Un'altra crepa nel mito Mossad di Fiamma Nirenstein

I killer con passaporto canadese fanno litigare Gerusalemme e Ottawa I killer con passaporto canadese fanno litigare Gerusalemme e Ottawa Un'altra crepa nel mito Mossad Bersaglio mancato, crisi aperta: richiamato l'ambasciatore Il capo di Hamas scarcerato: gli attentati continueranno GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Anche se Israele è travolta dal sopore causato dai pranzi a catena per la fine dell'anno ebraico, e i giornali non escono, e i commenti radiofonici e televisivi sono ridotti all'osso, pure spira intorno all'ufficio del primo ministro un venticello che rischia di diventare un turbine consistente. «Anche quando fa qualcosa di buono, riesce a farlo male» dice Yossi Sarid, il capo del Meretz, uno dei partiti di opposizione, riferendosi a Bibi Netanyahu. In realtà circolano due storie che seguitano ad intrecciarsi in maniera singolare e piuttosto sinistra: il tentato, e poi abortito tentativo del Mossad di far fuori ad Amman, in Giordania, uno dei capi di Hamas, Khalid Mashaal; e la liberazione dalle carceri israeliane del fondatore di Hamas Ahmad Yassin, condannato all'ergastolo per molteplici delitti. La prima vicenda si sta concludendo con un imprevisto e clamoroso guaio diplomatico. Il Canada infatti è furioso fino al punto da richiamare in patria il suo ambasciatore in Israele. E' successo ieri: quando il 25 dello scorso mese i due agenti del Mossad che dovevano eliminare silenziosamente Mashaal si limitarono invece ad irrorarlo di uno spray doloroso, dannoso, ma non letale e a farsi poi catturare dalla polizia di re Hussein, i due avevano infatti in tasca dei passaporti canadesi. Il ministro degli esteri Lloyd Axworthy, che si trova a New York per l'assemblea generale dell'Onu, ha reso noto che le due presunte spie non sono peraltro di nazionalità canadese, e i passaporti sono falsi. Axworthy ha anche detto di avere contattato esponenti israeliani per esprimere «la profonda preoccupazione» del governo di Ottawa per l'accaduto: «Abbiamo quindi richiamato il nostro ambasciatore, un passo molto serio» ha aggiunto irato il diplomatico. Per ora il governo israeliano si è limitato a poche imbarazzate parole di rammarico per bocca di Avi Shiron, un portavoce del ministero degli Esteri non fra i più conosciuti. Suona ironica la frase secondo la quale Israele ritiene che «la solidità e la durata» delle relazioni israelo-canadesi possano aiutare a superare le attuali difficoltà. Evidentemente è proprio grazie alla facilità di queste relazioni, almeno nel passato, che Israele aveva scelto di spedire i suoi agenti segreti con un passaporto poco problematico. Ma i guai non finiscono qui. Arafat ed in genere i palestinesi non sono stati minimamente coinvolti nella liberazione del loro compatriota Yassin, e cominciano le prime reazioni piccate. Il giornale palestinese Al Quds ha intervistato il capo della polizia Jibril Rajuv che, corrucciato, ha detto che «la Giordania avrebbe potuto ottenere molto di più della liberazione di Yassin» e si è rivolto, ammiccante e preoccupato, «ai suoi fratelli di Hamas» come per dire che lui avrebbe fatto di più e meglio e che comunque è amico loro. Yassin, sempre per il capitolo «come imbarazzare sempre di più gli israeliani», ha appena rilasciato dichiarazioni in cui non c'è traccia di volontà di rappacificazione: «Al contrario, ha promesso esplosioni e morti, come dalla linea attuale di Hamas». Questo, mentre Arafat sta per riprendere i negoziati proprio la settimana prossima. Intanto tutte le televisioni, ciliegina sulla torta, ripetono le immagini di Mashaal tornato felicemente dall'ospedale a casa sua, circondato dai suoi bambini e da una quantità di leader barbuti di Hamas che brindano insieme a lui ai prossimi attentati. Si sa che l'ultima approvazione delle azioni più importanti del Mossad spetta sempre al primo ministro d'Israele. Quindi, già si mormora che dall'interno dei servizi segreti si stia levando una richiesta irata di una commissione, che studi l'acca duto e capisca il perché di tanti errori. Già il capo dell'opposizione a Netanyahu, Ehud Barak, anche se in pieno capodanno ha fatto le sue dichiarazioni: «Almeno la restituzione di Yassin, se non ci fossero state prima le sciocchezze che ci hanno costretto a consegnarlo a re Hussein, avrebbe potuto essere trattata con i palestinesi. Alla vigilia della ripresa, sarebbe stato molto più utile». Fiamma Nirenstein Yasser Arafat, Presidente palestinese, bacia il leader di Hamas in ospedale