Prodi in bici pedalando vado forte

Tra una sgambata e la messa, il Presidente a Bologna «scalda i muscoli» in attesa del summit Tra una sgambata e la messa, il Presidente a Bologna «scalda i muscoli» in attesa del summit Prodi in bici; pedalando vado forte Ma confessa: «Questa non sarà una giornata normale» BOLOGNA. Presidente, ma c'è la crisi o no? E' un parrocchiano di San Bartolomeo sotto le Due Torri a rivolger la domanda fatidica a Romano Prodi. E lui, per tutta risposta, si limita a sorridere e poi, senza fretta, se ne va verso casa, in via Gerusalemme. Riserbo? Forse. Più probabilmente il professore non ha la più pallida idea di come andrà a finire il vertice con Rifondazione. «(Aspettiamo domani. E speriamo che vada bene...», ripete ai più intimi che gli raccontano le ultime uscite di Fausto Bertinotti. Qualche segnale positivo, tutto sommato, c'è. Il principale è che, dopo tante chiacchiere sui giornali e tanti proclami, finalmente si comincia a scendere nel concreto. E, soprattutto, finalmente è lo stesso Fausto Bertinotti, non qualche luogotenente, magari senza alcuna investitura. Ma non è il caso di far congetture o, peggio, di mostrarsi ottimisti. L'atmosfera è tesa, la posta in gioco è altissima. Per l'Italia, si badi bene, non per il futuro politico del Professore. Lui, Romano Prodi, la vigilia la trascorre nel modo preferito: mattinata in bicicletta, pomeriggio in casa («è Flavia - scherza un amico parlando della moglie del professore - ad aver perso qualche etto in queste settimane di crisi, non lui...») con il solito viavai di familiari e amici. In mattinata un lungo giro in bicicletta, fino al Monte delle Formiche in Val di Zena nell'Appennino bolognese, roba da stroncare atleti più giovani di lui. «Sì, sono proprio andato forte - sorride con casco e maglietta blu con le stelle d'Europa - e mi sono rilassato per davvero con questo bel giro in bicicletta». Dichiarazioni? Manco a parlarne. Un breve saluto con Andreatta all'uscita dalla chiesa (il ministro della Difesa abita proprio lì, davanti al portone della parrocchia), poi la consueta bugia. «I giornali? Mica li ho letti - mente -. Non mi sono accorto che ci fosse un'intervista di Bertinotti... No, oggi vi lascio disoccupati». Eppure la consueta piccola folla di cronisti assedia l'appartamento di via Gerusalemme. La caccia, però, dà pochi frutti. Arrivano, uno per volta, i fratelli del premier, primo fra tutti il fidato Paolo, docente di Storia contemporanea. Per clù li conosce, non è una sorpresa. E' una caratteristica della famiglia Prodi di saper far quadrato attorno al fratello più famoso, nei momenti più difficili, quelli decisivi per la grande avventura politica. Eppoi, nel pomeriggio, arriva anche Angelo Tantazzi, economista, responsabile di Prometeia, l'istituto che a Prodi fornisce i dati sulla congiuntura di cui il Professore si fida di più. Anche per lui non sono una novità le gite in via Gerusalemme nei momenti più delicati. Tantazzi era là, a fine novembre, quando Prodi seguiva a distanza le trattative con i partner Ue per il rientro della lira nello Sme. E oggi il momento non è meno delicato: occorre fare i conti sulla congiuntura economica, sui possibili quattrini in più, rispetto alle previsioni della Finanziaria, che potrebbero arrivare, sotto forma di maggiori entrate, nelle casse dello Stato. Quei soldi potrebbero esser destinati ad un'azione massiccia per contrastare la disoccupazione, per riempire di contenuti la manovra ad ampio raggio (riduzione dell'orario, ma in una cornice europea, iniziative sulle pensioni d'anzianità), per far decollare la ripresa. Potrebbero essere, insomma, l'arma concreta per raggiungere l'intesa con Bertinotti e far rientrare la crisi più pazza. Basterà? «Aspettiamo domani. E speriamo che vada bene...» è l'unica risposta possibile in questa pazza vigilia di una crisi pazza, in un pomeriggio che Prodi consuma al telefono con Veltroni e i leader della maggioranza. Ma quali saranno i contenuti della trattativa con l'alleato-nemico Bertinotti? Su tutto si può discutere, anche sulla Finanziaria, ha continuato a ripetere in questi gior¬ ni Prodi. E su un piano di assoluta parità perché, come ha sillabato il professore alla Festa dell'Amicizia, «i risultati raggiunti in questo anno, li abbiamo conseguiti con e non malgrado Bertinotti». Ma entro certi limiti. Difficile trattare se rimane la richiesta di far assumere 200 mila persone all'Irà. Altro se si vuol affidare all'istituto il ruolo di coordinatore delle strategie di sviluppo nel Sud. Discutere, insomma, si può. Concludere è un'altra faccenda. Prodi è sereno, come sempre. Ma ottimista proprio no. E in serata, aspettando il treno Bologna-Roma, confida: «Quella di domani (oggi, per chi legge) non è una giornata normale. Mi sembra evidente». Ugo Bertone Il portavoce dei Verdi «Non solo politica economica, ma anche difesa-suolo e diritti civili» «La crisi con Rifondazione dimostra che c'è un deficit nella volontà di fare riforme» Romano Prodi ieri ciclista in perfetta tenuta da corsa Qui sotto: il portavoce dei verdi, Luigi Manconi

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