi entrare nell'occhio del ciclone dell'Antitrust europeo. L'apertura di questo nuovo fronte Cee spiega forse in qualche modo l'improvvisa febbre da fusione scoppiata tra le grandi banche teutoniche. Di cui è un esempio la prossima Karel Van Miert Domenico Cempella integrazione della Bayerische Hypo guidata da Eberhard Martini nella Bayerische Vereinsbank retta da Albrecht Schmidt. Ma la crociata Cee sui gruppi creditizi tedeschi potrebbe tornar comoda anche a noi. Se infatti i potenti banchieri d'Oltralpe riusciranno a strappare al Commissario delle concessioni, i vantaggi aiuteranno gli istituti italiani in fase di riorganizzazione. Ad esempio la Banca di Roma dove, per far dimenticare le rovinose perdite della semestrale, il presidente Cesare Geronzi ha chiamato alla direzione un tecnico di provate capacità: Giorgio Brambilla, amministratore delegato del Creberg, l'istituto appena passato sotto le insegne della Popolare di Verona di Giorgio Zanotto. E, forse, una bad bank farebbe comodo al nuovo polo siciliano passato sotto la tutela del Mediocredito di Gianfranco Imperatori, alla cui presidenza dovrebbe arrivare, al posto del dimissionario Gustavo Visentini, il direttore di Bankitalia a Milano, Alfio Noto. Sul nostro panorama dei credito, già effervescente, ecco intanto spuntare una nuova, desiderabile creatura: la Banca Agricola Mantovana. Dove il furbo Mario Petroni ha già fatto dimenticare il passo falso con Bancaroma siglando, a tambur battente, un'intesa di bancassurance con Unipol. Pippo Ranci, presidente dell'Authority per l'Energia, da qualche tempo dà dei dispiaceri all'Enel di Chicco Testa. Dopo averlo spogliato di 600 miliardi di Cesare utili (che Ran- Geronzi Gianfranco Imperatori ci sostiene essere non più di 83) abbassandogli i rimborsi a pie di lista, ha imposto al monopolio elettrico di ritirare le eccedenze dei privati, come da legge. Non è solo l'Enel a piangere sulle tariffe. Talecom ha addirittura denunciato il ministro delle Poste Antonio Maccanico (il quale ha l'aria di infischiarsene) per aver abbassato i pedaggi per l'interconnessione. Incredibile come il <rvirus da monopolio» aggredisca chiunque gli si avvicini, anche i più insospettabili paladini del liberismo. Nonostante le accanite resistenze dell'amministratore delegato di Tim Vito Gamberale (che qualcuno indica molto vicino al Quirinale), i vertici Telecom sono finalmente riusciti a fargli sputare i 60 miliardi di rimborso dovuti ad Om- nitel. Se ne rallegra l'amministratore delegato di Telecom, Tomaso Tommasi di Vignano. E chissà che non mediti la vendetta. Intanto, sempre in Telecom, vanno a posto le caselle del nuovo consiglio post-privatizzazione. Con un calo dell'età media, grazie al rappresentante del Credit, Alessandro Profumo, e a quello di IfilSan Paolo, Francesco De Leo. L'incognita è ora tutta sui tre consiglieri che spettano alle minoranze e sulla decisione, se andarsene o restare, del presidente Guido Rossi, Avviata Telecom al privato, il direttore generale del Tesoro Mario Draghi può dedicarsi ad una annosa querelle: la lite tra Finmeccanica e il commissario liquidatore dell'Efim, Alber- Antonio to Predieri. Maccanico La cui soluzione, facilitata dalla sparizione di uno dei contendenti, Fabiano Fabiani, è urgente per capire quanto perda la conglomerata controllata dall'Ili. Mentre il mercato si interroga sulle intenzioni dell'ex gruppo di Foro Bonaparte presieduto da Luigi Lucchini, l'ultimo grande raider di casa nostra, Luigi Giribaldi, punta gli occhi su Montedison e Compari, segno che fiuta nell'aria qualche progetto. Non per questo rinuncia a rafforzare le pedine che ha già in cassaforte, e difatti sale al 3% nell'Olivetti guidata da Roberto Colaninno. Che anche su que- sto fronte immagini vicina qualche novità? Pesa sui conti di Cirio la squadra del cuore del padrone Sergio Cragnotti: la Lazio con i suoi 40 miliardi di debiti finanziari. E slitta la quotazione in Borsa di Beppe Signori. Ma l'ex ragazzo prodigio della finanza Anni Ottanta non si dà per vinto e chiama alla presidenza del gruppo conserviero Paolo Micolini, ex capo di Coldiretti. Un signore che ha qualche numero per facilitare l'avvicinamento di Cirio alla finanziaria Ribs. Piccolo mistero: dopo aver tuonato per mesi contro il decreto Ciampi sulle Fondazioni, di colpo il presidente della Fondazione Caripio, Giuseppe Guzzetti, ne parla in termini entusiastici. Possibile che la qualità del travagliato testo, amorevolmente difeso dal sottosegretario Roberto Pinza, sia tanto peggiorata? Valeria Mario Sacchi Draghi Karel Van Miert Domenico Cempella Gianfranco Imperatori Vito Gamberale Mario Draghi Guido Rossi

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