«Questa è la nostra condanna a morte» di Francesco Grignetti

A Camerino la gente è fuggita dalle case, nell'Alto Maceratese gli sfollati ora sono migliaia A Camerino la gente è fuggita dalle case, nell'Alto Maceratese gli sfollati ora sono migliaia «Questa è la nostra condanna a morte» Le Marche tra terrore e rabbia dopo le nuove scosse CAMERINO (Macerata) DAL NOSTRO INVIATO E ora, più che il terremoto, c'è da combattere la paura della gente. Racconta, in un hangar trasformato in municipio, l'assessore Vincenzo Scuri: «Stavamo tornando alla vita. L'altra sera quasi tutti i negozi del centro erano aperti. Molti pensavano di tornare a casa. Ma la scossa di ieri mattina è stata una mazzata terribile». Erano quasi le undici. A Camerino, come in quasi tutti i centri marchigiani della zona terremotata, la vita stava tornando alla normalità. Nella facoltà di giurisprudenza si tenevano gli esami. I ragazzi si godevano un'insperata vacanza da scuola. I tecnici del Comune, della Protezione civile e dei vigili del fuoco erano al lavoro per controllare i danni. Poi è arrivata la scossa. L'ennesima. E la gente s'è buttata urlando in strada. In quel momento passava per il centro storico di Serravalle anche un corteo di autorità. Walter Veltroni stava controllando di persona la situazione nelle Marche. Ha visto la gente che scappava urlando e una casa che si afflosciava. Poco distante, in una frazione, un vigile del fuoco è rimasto ferito sotto un crollo: stava aiutando a sgomberare una casa inagibile. Altri tre vigili del fuoco sono rimasti feriti a Colfiorito. A Fabriano, un trentenne s'è buttato dalla finestra di casa: l'appartamento era al primo piano, piede fratturato. E' stata temporaneamente chiusa la linea, ferroviaria Roma-Ancona. Grandi disagi anche per le strade statali, chiuse a singhiozzo, mentre gli operai dell'Anas proyvedev&iìo "a'rimuovere i massi pericolanti. Ovviamente la nuova scossa ha inferto altre ferite ad edifici già rovinati. Hanno tremato qua e là palazzi pericolanti, torri, campanili. Si registrano crolli a Nocera Umbra, a Case Nuove, a Camerino, a Serravalle. Cornicioni sono caduti a Sarnano, ad Ancona e Ascoli Piceno. Tanto è bastato per convincere la gente, già abbastanza spaventata, che la situazione è molto più complessa di quanto si aspettasse. Non che a Camerino i segnali fossero equivoci: chiuse tutte le scuole, sgomberato l'80 per cento del centro storico, evacuato l'ospedale, trasferito il Comune e il rettorato. Funzionava ancora, grazie ai suoi palazzi moderni, l'università - che qui è più importante di una fabbrica - ma da domani non si può dire. Il sindaco, Enzo Fanelli, ha invitato il rettore dell'università a sospendere l'attività. Di studenti - che a Camerino, città universitaria, sono più della popolazione - in giro ce ne sono pochi. Qualcuno è pure ospite del centro di accoglienza del Comune. Ma il rettore Ignazio Buti non è affatto convinto di rinviare l'apertura dell'anno accademico, fissata per il 13 ottobre. Ieri ha piuttosto diramato un polemico comunicato alla popolazione: «Si condanna de¬ cisamente ogni forma di deprecabile speculazione e si invitano tutti i proprietari a mantenere perlomeno invariati i canoni di affitto, considerando che l'approfittare della situazione attuale non può che pregiudicare pesantemente il futuro». Abbastanza esplicito, il rettore Buti. Qualcuno, approfittando del caos, ha già cominciato a tirare colpi bassi. Un po' come pensano al Comune quando si parla dell'ospedale. Frecciate maliziose verso la Regione e la Usi. «Lo hanno sgomberato in fretta e furia senza aspettare l'ordinanza del sindaco. E' da tanto che provano a portarci via l'ospedale». «Io vorrei che i problemi di Camerino venissero affrontati con una legge speciale», sogna ad occhi aperti il sindaco Fanelli. Che intanto, insieme al presidente della Regione, riceve una raffica di visite importanti: il vicepresidente del consiglio Walter Veltroni, il ministro dell'Università Luigi Berlinguer, il sottosegretario alla Protezione civile Franco Barberi. A tutti è riservata una litania di danni regolarmente contrapposti al «troppo spazio» che si concede ad Assisi - che fa tremare i polsi. Come dirà il vicepresidente del Consiglio: «A questo punto non so più nemmeno quale sia la priorità: vengono prima i bambini, i senzacasa, l'ospedale, le scuole o le chiese?». Ma intanto come si fa a pensare alla riapertura di un edificio pubblico se il primo provvedimento della Protezione civile, ieri mattina, è stato di vietare le verifiche tecniche? Si moltiplicano così le case abbandonate. E aumenta a dismisura, a Camerino, il numero degli sfollati: erano diverse centinaia due sere fa, sono oltre mille ieri. «Il dramma - sostiene Marco Agnoloni, responsabile del Centro operativo misto - è che da oggi serviranno più tende e più roulotte. Questa gente è terrorizzata e probabilmente nessuno vorrà rientrare a dormire a casa. Anche in quelle agibili». In effetti, forse per la prima volta in una settimana di scosse, da ieri si vede una piccola folla nelle tende della protezione civile. Ma parlare di terrore è esagerato. Tutti mantengono una grande dignità. E un filo di humor. «I ww» terremoti ci hanno proprio scocciato», dice un'anziana signora al campo profughi che è stato allestito in un campo sportivo. Si trova nel campo profughi da appena dieci ore. Anche lei, come tanti altri, ieri ha mollato ogni remora e s'è rivolta al Comune. Ma considerando che questo è un appennino dove il freddo è pungente, nessuno vuole la tenda e tutti chiedono almeno una roulotte. Meglio ancora se arrivassero i container. E sotto questa spinta generale, le strutture della protezione civile barcollano vistosamente. Spiegano al comune di Camerino: «Finora si faceva una discreta cernita delle richieste. Se il richiedente aveva la casa a posto, dopo aver mandato i tecnici comunali, convincevamo la gente a tornare a casa. Ma da ieri chi se la sente? Tanto più che non possiamo mandare i tecnici. Ci è stato vietato. Troppo pericoloso». E così, almeno per ora, la paura vince su tutto. Settecento roulotte, che erano state accatastate a Macerata, e già si pensava di rimandare indietro, sono state trasferite sull'appennino in gran fretta. In vista dell'inverno, si chiedono container. Da Roma, la Protezione civile fa sapere che si appresta a inviare nella zona terremotata i prefabbricati per 1700 famiglie. E le stalle? Su questi monti ci sono molti agricoltori che si preoccupano degli animali. Dopo una settimana di scosse, e con le stalle lesionate, ci sono almeno centinaia di bovini che vivono all'aperto. Molti altri sono stati trasferiti. Si teme la gran svendita. Ed è un dramma nel dramma, considerando che in quest'area c'è un'economia agrindustriale che vive di latticini. Si stanno muovendo le organizzazioni di categoria. Francesco Grignetti «Mancano tende e roulottes: adesso nessuno vuole rientrare a dormire» «Servono container per l'arrivo dell'inverno» Appello anti-sciacalli ww»

Persone citate: Buti, Enzo Fanelli, Fanelli, Franco Barberi, Ignazio Buti, Luigi Berlinguer, Marco Agnoloni, Vincenzo Scuri, Walter Veltroni