Videoconferenze stop alla legge di Francesco Grignetti

Flick: «Saremmo riusciti a far testimoniare personaggi di mafia evitando spostamenti e messaggi» Flick: «Saremmo riusciti a far testimoniare personaggi di mafia evitando spostamenti e messaggi» Videoconferenze, stop alla legge Lega e Forza Italia: no all'approvazione | ROMA. Ieri le videoconferenze giudiziarie dovevano diventavare legge. Un'innovazione tecnologica - le telecamere che fanno rimbalzare sul maxischermo di un'aula di tribunale la faccia e la voce di un imputato - che èra stata pensata per i boss di Cosa nostra. Grazie alla videoconferenza, si potrebbe risparmiare il tour per i tribunali italiani di pericolosi capimafia, con grande risparmio di spese, di tempo e di pericoli. Ma la videoconferenza giudiziaria, sia pure dopo essere stata approvata quasi all'unanimità alla Camera, a luglio, per il momento non diventa legge. Al Senato i leghisti e i forzaitalisti chiedono tempo. Si sono opposti all'approvazione rapida, in «sede deliberante» alla commissione Giustizia. Ed è polemica. A caldo, il primo ad arrabbiarsi è stato Giuseppe Ayala, sottosegretario alla Giustizia, presente in aula: «E' una gravissima assunzione di responsabilità politica». Ma il più pesante è il ministro Giovanni Maria Flick: «Quello di Forza Italia è un atto di garantismo peloso e a senso unico. Sono molto dispiaciuto. Il disegno di legge ci avrebbe consentito di far testimoniare per videoconferenza i personaggi di mafia evitando, che facciano del turismo e intanto mandino messaggi. Grazie alla posizione di Forza Italia, questi personaggi con un pedigree di alta pericolosità continueranno a circolare allungando all'infinito i processi. Impiegheremo anni per arrivare a delle sentenze che potremmo concludere nel giro di pochi mesi». Ed è tutto un coro di proteste che si alza dall'Ulivo. Pietro Polena, responsabile dei problemi della giustizia per il pds: «La decisione di Forza Italia ha un significato politico. Vorremmo sapere dall'onorevole Berlusconi perché il suo partito ha cambiato opinione rispetto al voto del luglio scorso alla Camera. Se egli è d'accordo con questa decisione. E, in caso contrario, se intende far sentire la propria autorevole opinione». Cesare Salvi, capogruppo del pds: «Un disegno di legge, già approvato a larghissima maggioranza dalla Camera, che avrebbe introdotto una maggiore efficienza nei giudizi a carico della criminalità organizzata e che era molto atteso, viene di fatto bloccato non si sa per quanto tempo». E Alfonso Pecora¬ ro Scanio, dei Verdi: «E' una truffa continua. Grazie al nuovo 513 si rinvia il processo a Dell'Utri, mentre le videconferenze continuano à essere bloccate da vari giochini parlamentari». Ma Polena chiama in causa espressamente Silvio Berlusconi, perché sulla questione delle videoconferenze il Polo s'è spaccato a metà. Da una parte, con i leghisti, la pattuglia di senatori di Forza Italia - Piero Milio (l'avvocato di Bruno Contrada), Roberto Centaro (magistrato di Catania), Francesca Scopelliti (compagna di Enzo Tortora) - che sono noti per essere garantisti a oltranza. Dall'altra i senatori di Au e Ccd che si dissociano e sono pronti ad andare avanti. Dice Rino Cirami, Ccd: «I tempi, semmai, andavano abbreviati. La lotta alla mafia non si fa con le chiacchiere». A sera, si capisce che Forza Italia sente il peso delle critiche. Fa sapere Gianfranco Miccichè, da Palermo dov'è candidato a sindaco: «La legge va approvata. Non vorrei che la crisi di governo causasse, tra l'altro, un grave ritardo nell'approvazione». Enrico La Loggia, presidente dei senatori: «Salvi garantisca l'intesa raggiunta in commissio¬ ne sulle modifiche. Noi siamo pronti a procedere anche subito. Non subiremo oltre attacchi pretestuosi su una materia come la lotta alla criminalità sulla quale ci sentiamo impegnati molto più della sinistra». Marcello Pera, vicepresidente dei senatori: «Forza Italia è disponibile a concedere anche immediatamente la sede deliberante, ma il pds deve stare ai patti. Concordare prima su due emendamenti garantisti come quello della presenza di un avvocato dell'indagato sul luogo della ripresa, e poi ritirarsi sotto la pressione del nùnistro Flick, è un atteggiamento parlamentare inqualificabile». Tutto sembra ruotare su un paio di emendamenti. «La verità - commenta Ettore Bucciero, capogruppo di An in commissione - è che Forza Italia riteneva di poter pretendere l'accoglimento di pochi emendamenti garantisti. L'Ulivo ha colto la palla al balzo per farli apparire contrari a tutto il disegno di legge». Al mattino, il senatore Milio aveva definito la procedura «un modo fascista di legiferare». Francesco Grignetti |

Luoghi citati: Catania, Palermo, Roma