Di Pietro ecco tutti i miei errori

Fede: chiedo scusa alPamico Mentana INTERVISTA RADIOFONICA DELL'EX PM «Non rinnego nulla» «Ho pagato le conseguenze dei miei sbagli e pago ancora» Pi Pietro: ecco tutti i miei errori «Purtroppo non si può vivere due volte...» SMILANO TATTON One è la radio del presente: il suo slogan è «To be to day ». Si può dire che naviga nell'oggi. Navigare nell'oggi, secondo lei, significa trovarsi in quali acque? «In mezzo al guado, amico mio. Si vedono alcuni obiettivi importanti dal punto di vista della politica, della trasparenza e soprattutto della solidarietà. Traguardi che però devono essere ancora raggiunti: appunto in mezzo al guado. Ci dice quale è la sua più grande passione? «A me piace fare il contadino... mio padre mi ha lasciato un pezzo di terra e una masseria. Ancora oggi faccio tutte le coltivazioni che faceva mio padre. Ecco perché a volte mi arrabbio con i Verdi. Quando i Verdi mi attaccano dicendo che io ce l'ho con loro, mi sento offeso dal punto di vista personale perché se c'è qualcuno che crede nei valori dell'ambientalismo, nella natura, in tutti i valori a cui essi si riferiscono, quello sono io. Ma perché mi volete dare un'etichetta che non ho?». I nostri ascoltatori hanno in media tra i 15 e i 35 anni, cosa pensa che desiderino da uno come lei? «Io spero di poter essere un esempio da imitare per le cose giuste che ho fatto, mi esempio da non imitare per gli errori e le cose sbagliate che ho fatto». Noi oggi siamo quello che ieri, con le nostre scelte, abbiamo deciso di essere. C'è qualcosa del suo passato che vorrebbe cancellare? «Sicuramente. D'ora in poi, se dovessi aver bisogno di 100 lire andrei in banca, non più da un amico. Perché ogni volta che sono andato da mi amico mi sono trovato poi a dover subire tante di quelle conseguenze che Dio me ne scampi. Lo feci perché dovevo costruirmi una casa e, come tutte le persone che si sono fatta una casa, ha fatto ricorso ai prestiti. A proposito, chi va a prestiti vuol dire che non li ha presi, no?». Quindi, è pentito di qualcosa che ha fatto nel suo passato? «Bisognerebbe vivere sempre due volte per avere la possibilità di non sbagliare mai. Ci sono alcune cose nella vita che non rifarei, ma ormai le ho fatte e le accetto. Mi serviranno di lezione per il futuro». Se potesse tornare indietro e rimescolare un po' le cose dove metterebbe le mani? «No, non voglio rinnegare il mio passato. L'ho vissuto così come l'ho vissuto. Quando ho sbagliato ne ho pagato le conseguenze e le sto pagando tuttora. Però non rinnego nulla del mio passato». Negli ultimi anni si è dimesso diverse volte, c'è qualcosa che unisce questi abbandoni? «Non è mai stato un abbandono. Ci sono state due dimissioni importanti: da magistrato e da ministro. Da ministro, anche lì è stato detto che era un abbandono, ma un ministro in carica che viene accusato ingiustamente, come è stato dimostrato, perché poi ho dovuto subire una perquisizione risultata illegittima, tant'è che è stata annullata, può mettere in difficoltà il governo? Come può sedersi intorno a un tavolo con tutti gli altri ministri e parlare di provvedimenti che possono riguardarlo? Il mio non è stato né un abbandono né una dimissione: è stato un atto di coraggio, di responsabilità». Tangentopoli è finita? «Tangentopoli è stata scoperchiata, non è finita». In questi anni cosa le ha procurato più soffe- renza? «Frincipalmente la mancanza di riservatezza, cioè la privacy, la mancanza totale di privacy». Ha perso molti amici? «Gli amici di un tempo non lì ho più, neanche quelli che mi devono tradire perché ormai lo hanno fatto tutti». E quando rivede i colleghi del pool sente ancora quel feeling che l'ha legata a loro per diverso tempo? «Possono passare mille pool, l'amicizia resta sempre. Da loro certamente non ho da temere tradimenti». Politicamente lei come si definisce? «Un moderato di area cattolica. Ho scelto di stare nel centro-sinistra, non come uomo di sinistra ma come uomo moderato che dialoga con la sinistra perché ritiene che l'attuale