« Se si vota le riforme vanno a rotoli » Il «centro» di Polo e Ulivo contro elezioni anticipate di Maria Grazia Bruzzone

1S# ^ « Se si veto le riforme vanno a rotoli » // «centro» di Polo e Ulivo contro elezioni anticipate preoccupazioni sulle sorti della Bicamerale: «Con quel che sta succedendo si rischia di mandare a monte le riforme». Sulla stessa onda, il Ccd Pierferdinando Casini accusa addirittura Massimo D'Alema di «assoluto cinismo sul fronte della Bicamerale». Bicamerale ed Europa, appunto. La voce più autorevole è quella di Nicola Mancino che da Kiev, dove si trova in visita, fa sapere che «non c'è affatto automatismo fra crisi ed elezioni subito» e invita Scalfaro a non procedere allo scioglimento immediato. «Affrettare una soluzione che vada verso lo scioglimento delle Camere - per il presidente del Senato sarebbe un errore». Per Mancino, «le elezioni, considerando anche il futuro ingresso dell'Italia nell'Urne, sarebbero comunque dannose. In caso di crisi, spetta al capo dello Stato verificare le posizioni e le possibilità». Che a suo avviso possono evidentemente essere anche altre. Gli argomenti di Mancino sono ripresi quasi pari-pari da Lamberto DM, a Chambéry con Prodi. «Premesso che chi decide eventualmente di andare alle elezioni è il capo dello Stato, deve essere valutato attentamente se l'ipotesi elezioni è compatibile con il calendario europeo» avwisa il ministro degli Esteri, nonché leader di Rinnovamento, per il quale «l'esercizio provvisorio sarebbe un problema». Per restare nel campo dell'Ulivo, un'altra voce contro un voto immediato è quella di Ciriaco De Mita. Il quale non esita a dire che «le elezioni non possono essere una soluzione per l'Ulivo» e a prospettare una crisi ufficiale solo dopo il varo della Finanziaria. «Finché ci sarà una fiducia di fatto palese, - (cioè finché non sarà palesemente sfiduciato, ndr) il governo dovrebbe andare avanti. Non escluderei la crisi, ma dopo l'approvazione», è la strada prospettata dal navigato parlamentare ex de. Il quale, contro le urne usa un ulteriore argomento: «La partita è un regolamento di conti dentro la sinistra, sarebbe difficile spiegare agli elettori che questo coincide con gli interessi del Paese». All'Europa si appella invece il leader pattista Mario Segni, che ha visto Gianfranco Fini e Piefredinando Casini e li invita esplicitamente a votare la Finanziaria di Prodi «per responsabilità». Sulla possibilità che i voti del Polo o almeno del Ccd «salvino» la finanziaria di Prodi è polemica fra D'Alema e Mastella. Al segretario Pds che ha ironizzato sul «cercare sottobanco i voti dei vari Mastella», il leader Ccd risponde dandogli dell'«arrogante comunista». Quanto al Cdu, Buttigliene, che ha visto Cossiga, precisa la sua richiesta di «un governo politico per l'Europa e le riforme: ma l'onere di chiederlo al Polo è di D'Alema». Maria Grazia Bruzzone 1S# ^ Il presidente del Senato Nicola Mancino A sinistra: il segretario del ccd Pierferdinando Casini

Luoghi citati: Europa, Italia, Kiev, Urne