La strage degli innocenti non è più affare interno di Aldo Rizzo

«Ma l'aiuto non è un'ingerenza» F OSSERVATORIO =1 La strage degli innocenti non è più un affare interno E ultime notizie dall'AlIgeria sono di ordinario orrore (potendo sempre peggiorare). Diciassette bambini uccisi mentre andavano a scuola a Bouinane, tredici persone sgozzate (sei bambini) in un villaggio nella regione di Medea. Almeno dodici i morti e almeno ottanta i feriti per il «bombardamento» a colpi di mortaio della città di Blida: e qui siamo a un salto, come dire, di qualità dell'offensiva degli integralisti islamici, infatti si è passati dai coltelli all'artiglieria, in un luogo che è sede di un'importante guarnigione dell'esercito. Ma la notizia vera, forse, è un'altra. Ed è che, pian piano, la comunità internazionale comincia a uscire dal torpore o dalla rassegnazione, e anche dal timore d'inserirsi in affari altrui. Fu il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, il primo a chiedersi ad alta voce se fosse ancora possibile considerare «affare interno», tutelato dall'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, la quotidiana strage degli innocenti (cioè civili, e soprattutto donne e bambini). Fu zittito dal governo di Algeri. Ma poi è stato il nuovo Alto commissario dell'Orni per i diritti umani, l'ex presidentessa della Repubblica irlandese Mary Robinson, a riprendere il tema con maggior vigore, in un incontro con lo stesso mini stro degli Esteri algerino, Ahmed Attef. Quel che forse più conta é che c'è stato un cambiamento di linea anche in Francia, cioè nel Paese che ha i maggiori legami, in tutti i sensi (storia, politica, immigrazione), con la repubblica nordafricana. Clamorose le dichiarazioni del primo ministro Jospin, il 29 settembre: «Non sappiamo comprendere ciò che succede realmente... Non siamo nel Cile di Pinochet, dove dei democratici lottavano contro un potere dittatoriale... Un'opposizione fanatica e violenta lotta contro un potere che utilizza esso stesso in un certo modo la violenza e la forza dello Stato...». Quindi, al vertice franco-italiano di Chambéry, il presidente Chirac non ha scoraggiato l'idea che l'Italia, in una posizione meno complessa di quella francese, e tuttavia anch'essa a un braccio di mare dall'Algeria, possa esplorare le possibilità di un j dialogo. Non tra assassini e I vittime, ma tra i protagonisti di una tragedia umana e politica, cercando di isolare e fermare gli assassini. In questa direzione, ha parlato a Palermo (da questa parte del Mediterraneo) il ministro Dini. Col risultato, per ora, che il nostro ambasciatore ad Algeri è stato «convocato per spiegazioni». Ma qualche spiegazione dovrebbe fornirla anche il governo algerino. Com'è possibile che un potente esercito di 400 mila uomini sia tenuto in scacco da «un gruppo di sbandati», che addirittura bombarda Blida? Si dice che il governo, e l'esercito che lo sostiene, siano divisi al loro interno, ma sono contraddittorie le motivazioni, o illazioni. Secondo alcuni, una parte dei comandi militari lascerebbe liberi di agire i fanatici islamisti, per poi giustificare l'ineluttabilità di una trattativa (ambigua). Secondo altri, forse i più, chi lascia agire gli assassini vuole precostituirsi le ragioni per una vera, definitiva, repressione, che annulli i prodromi di una democrazia, che pure esistono, per una dittatura pura e dura. Ci sono altre ipotesi, interne all'«opposizione» islamista. Di fronte all'esercito «regolare» del Fronte islamico di salvezza, che ha proclamato una tregua, in vista di un dialogo politico, il Gruppo islamico armato, o una sua parte «impazzita», intende portare avanti la strategia del massacro, anche ai danni dei compagni moderati, e perciò «traditori», non senza ritorsioni altrettanto crudeli. Tutte queste congetture, benché diverse o contraddittorie, non si escludono l'una con Taira. Nell'apocalittico marasma algerino, può esserci di tutto. Ma questa è una ragione in più per incoraggiare i tentativi di un'intromissione internazionale, sotto forma di un'inchiesta dell'Onu, di una mediazione di un qualche Paese vicino. Non è «buonismo», è «Realpolitik». Aldo Rizzo :zoJ|

Persone citate: Ahmed Attef, Chirac, Dini, Jospin, Kofi Annan, Mary Robinson, Pinochet

Luoghi citati: Algeri, Algeria, Cile, Francia, Italia, Medea, Palermo