Love story con corona e jeans di Pierangelo Sapegno

Barcellona, oggi le nozze in cattedrale tra l'Infanta Cristina e Inaki Urdangarin Barcellona, oggi le nozze in cattedrale tra l'Infanta Cristina e Inaki Urdangarin Love story con corona e jeans L'addio al nubilato tra rock e brindisi Attesi 1300 invitati da tutto il mondo BARCELLONA DAL NOSTRO INVIATO Oggi, i fotografi verranno e faranno ressa dietro le transenne e seguiranno la macchina scoperta e il corteo che scenderà per il paseo de Grada e poi andranno alla Cattedrale e non ci sarà un buco libero nemmeno alle finestre, non ci sarà uno spiraglio, non ci sarà un posto qualunque dove acquattarsi ad aspettare che la festa cominci. Ma oggi i fotografi verranno in pace. Non ci sarà nessuno che piange, nessuno che si nasconde, nessuno che ha paura. Ci sarà tutta Barcellona addosso all'Infanta e al campione di pallamano, e faranno festa attorno alle nozze di Cristina e di Inaki, e ci saranno anche loro che un mese fa correvano dietro a un'immagine pericolosa, o buttavano il loro occhio metanico sui funerali di Diana. Sembrano giorni nuovi, questi. Ieri, alle nove del mattino una squadra di giardinieri ha posato sulla scalinata della Cattedrale 1600 gerani bianchi, che faranno da cornice all'ingresso degli sposi. Tirava un vento caldo e c'era un bel cielo blu. Hanno lucidato il grande portone della chiesa, hanno imbandierato le case, hanno lavato le strade, hanno aperto le finestre e hanno lasciato la luce. Perché oggi verranno tutti, e l'ha detto anche Jordi Pujol, il presidente del governo regionale, dopo aver elogiato da normalità, la discrezione, e la fede democratica» di Cristina de Borbón: tutta la Catalogna, «e specialmente Barcellona, guarda con molto favore questo matrimonio». Oggi, verrà anche Juan Calleja, o un altro fotografo come lui, a guardare gli sposi della boda real, verrà uno di quelli che ha aspettato tutti i giorni che Dio comanda sotto la casa dell'Infanta Cristina per scattare la stessa foto. Lei scendeva di chiaro vestita, gli faceva un sorriso e se ne andava. Tutti i giorni, lo stesso fotografo, la stessa ora, lo stesso che. Fino a quando una mattina, lei non s'è fermata: «E' da un mese che mi stai facendo la stessa foto. Ma è perché non ti è venuta ancora bene?». E' passato un mese, appena un mese da quando i reali d'Europa si ritrovarono a Londra, e sembra un lustro. Cristina, scrivono i giornali spagnoli, è la principessa del ventunesimo secolo, è la nuova immagine di un mondo che già altre volte aveva cercato occhi buoni, modi semplici, storie persino un po' banali. Qualcuno, con dubbio gusto, scrive persino che «lei non morirà mai per una foto». Però, è vero. Cristina va al ristorante e quando vede il suo sorriso appeso alla parete, raccontano che chiami il padrone: «Ma lì non sono mica venuta troppo bene. Non può cambiarla?, ne trova a centinaia». Forse sarà anche per questo, per tutto questo, che oggi l'invasione dei giornalisti sembra mterminabile, un fiume inarrestabile che affluisce sulle rampas, si riversa negli hotel, occupa la piazza della Cattedrale e le viuzze con una sequela di camion e di pullman incollati ai marciapiedi, addossati alle case, allacciati ai loro cavi, al loro mondo potente e violento di parabole e di antenne. Sono 65, dice Abc, solo le catene di tv arrivate fino all'altro ieri da tutte le parti della Terra, dal lontano Giappone alla vicina Francia. Prima di oggi, chissà quante saranno ancora. E sono già cresciuti a 4200 i giornalisti accreditati. E non potrebbe essere questa storia normale, così comune e così diversa insieme per gli stessi protagonisti, questa favola banale che fa confessare a Inaki: «Penso che mi sto innamorando della Infanta», mentre la sorella Ana lo ascolta strabuzzando gli occhi: «Tu credi che sono diventato pazzo?»; non potrebbe essere alla fine questa storia così semplice il segreto di tanto successo? In fondo, bastava esserci l'altra sera alla festa di addio al nubilato all'hotel Juan Carlos I, con il principe Felipe e Inaki Urdangarin che ballavano il rock in maniche di camicia assieme all'Infanta Cristina vestita con pantaloni neri e gilet casual, per coglierne la normalità e il trionfo dell'informalità. Brindisi, rumba, musica Anni Sessanta. Tutti gli amici a cantare. Notte di piccola luna. E' l'immagine di una monarchia che oggi piace molto più alla sua gente di quella inglese, nonostante la folla interminabile che seguiva Diana e nonostante le reiterate dichiarazioni d'affetto alla regina, se è vero che solo qualche mese fa l'Economist si chiedeva se abolire la monarchia e più o meno nello stesso periodo l'Avanguardia rendeva pubblici i risultati di un altro sondaggio in Spagna: il 69,9 per cento aveva un'opinione molto buona della famiglia reale e appena il 5,9 era critico. E certo è che oggi il destino ha messo come per un suo insondabile capriccio Cristina di fronte a Diana. Lady Di era amata, ma distante, inavvicinabile, un po' algida anche nella sua bellezza. Cristina è una donna moderna, giovane, efficiente, che ama lo sport e s'è mantenuta con il suo lavoro, che fa la coda per comprare il pane, e che se n'è scappata da Madrid anche per sfuggire le ossessioni delle guardie del corpo e dei protocolli. Ieri, mentre continuavano ad arrivare i 1300 invitati e dall'organo della Cattedrale uscivano le note di «Messa per l'incoronazione» di Mozart che risuoneranno questa mattina alle 11, ieri, mentre i giardinieri stendevano il tappeto di fiori bianchi sul sagra¬ to, la Radio National d'Espana annunciava che il Papa darà la benedizione agli sposi e poi faceva i conti in tasca all'Infanta e al campione che sa tirare la palla con la mano sinistra dentro a una rete. Vanno a vivere in casa di lei, ma con i soldi di lui, diceva lo speaker. Perché il campione, fra il contratto con il Barca e il ristorantino aperto con gli amici, arriva a più di 250 milioni di lire all'anno. Lei ne farà solo trenta col suo lavoro alla Fondazione La Caixa. Però, per aprire il notiziario, la radio manda la voce di una donna che canta per le strade: «Cristina, principessa di Catalogna, principessa di Spagna». La Barcellona indipendentista del '77 quando morì Franco, sembra un ricordo lontano. E oggi ci saranno davvero tutti alle 11 del mattino, davanti alla Cattedrale di Sant'Eulalia, ci saranno i fotografi e ci saranno i principi. Solo Josep Maria Trullols non potrà venire, perché si sposa anche lui a Barcellona con Elena Salat. L'aveva deciso un anno fa: «Mi piaceva il 4 ottobre. E' una bella festa». Dice che il buon Dio gli ha dato ragione. Pierangelo Sapegno Ad accogliere gli sposi sulla scalinata 1600 gerani bianchi Oltre 4 mila i giornalisti ;| Da sinistra, Inaki Urdangarin, ;| l'Infanta Cristina, il prìncipe Felipe, l'Infanta Elena e jaime de Marichalar

Persone citate: Inaki, Inaki Urdangarin, Jordi Pujol, Josep Maria, Juan Calleja, Juan Carlos I, Mozart