sinistra sia più affidabile dell'attuale centro-destra». Ferrara e Curzi, suoi avversari nella corsa al Mugello, le hanno tolto il sonno? «Non lo so se è Ferrara o Curzi che teme di più me. Deve chiederlo a loro». Le piacerebbe un'Italia federale? «Dipende da cosa intende per federale. Se per federale intende un'Italia divisa come qualcuno in maglia verde la vuole in questo periodo direi di no. Se per federale intende ripartizioni dei compiti in questo senso: che tutto deve essere in mano agli enti locali, salvo tutto ciò che è d'interesse nazionale, nel rispetto dell'unità nazionale, dell'unità d'Italia, sicuramente sì». La secessione è una prospettiva che corriamo il rischio di vedere realizzata? «A forza di parlarne alla fine potrebbe anche esserci questo rischio. Ho l'impressione che dei giochini di bar di periferia vengano presi troppo sul serio e poi qualcuno ci crede pure». Lei è un convinto europeista? «Sì, sono un convinto europeista ed è una delle cose su cui io spero di impegnarmi se andrò all'interno del Parlamento. Io credo che domani, con una globalizzazione totale di ogni cosa, l'Italia potrà essere più forte se tutta l'Europa sarà più unita non solo dal punto di vista economico ma anche, e soprattutto, dal punto di vista politico. Mi dica tre vantaggi per cui vale la pena giocarsi tutto per entrare in Europa. «Sicuramente l'economia, sicuramente l'occupazione, sicuramente la solidarietà». E tre ragioni per giocarsi tutto di se stessi? «Primo: è bello ricominciare ogni volta, perché sedersi, assuefarsi su ciò che si è già fatto, finisce per invecchiare. Secondo: è importante avere dei punti di riferimento solidi e tra essi innanzitutto la famiglia. La famiglia intesa come sistema degli affetti, indipendentemente da chi è spostato e chi non è sposato: sistema degli affetti, sistema dell'amicizia. Un'altra ragione per giocarsi tutto è indubbiamente la libertà. La libertà intesa in senso ampio: libertà dalle oppressioni». Antonio Di Pietro oggi si sente completamente libero di muoversi? «Antonio Di Pietro oggi sicuramente si muove libero. Che sia libero di muoversi proprio no. Sto combattendo a più non posso per rimanere libero e rimarrò libero, ma è una battaglia quotidiana». Francesco Perilli Non sono l'uomo degli abbandoni E'facile rimanere attaccato a una sedia, ma è difficile dimettersi per principio Non nascondo nulla u Tangentopoli è stata scoperchiata ma non è finita e credo che non finirà mai. Gli unici amici che non mi tradiranno sono quelli delpool tfy QQ Taneentoùoli è stata scobercbiata fili// dolore mamore? Non avere ti II dolore maggiore? Non avere più la privacy. In questi anni sono stato denudato Combatto per rimanere libero ce la farò, ma è una guerra ipp «Ferrara non mi toglie il sonno Sono lui e Curzi che devono avere paura di me» Non rinnego nulla» Non sono l'uomo degli abbandoni facile rimanere attaccato una sedia, ma è difficile imettersi per principio on nascondo nulla u Tangentopoli è stata scoperchiatma non è finita e credo che non finirà mai. Gli unici amici che non mi tradiranno sono quelli delpool tfy «Ho pagato le conseguenze dQQ Taneentoùoli è stata scobercbiatUi i i i ii Un'intervista-confessione in «pillole» da due minuti ciascuna, per scandagliare nel passato e per sapere qualcosa di più sul presente di Antonio Di Pietro. Con questa formula Radio Station One, emittente radiofonica nazionale nata lo scorso giugno, trasmetterà lungo tutta la giornata di domani l'intervista del direttore della redazione, Francesco Perilli, di cui La Stampa anticipa ampi stralci. Si tratta del primo di una serie di appuntamenti con i protagonisti della vita pubblica. Station One, che si rivolge a un pubblico tra i 15 e i 35 anni, fa partire da oggi anche i Talk news, radiogiornali che sperimentano una nuova formula: gli avvenimenti saranno spiegati con il dialogo tra redazione, conduttori e protagonisti. Slogan della radio è «To be today». Un'immagine «privata» di Antonio Di Pietro

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